....Nel Cristo Dio fatto uomo , troviamo il sostegno per la nostra debolezza e le risorse per raggiungere la perfezione. L'umanità di Cristo ci rimette in piedi , la sua condiscendenza ci prende per mano , la sua divinità ci fa giungere alla méta....


S.Agostino

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giovedì 14 marzo 2013

Omelia Cardinal Bergoglio , 18 febbraio 2012



Prima lettura (Is 43, 18-19.21-22.24b-25)
Dal libro del profeta Isaia

Così dice il Signore: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi. Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe; anzi ti sei stancato di me, o Israele. Tu mi hai dato molestia con i peccati, mi hai stancato con le tue iniquità. Io, io cancello i tuoi misfatti per amore di me stesso, e non ricordo più i tuoi peccati».

Seconda Lettura (2Cor 1, 18-22)
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è «sì» e «no». Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu «sì» e «no», ma in lui vi fu il «sì». Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono «sì». Per questo attraverso di lui sale a Dio il nostro «Amen» per la sua gloria. È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2, 1-12)
Gesù entrò di nuovo a Cafarnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».





Nella preghiera all’inizio della messa abbiamo fatto un appello a Dio Padre: «Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito». Abbiamo bisogno di questo aiuto di Dio per capire la voce dello Spirito, la novità dello Spirito. Lo Spirito sempre è nuovo, sempre viene per rinnovare. È quello che abbiamo sentito nella prima lettura, la profezia: «Io faccio nuove tutte le cose». Così fa Dio, così fa lo Spirito. Perciò chiediamo l’aiuto di Dio di essere attenti alla voce dello Spirito, alla novità.
Fare tutto nuovo. Il Vangelo ci racconta la storia del paralitico che è stato rinnovato con la forza dello Spirito e di Gesù. Lo Spirito era in Gesù. Gesù è colui che ci invia lo Spirito per rinnovare tutto. Gesù è l’unico capace di incominciare tutto di nuovo, di ricominciare la vita. Pensiamo alla vita di questo paralitico, la vita fisica, e anche la vita interiore – perché il Signore gli guarisce prima l’anima: «I tuoi peccati sono perdonati». Gesù ha il potere, con la forza del suo Spirito, di rinnovare il cuore. Dobbiamo avere fiducia in questo. Se noi non abbiamo fiducia nella forza di Gesù Cristo come l’unica salvezza, l’unico che può fare nuove tutte le cose, siamo cristiani finti. Non siamo cristiani veraci.
Gesù non ti obbliga a essere cristiano. Ma se tu dici che sei cristiano devi credere che Gesù ha tutta la forza – l’unico che ha la forza – per rinnovare il mondo, per rinnovare la tua vita, per rinnovare la tua famiglia, per rinnovare la comunità, per rinnovare tutti. Questo è il messaggio che oggi dobbiamo portare con noi chiedendo al Padre che ci faccia attenti alla voce dello Spirito che fa quest’opera: lo Spirito di Gesù.
Oggi, seguendo l’invito del mio amico don Giacomo, cui voglio tanto bene, e noi tutti dobbiamo pregare per lui, perché è un pochettino malato… Pregheremo tutti per lui? Sì o no? Non sento niente… Se la preghiera è così, siamo finiti… Pregheremo tutti per lui? Sì!
L’invito per oggi è di fare queste cresime a voi che venite a ricevere la forza dello Spirito di Dio: credete nella forza dello Spirito! È lo Spirito di Gesù. Credete in Gesù che vi invia questo Spirito – a voi e a tutti noi: ci invia lo Spirito per rinnovare tutto. Non siete cristiani finti, cristiani solo a parole. Siete cristiani con la parola, con il cuore, con le mani. Sentite come cristiani, parlate come cristiani e fate opera di cristiani. Ma voi soli non potreste farlo. È Gesù che vi darà questo Spirito, vi darà la forza di rinnovare tutto: non voi, ma Lui in voi.
E con questo pensiero di Gesù che è l’unica salvezza, l’unico che ci porta la grazia, che ci dà la pace, la fraternità, che ci dà la salvezza, proseguiamo la celebrazione di questa messa con la recita del Credo, la professione della nostra fede.