S. ALBERTO MAGNO
(1193-1280)
vescovo dell’Ordine dei Predicatori, maestro di San Tommaso d’Aquino, Dottore della Chiesa
(1193-1280)
vescovo dell’Ordine dei Predicatori, maestro di San Tommaso d’Aquino, Dottore della Chiesa
L'UNIONE CON DIO
IMPRIMATUR Tusculi die 26 augusti 1961
+ Blasius Budelacci, Ep. Nissen.
+ Blasius Budelacci, Ep. Nissen.
INDICE
Prefazione
CAP . I. La massima perfezione spirituale è
possibile all'uomo mediante il distacco della intelligenza e della volontà da
tutte le cose
Perché l'autore scrive questo opuscolo - L'unione con Dio quale s'impone a tutti gli uomini - L'unione con Dio quale si impone ai religiosi - Condizioni dell'unione perfetta con Dio
Perché l'autore scrive questo opuscolo - L'unione con Dio quale s'impone a tutti gli uomini - L'unione con Dio quale si impone ai religiosi - Condizioni dell'unione perfetta con Dio
CAP . II. Si può disprezzare tutte le cose terrene
per tendere all'unione intima con Dio
Per raggiungere l'unione perfetta con Dio, bisogna disprezzare i beni terrestri - Raccogliersi in se stessi e attaccarsi a Cristo - Bisogna anche abbandonarsi alla Divina Provvidenza - Bisogna infine cercare di esplorare il tesoro celeste
Per raggiungere l'unione perfetta con Dio, bisogna disprezzare i beni terrestri - Raccogliersi in se stessi e attaccarsi a Cristo - Bisogna anche abbandonarsi alla Divina Provvidenza - Bisogna infine cercare di esplorare il tesoro celeste
CAP . III. La legge della perfezione dell'uomo in
questa vita
L'unione con Dio è proporzionata al distacco dalle cose terrestri - In che consiste la più alta perfezione in questo mondo - L'immagine di Dio deve essere impressa negli atti dell'uomo
L'unione con Dio è proporzionata al distacco dalle cose terrestri - In che consiste la più alta perfezione in questo mondo - L'immagine di Dio deve essere impressa negli atti dell'uomo
CAP . IV. L'uomo deve operare secondo la sua
intelligenza e non secondo i sensi
Bisogna purificare l'anima dalle illusioni e preoccupazioni terrene - Non si arriva a Dio per mezzo dei sensi - Il demonio ci tenta per mezzo dei sensi per impedire la nostra unione con Dio - Le preoccupazioni terrestri, anche se oneste possono essere di ostacolo alla nostra unione con Dio - Risultati del distacco dalle cose terrene - Non bisogna impressionarsi di nulla
Bisogna purificare l'anima dalle illusioni e preoccupazioni terrene - Non si arriva a Dio per mezzo dei sensi - Il demonio ci tenta per mezzo dei sensi per impedire la nostra unione con Dio - Le preoccupazioni terrestri, anche se oneste possono essere di ostacolo alla nostra unione con Dio - Risultati del distacco dalle cose terrene - Non bisogna impressionarsi di nulla
CAP . V. Dobbiamo ricercare la purezza di cuore più
di ogni altra cosa
Si trova la purezza del cuore riunendo le proprie affezioni in Dio - Bisogna, quanto più è possibile, liberarsi dalle preoccupazioni inutili - Importanza della purezza di cuore - Effetti della purezza di cuore - Non bisogna trascurare nulla per uscire da se stessi - L'unione di intelligenza e d'amore con Dio è la suprema perfezione sulla terra - La felicità dell'unione con Dio
Si trova la purezza del cuore riunendo le proprie affezioni in Dio - Bisogna, quanto più è possibile, liberarsi dalle preoccupazioni inutili - Importanza della purezza di cuore - Effetti della purezza di cuore - Non bisogna trascurare nulla per uscire da se stessi - L'unione di intelligenza e d'amore con Dio è la suprema perfezione sulla terra - La felicità dell'unione con Dio
CAP . VI. L'uomo che vuole acquistare la vera pietà
deve purificare la propria intelligenza e i propri affetti
Il distacco interiore fa gustare le cose del cielo - Suscita nell'anima il disinteresse per le miserie personali - Divinizza l'uomo - Rende l'anima veramente umile - La libertà interiore è necessaria per elevarsi a Dio
Il distacco interiore fa gustare le cose del cielo - Suscita nell'anima il disinteresse per le miserie personali - Divinizza l'uomo - Rende l'anima veramente umile - La libertà interiore è necessaria per elevarsi a Dio
CAP . VII. Come praticare il raccoglimento del
cuore
E' necessario entrare in se stessi per elevarsi a Dio - Bisogna vincere gli ostacoli che impediscono di entrare in se stessi - L'anima purificata si eleva spontaneamente - Dio non è percepito dai sensi, ma piuttosto nell'esperienza intima - Questa esperienza delle cose divine è una pregustazione di cielo - L'ascensione dell'anima verso Dio - Il nostro cuore e la nostra anima possono farsi un'abitudine del bene supremo
E' necessario entrare in se stessi per elevarsi a Dio - Bisogna vincere gli ostacoli che impediscono di entrare in se stessi - L'anima purificata si eleva spontaneamente - Dio non è percepito dai sensi, ma piuttosto nell'esperienza intima - Questa esperienza delle cose divine è una pregustazione di cielo - L'ascensione dell'anima verso Dio - Il nostro cuore e la nostra anima possono farsi un'abitudine del bene supremo
CAP . VIII. In tutte le cose l'uomo deve affidarsi
a Dio
Il distacco dalle cose terrene riconduce l'uomo alla vera perfezione - Il paradiso in terra - L'anima si unisce a Dio nonostante le tentazioni e le prove - L'anima distaccata dal mondo riceve senza turbarsi ciò che la Provvidenza le manda - Non occorrono intermediari tra Dio e l'anima - Questa dottrina s'impone soprattutto ai religiosi
Il distacco dalle cose terrene riconduce l'uomo alla vera perfezione - Il paradiso in terra - L'anima si unisce a Dio nonostante le tentazioni e le prove - L'anima distaccata dal mondo riceve senza turbarsi ciò che la Provvidenza le manda - Non occorrono intermediari tra Dio e l'anima - Questa dottrina s'impone soprattutto ai religiosi
CAP . IX. La contemplazione in Dio deve essere
preferita a tutti gli altri esercizi
Il nulla originale della creatura deve farci tendere a Dio - Le perfezioni del Creatore devono attirarci - Esiste una contemplazione - Differenza fra la contemplazione dei santi e quella dei filosofi - Più l'anima è pura e più ha la capacità di contemplazione - Si conosce Dio soprattutto per via di negazione - Il vero bene è Dio solo
Il nulla originale della creatura deve farci tendere a Dio - Le perfezioni del Creatore devono attirarci - Esiste una contemplazione - Differenza fra la contemplazione dei santi e quella dei filosofi - Più l'anima è pura e più ha la capacità di contemplazione - Si conosce Dio soprattutto per via di negazione - Il vero bene è Dio solo
CAP . X. Non bisogna preoccuparsi di possedere la
devozione sensibile, ma di restare uniti a Dio con la volontà
La devozione vera consiste essenzialmente nell'unione della volontà con Dio - Bisogna comportarsi verso il nostro corpo come se ne fossimo già usciti - La spogliazione di se stesso infonde una invitta costanza - L'anima purificata considera la sua persona esteriore come se non le appartenesse - L'unione con Dio dà la gioia
La devozione vera consiste essenzialmente nell'unione della volontà con Dio - Bisogna comportarsi verso il nostro corpo come se ne fossimo già usciti - La spogliazione di se stesso infonde una invitta costanza - L'anima purificata considera la sua persona esteriore come se non le appartenesse - L'unione con Dio dà la gioia
CAP . XI. Dobbiamo resistere alle tentazioni e
sopportare le prove
Il servizio di Dio non esclude la tentazione - Come resistervi - Durante le tentazioni non bisogna allontanarsi dalla presenza di N. Signore - L'unione a Dio si compie con la buona volontà - La tentazione fortifica la virtù
Il servizio di Dio non esclude la tentazione - Come resistervi - Durante le tentazioni non bisogna allontanarsi dalla presenza di N. Signore - L'unione a Dio si compie con la buona volontà - La tentazione fortifica la virtù
CAP . XII. Efficacia dell'amore di Dio
Importanza dell'amore di Dio - L'amore conduce a Dio - L'amore crea l'unione fra l'amante e l'amato Soltanto l'amore di Gesù Cristo può distoglierei da ciò che non è Lui
Importanza dell'amore di Dio - L'amore conduce a Dio - L'amore crea l'unione fra l'amante e l'amato Soltanto l'amore di Gesù Cristo può distoglierei da ciò che non è Lui
CAP . XIII . Doti ed efficacia della preghiera. E'
necessario conservare il cuore nel raccoglimento interiore
La carità e le altre grazie si ottengono per mezzo della preghiera - L'umiltà e la confidenza in Dio rendono la preghiera efficace - Il distacco da sé e il desiderio di Dio rendono possibile la preghiera - Si deve desiderare di possedere quaggiù una idea della beatitudine eterna - Il religioso deve elevare sempre la sua anima a Dio, cioè pregare sempre - La contemplazione può diventare facile
La carità e le altre grazie si ottengono per mezzo della preghiera - L'umiltà e la confidenza in Dio rendono la preghiera efficace - Il distacco da sé e il desiderio di Dio rendono possibile la preghiera - Si deve desiderare di possedere quaggiù una idea della beatitudine eterna - Il religioso deve elevare sempre la sua anima a Dio, cioè pregare sempre - La contemplazione può diventare facile
CAP . XIV. Nei giudizi si deve cercare la
testimonianza della propria coscienza.
Per giungere alla perfezione bisogna esaminare spesso la propria coscienza - La testimonianza della coscienza corregge il giudizio degli uomini - Non bisogna mendicare la ricompensa dagli uomini - Conseguenze della fedeltà nell'ascoltare la propria coscienza - Bisogna guardarsi dal preferire le apparenze alla santità vera - Non temiamo il disprezzo degli uomini e disdegniamo le loro lodi
Per giungere alla perfezione bisogna esaminare spesso la propria coscienza - La testimonianza della coscienza corregge il giudizio degli uomini - Non bisogna mendicare la ricompensa dagli uomini - Conseguenze della fedeltà nell'ascoltare la propria coscienza - Bisogna guardarsi dal preferire le apparenze alla santità vera - Non temiamo il disprezzo degli uomini e disdegniamo le loro lodi
CAP . XV. Come si può arrivare al disprezzo di se
stessi. Utilità di questo disprezzo
Bisogna arrivare a considerare noi stessi degni di disprezzo - I nostri peccati ci rendono degni di disprezzo - Come elevare l'anima a Dio - La nostra consolazione quaggiù deve consistere nel deplorare le offese fatte a Dio - Non è questa l'ora di gioire, ma di piangere - E' sulla giusta via colui che è indifferente al disprezzo e alla stima del mondo
Bisogna arrivare a considerare noi stessi degni di disprezzo - I nostri peccati ci rendono degni di disprezzo - Come elevare l'anima a Dio - La nostra consolazione quaggiù deve consistere nel deplorare le offese fatte a Dio - Non è questa l'ora di gioire, ma di piangere - E' sulla giusta via colui che è indifferente al disprezzo e alla stima del mondo
CAP . XVI. La Provvidenza divina si estende a tutte
le cose
Bisogna rimettersi completamente alla Provvidenza di Dio - Tutte le cose dipendono da Dio nel loro essere e nella loro attività - Tutto dipende da Dio per l'ordine e l'armonia - La Provvidenza si estende anche ai pensieri dell'uomo - La bontà di Dio si estende a tutti gli esseri - Bisogna confidare in Dio - La confidenza in Dio deve essere ardente e assoluta - Dio perdona i peccati - I nostri peccati ostacolano la misericordia di Dio - Niente può eludere i divini consigli Tutto è utile agli eletti - Dio trae dal male il bene - Il peccato stesso fa risplendere la bontà di Dio
Bisogna rimettersi completamente alla Provvidenza di Dio - Tutte le cose dipendono da Dio nel loro essere e nella loro attività - Tutto dipende da Dio per l'ordine e l'armonia - La Provvidenza si estende anche ai pensieri dell'uomo - La bontà di Dio si estende a tutti gli esseri - Bisogna confidare in Dio - La confidenza in Dio deve essere ardente e assoluta - Dio perdona i peccati - I nostri peccati ostacolano la misericordia di Dio - Niente può eludere i divini consigli Tutto è utile agli eletti - Dio trae dal male il bene - Il peccato stesso fa risplendere la bontà di Dio
Pio esercizio quotidiano
per mantenersi continuamente alla presenza attuale di Dio
Vantaggi del raccoglimento - Bisogna scegliere una determinata ora per unire particolarmente l'anima a Dio - Per compiere l'esercizio di unione con Dio bisogna pentirsi dei propri peccati - Proporsi di evitare il peccato - Meditare la vita del Salvatore Umiliarsi profondamente - Chiedere a Dio la sua grazia - Bisogna anche pregare per il prossimo - Bisogna pregare per le anime del Purgatorio - Dobbiamo glorificare Dio con una immensa carità
Vantaggi del raccoglimento - Bisogna scegliere una determinata ora per unire particolarmente l'anima a Dio - Per compiere l'esercizio di unione con Dio bisogna pentirsi dei propri peccati - Proporsi di evitare il peccato - Meditare la vita del Salvatore Umiliarsi profondamente - Chiedere a Dio la sua grazia - Bisogna anche pregare per il prossimo - Bisogna pregare per le anime del Purgatorio - Dobbiamo glorificare Dio con una immensa carità
Lo stesso esercizio
ridotto in forma di preghiera
L'uomo si riconosce
peccatore - L'uomo domanda la grazia e il perdono - Egli si propone di essere
più fedele in avvenire - Il peccatore benedice e glorifica Gesù Cristo per le
sue infinite misericordie - Il peccatore chiede a Gesù Cristo la grazia di
amarlo Buoni proponimenti del peccatore Il peccatore domanda le virtù
cristiane - Egli desidera di essere trasformato in Cristo - Preghiera alla
Vergine Maria e ai Santi - Preghiera per tutti gli uomini - Preghiera alla
Trinità - L'uomo chiede a Dio di immergerlo in lui
***
Presentazione
I Padri, i Dottori, gli
Scrittori della Chiesa sono Maestri nella fede, sono Apostoli nella stampa,
sono interpreti fedeli nella rivelazione.
Divulgare gli scritti e il
pensiero dei Padri, dei Dottori, degli Scrittori ecclesiastici è cosa sapiente,
è via sicura, è opera meritoria innanzi a Dio e agli uomini.
Essi sono, infatti, quelli
che hanno scritto bene di Dio, del suo Cristo e della Chiesa. Per il valore
intrinseco i loro libri hanno resistito all'opera distruggitrice del tempo, ed
hanno pur oggi una freschezza, una modernità, un'efficacia molte volte
sorprendenti. Infatti questi profondi pensatori, uomini da Dio illuminati,
hanno trattato argomenti universali e che si riferiscono a tutti i tempi, per
lo più, e quando anche hanno trattato questioni particolari, si elevano a
ragioni, asseriscono principi, adoperano modi che trascendono il loro tempo. I
Padri e i Dottori della Chiesa sono campioni nell'apologia, modelli d'oratoria,
difensori del dogma e della morale, interpreti della rivelazione, maestri di
spiritualità, sicuri esegeti, i più alti mistici, fonti della storia della
Chiesa.
Il candore della fede,
l'attaccamento alla Chiesa, la chiarezza del pensiero, lo stile limpido e puro,
sono doti che li fanno amare, comprendere, seguire.
Alcuni servono meglio per le
scuole, altri per la gioventù, molti per la pietà, tutti per gli studiosi, i
colti, il Clero.
La nobilissima schiera dei
Dottori della Chiesa canonizzati protegga i Divulgatori e i Lettori! Nei Padri
e nei Dottori della Chiesa si conoscerà Gesù Cristo, Via-Verità-Vita.
Beato G. Alberione
PREFAZIONE
Alberto Magno nacque nel 1193
a Lauingen in Svevia (Germania) dall'antica famiglia dei conti di Bolstaed.
Studiò a Padova e a Parigi.
In questa metropoli sentì predicare Giordano di Sassonia, il grande
affascinatore degli studenti, soprannominato la “Sirena delle Università”; ne
fu attratto, come tanti altri, ed entrò nell'Ordine dei Predicatori nel 1221,
l'anno stesso della morte di san Domenico.
Fece gli studi teologici a
Parigi, che allora era detta “Luce del mondo” come oggi è chiamata
“Ville-Lumière”.
Fu brillante allievo e ben
presto illustre professore.
Insegnò successivamente a
Hildesheinc, a Friburg in Brisgovia, a Ratisbona, ad Augusta, a Parigi, a
Colonia, ecc. Molti accorrevano in folla dai punti più lontani d'Europa per
assistere alle sue lezioni, ove la scienza e la santità brillavano di eguale
splendore.
Il suo più famoso e degno
discepolo fu Tommaso d'Aquino.
Alberto Magno cristianizzò la
filosofia di Aristotele, conobbe e spiegò tutte le scienze del suo tempo e
meritò d'essere soprannominato “Dottore ammirabile”. Fece ogni sforzo per
armonizzare la fede e la ragione, e riuscì a conciliarle scientificamente. Le
sue numerosissime opere sono gloria e forza della Chiesa.
Eletto vescovo, suo malgrado,
per tre anni dovette governare la diocesi di Ratisbona; predicò in tutta la
Germania, fino al Reno e alle frontiere dell'Ungheria; tuttavia non interruppe
i suoi studi scientifici, ben sapendo che il predicatore non deve sopprimere né
sminuire il dottore, il che può accadere purtroppo se non si esercita una
vigilanza costante.
Dopo molte insistenze, il
Papa Urbano IV lo esonerò dall'ufficio pastorale, ed egli fu ben lieto di poter
ritornare al suo Convento di Colonia. Qui spese il resto della sua vita nella
preghiera, nella direzione spirituale e nel comporre opere scientifiche ed
ascetiche.
Morì a Colonia il 25 novembre
1280 all'età di 87 anni e fu sepolto nella chiesa del suo Ordine. Sulla sua
tomba fu incisa questa lode: “La Fenice dei dottori che non ebbe l'eguale,
il principe dei filosofi, il portavoce delle parole sante, Alberto riposa qui.
Egli è illustre, più di ogni altro nel mondo sapiente”.
“Tre anni prima della sua
morte - disse il suo confratello Tolomeo da Lucca - la memoria cominciò
a fargli difetto (e ciò sia di conforto a coloro che soffrono della stessa
infermità senza avere primeggiato come lui fra i sapienti); ma il fervore della
sua devozione verso Dio non venne meno, e mai omise nulla di ciò che
prescrivevano le regole del suo Ordine”.
L'opuscolo, del quale
pubblichiamo la traduzione e che egli compose verso la fine della sua vita, ne
è una prova di penetrante eloquenza. Lo si direbbe il codice di quella mistica
sublime che fiorì specialmente nei monasteri sulle rive del Reno e fu
rappresentata in seguito da dottori illustri.
Più tardi, nel XVI secolo, si
è sostituito al misticismo l'ascetismo come in morale alla scienza dell'etica
cristiana fu sostituita la casistica. Si sarebbe dovuto conservare all'una e
all'altra dottrina lo stesso onore, sebbene la mistica debba in un certo senso
tenere il primo posto. Questo libricino è piuttosto mistico e potrebbe essere
considerato come la Metafisica della Imitazione. Leggendolo attentamente
ci si sente sollevati verso altezze sovrumane, dove non arriveranno mai se non
le aquile; altezze verso le quali nondimeno è sempre bene aspirare.
CAPITOLO I
LA MASSIMA PERFEZIONE SPIRITUALE E' POSSIBILE ALL'UOMO
MEDIANTE IL DISTACCO DELLA INTELLIGENZA E DELLA VOLONTA' DA TUTTE LE COSE
Perché l'autore scrive questo opuscolo
Ho pensato di scrivere
un'ultima parola (per quanto mi è possibile nei languori di questo esilio e
pellegrinaggio) sul distacco completo da tutte le cose; e sull'unione libera,
sicura, assoluta e totale con Dio. Il fine della perfezione cristiana, infatti,
non è altro che la carità che a Dio ci unisce (1).
L'unione con Dio quale s'impone a tutti gli uomini
L'uomo che vuol giungere a
salvezza è obbligato a questa unione di carità, e deve per conseguenza
praticare i divini precetti e conformarsi alla divina volontà.
Tale vita escluderà tutto ciò
che ripugna all'essenza della virtù della carità, cioè il peccato mortale.
L'unione con Dio quale si impone ai religiosi
Ma i religiosi si sono votati
inoltre alla perfezione evangelica e alle opere di supererogazione e di
consiglio, per arrivare più facilmente al loro fine ultimo che è Dio (2). Per
cui essi evitano ciò che potrebbe impedire l'atto e il fervore della carità e
ostacolare il loro slancio verso Dio.
Essi hanno rinunciato a tutti
i beni del corpo e dell'ingegno e non osservano che il voto della loro
professione religiosa (3).
Condizioni dell'unione perfetta con Dio
Dio è spirito, e coloro che
l'adorano devono adorarlo “in spirito e verità” (4), devono cioè adorarlo con
una conoscenza e un amore, una intelligenza e una volontà spogli da ogni
illusione terrena.
Infatti il Vangelo dice:
“Quando adorate, entrate nella vostra casa” ossia nell'intimo del vostro cuore
e “dopo aver chiusa la porta” dei vostri sensi, con cuore puro, con coscienza
senza rimproveri e con fede senza finzione “pregate il Padre in spirito e
verità, nel segreto della vostra anima” (5).
L'uomo saprà realizzare questo
ideale quando sarà disinteressato e spogliato di tutto, quando sarà interamente
raccolto in se stesso, quando avrà messo da parte e dimenticato l'universo
intero per mantenersi nel silenzio in presenza di Gesù Cristo, mentre la sua
anima purificata eleverà con sicurezza e confidenza i suoi desideri a Dio, e
con tutto lo slancio del suo cuore e del suo amore si dilaterà, s'inabisserà,
s'infiammerà, si immedesimerà in lui, fino nel più intimo del suo essere, con
una sincerità e una pienezza senza limiti.
CAPITOLO II
SI PUò DISPREZZARE TUTTE LE COSE TERRENE PER TENDERE
ALL'UNIONE INTIMA CON DIO
Per raggiungere l'unione
perfetta con Dio, bisogna disprezzare i beni terrestri
Ma l'uomo che intende
raggiungere realmente tale stato di perfezione ed entrarvi, deve assolutamente
chiudere occhi e sensi; non preoccuparsi, non turbarsi, non inquietarsi, non
curarsi per nulla delle creature.
Raccogliersi in se stessi e attaccarsi a Cristo
Bisogna ch'egli rinunzi completamente a tutte le cose
di questo mondo come inutili, nocive, funeste (6); che si raccolga in se
stesso, e la sua anima non abbia altro pensiero che per il Cristo doloroso.
Egli dovrà fare ogni sforzo e
serbare tutta la sua perseveranza per arrivare a lui per mezzo di lui: cioè a
Dio per mezzo dell'UomoDio, all'intimo della sua divinità per mezzo delle
piaghe della sua umanità.
Bisogna anche abbandonarsi alla Divina provvidenza
Egli dovrà infine con tutta
semplicità e confidenza abbandonare senza restrizione ogni cosa alla infinita
provvidenza di Dio, secondo le parole di S. Pietro: “Deponete in Lui tutte le
vostre angustie, perché Egli si prende cura di voi” (7). E altrove è detto “Non
inquietatevi di nulla” (8); “Affida al Signore le tue cure: ed egli sarà il tuo
tutore” (9); “Mi fan lieto, o Signore, le opere tue” (10); “Sempre io tengo il
Signore innanzi a me” (11); “Incontrai l'amato del mio cuore” (12) e “mi venne
ogni bene insieme” (13) con lui.
Bisogna infine cercare di
esplorare il tesoro celeste
Ecco il tesoro celeste e
nascosto, la pietra preziosa che si deve preferire a tutto, e cercare con umile
fiducia e con sforzo costante, nella tranquillità del silenzio, con la massima
energia dell'anima, dovesse pur costarci la perdita del benessere corporale,
della lode, dell'onore.
Se così non fosse, per qual
motivo ci faremmo religiosi? “Che gioverebbe a un uomo guadagnare tutto il
mondo se perdesse l'anima sua?” (14).
Che importa lo stato, la
santità della professione, l'abito dei perfetti, la testa tosata, tutto
l'esteriore di una vita separata dal mondo, se poi manca lo spirito d'umiltà e
di verità dove soltanto abita il Cristo per mezzo della fede e della carità?
Dice S. Luca: “Il regno di Dio è dentro di voi” (15) ed è appunto il Cristo.
CAPITOLO III
LA LEGGE DELLA PERFEZIONE DELL' UOMO IN QUESTA VITA
L'unione con Dio è proporzionata al distacco dalle cose terrestri
Più lo spirito è assorbito
dal pensiero e dalle cure delle cose di questo mondo, più perde l'intimità
della sua devozione e s'allontana dalle cose celesti. Al contrario, più si darà
premura di allontanare le sue facoltà dal ricordo, dall'amore, dal pensiero
delle cose inferiori per fissarle nelle cose superiori, più sarà perfetta la
sua devozione, e più diventerà pura la sua contemplazione.
E' impossibile che l'anima
possa applicarsi, perfettamente a due oggetti nello stesso tempo, quando essi
sono dissimili come il giorno e la notte (16).
Chi vive unito a Dio abita
nella luce, chi si attacca al mondo vive nelle tenebre.
In che consiste la più
alta perfezione in questo mondo
La più alta perfezione
dell'uomo in questa vita consisterà dunque nel raggiungere una tale intimità
con Dio, da procurare che tutte le facoltà e potenze dell'anima rimangano
raccolte in lui e formino come un medesimo spirito con lui (17) e l'anima non
ricordi che Dio, non senta e non comprenda che Dio, che tutti i suoi affetti,
uniti nella gioia dell'amore, non trovino riposo che nel possesso del Creatore.
L'immagine di Dio, impressa nell'anima, è infatti
costituita dalla ragione, della memoria e dalla volontà; ma fino a quando
queste facoltà non portano l'impronta perfetta di Dio, non gli rassomigliano
come nei giorni della prima creazione dell'uomo (18).
L'immagine di Dio deve
essere impressa negli atti dell'uomo
La forma dell'anima è Dio,
che deve imprimersi in essa come il sigillo sulla cera, come la marca sul
proprio oggetto (19).
E ciò si realizza pienamente
soltanto quando la ragione è completamente illuminata dalla conoscenza di Dio,
verità suprema, e la volontà è interamente incatenata all'amore dell'eccelso
bene, e quando la memoria è pienamente assorta nella contemplazione e nel
godimento della felicità eterna e nel soave, dolce riposo di tale felicità. E
siccome la gloria dei Beati in cielo, non è altro che il possesso di questo
stato, è chiaro che l'iniziato possesso del medesimo, costituirà la perfezione
dell'uomo nella vita presente.
CAPITOLO IV
L'UOMO DEVE OPERARE SECONDO LA SUA INTELLIGENZA E NON
SECONDO I SENSI
Bisogna purificare l'anima dalle illusioni e preoccupazioni terrene
Beato colui che allontana da
sé assiduamente le illusioni e le immaginazioni, e che orienta ed eleva la sua
anima verso Dio. Fortunato colui che riesce ad obliare le apparenze e opera
interiormente, dirigendo con purezza e semplicità la propria intelligenza e
volontà verso il purissimo Dio!
Sforzatevi di allontanare
dalla vostra anima le illusioni, le apparenze, le immaginazioni, insomma tutto
ciò che non è Dio (20).
E' necessario che tutto ciò
che voi fate per Iddio derivi da una intelligenza, da una affezione, da una volontà
egualmente purificate.
In poche parole, fine di
tutte le vostre azioni deve essere di tendere verso Dio e di trovare in lui il
riposo intimo, per mezzo di una intelligenza perfettamente pura e di una
volontà completamente a lui consacrata, esente da rappresentazioni e
preoccupazioni umane.
Non si arriva a Dio per mezzo dei sensi
Non con gli organi materiali
né coi sensi esterni si arriva a Dio, ma con ciò che caratterizza l'essere
umano, vale a dire con l'intelligenza e la volontà (21). Per conseguenza fino a
che l'uomo s'indugia e si diverte in cose che interessano l'immaginazione e i
sensi, è evidente che non ha ancora superato gli istinti e i limiti di ciò che
vi è di animale in lui, di ciò che egli ha in comune coi bruti.
L'animale irragionevole non
comprende, e non è impressionato che nella immaginazione e nei sensi, perché
non ha facoltà più nobili. Ben altrimenti accade all'uomo, dotato di
intelligenza, di volontà, di libero arbitrio, e creato ad immagine e
somiglianza di Dio. Soltanto dunque per mezzo di queste facoltà, senza altri
intermediari, egli deve tendere a lui e fissarsi in lui (22).
Il demonio ci tenta per
mezzo dei sensi per impedire la nostra unione con Dio
Il demonio fa tutto il
possibile per impedire questo santo esercizio.
Egli vede in esso un
principio, un dolce preludio di vita eterna e ne è invidioso; si sforza dunque,
con una tentazione o con l'altra, di allontanare l'anima da Dio. Eccita le
passioni, provoca agitazioni inutili, preoccupazioni. indiscrete, turbamenti,
conversazioni sregolate, irragionevoli curiosità.
Seduce per mezzo della
lettura di libri vani, di relazioni pericolose, con l'agitazione e con le
novità; ricorre alle dure prove, alle avversità, ecc.
Le preoccupazioni
terrestri, anche se oneste possono essere di ostacolo alla nostra unione con
Dio
Può anche darsi che tutte
queste cose non siano talvolta che colpe leggere, o non siano neppure colpe; è
nondimeno fuori di dubbio che rappresentino sempre un grande ostacolo all'opera
di unione con Dio.
Dobbiamo dunque concludere
che quand'anche tutto ciò sembrasse utile o, se si vuole, necessario, conviene
1iberarne i sensi, come di un male, si tratti di grandi o di piccole cose.
Ciò che in qualsiasi modo si
è udito o fatto, o detto, non deve lasciare in noi alcuna preoccupazione, o
effervescenza dell'immaginazione. Né prima, né dopo, né durante, dobbiamo
attaccarvi i sensi interni o esterni al punto da esserne turbati.
Risultati del distacco dalle cose terrene
Quando le rappresentazioni
sensibili non agitano più la memoria né lo spirito, allora l'uomo non è più
disturbato nelle sue preghiere, nelle meditazioni, nella recita del divino
ufficio, in nessuno insomma dei suoi esercizi spirituali.
Non vi saranno più in lui
quei ricordi del passato che generano le distrazioni.
Voi potrete allora, senza
difficoltà e con sicurezza, nel silenzio e nella pace, affidare voi stessi e
quanto vi appartiene all'infallibile e salda Provvidenza. Iddio allora
combatterà per voi, vi darà una libertà e delle consolazioni migliori, più nobili,
più dolci di quelle che avreste goduto abbandonandovi giorno e notte alle corse
folli della immaginazione, alle vane agitazioni lusinghiere della vostra anima,
che sarebbe stata sacrificata, senza ragione, col vostro corpo, il vostro
tempo, le vostre forze (23).
Non bisogna impressionarsi di nulla
Bisogna dunque che ogni
avvenimento, qualunque ne sia l'origine, sia accettato in silenzio, nella pace
e tranquillità dello spirito. Essi ci vengono sempre dalla mano patema della
Provvidenza.
Allontaniamo dunque con molta
cura le preoccupazioni materiali, per quanto ce lo permette la nostra
professione.
Purifichiamo pensieri ed
affetti, per fissarci in Colui al quale ci siamo votati così frequentemente e
così totalmente.
Non vi siano più intermediari
fra lui e la nostra anima.
Allora soltanto noi potremo
senza indugi e inciampi, passare direttamente dalle piaghe dell'umanità di Gesù
Cristo alla luce della sua divinità.
CAPITOLO V
DOBBIAMO RICERCARE LA PUREZZA DI CUORE PIÙ D'OGNI
ALTRA COSA
Si trova la purezza del
cuore riunendo le proprie affezioni in Dio
Voi dunque che desiderate
percorrere il sentiero più breve e più sicuro per arrivare un giorno alla
patria celeste, alla grazia, alla gloria eterna, mettete ogni vostra cura a
mantenere il cuore in una inviolabile purezza, l'anima in libertà, i sensi
nella quiete.
Raccogliete tutte le
affezioni del vostro cuore per gettarle in seno a Dio.
Bisogna, quanto più è possibile, liberarsi dalle preoccupazioni inutili
Staccatevi, per quanto è
possibile, dalle vostre conoscenze e da tutto ciò che potrebbe ostacolare i
vostri propositi.
Cercate ardentemente e
continuamente il luogo, il tempo, il modo di godere la pace e la
contemplazione. Non amate nulla più del segreto della solitudine, evitate i
discorsi mondani sempre pronti ad ostacolarvi, fuggite le turbolenze di un
mondo incessantemente agitato e rumoroso (24).
Sforzatevi costantemente di
purificare, di illuminare e pacificare il vostro cuore, chiudete le porte dei
sensi carnali, per raccogliervi abitualmente in voi stessi, e fate in modo che
il vostro cuore resti chiuso, per quanto è possibile, a tutto ciò che può
venirvi dalla terra.
Importanza della purezza di cuore
Fra tutti gli esercizi
spirituali la purezza del cuore tiene il primo posto.
Essa è il fine e la
ricompensa di tutto il lavoro spirituale e non appartiene che a colui il quale
vive veramente secondo lo spirito e da buon religioso.
Mettete dunque ogni vostra
cura, ogni vostra capacità e ogni energia per liberare il vostro cuore, i
vostri sensi e le vostre affezioni da tutto ciò che potrebbe ostacolarne la
libertà, incatenarvi e rendervi schiavi.
Combattete costantemente per
riunire tutte le affezioni disordinate del vostro cuore nell'amore della sola e
pura verità e del bene supremo.
Effetti della purezza di cuore
L'anima vostra allora potrà
ancorarsi tenacemente in Dio e nelle cose divine, voi sdegnerete le frivolezze
della terra e il vostro cuore si verrà trasformando, fino nella più intima
fibra, in Nostro Signore Gesù.
Quando avrete incominciato a
spogliarvi e a liberarvi di ciò che è terrestre, a semplificare e
tranquillizzare con fiducia il cuore e lo spirito in Dio, per bere ed
assaporare con tutte le vostre potenze i flutti dei favori divini, e a fissare
la vostra volontà ed intelligenza in Dio, allora non vi sarà più necessario
ricorrere agli insegnamenti della divina Scrittura per apprendervi l'amor di
Dio e del prossimo: lo Spirito Santo vi istruirà e dirigerà (25).
Non bisogna trascurare nulla per uscire da se stessi
Non risparmiate dunque nessuno
sforzo, nessuna fatica, nessuno slancio, per purificare il vostro cuore, per
fissarvi immobili e tranquilli in Dio, come se fosse già spuntato per voi il
giorno dell'eternità che è il giorno di Dio.
Per amore di Gesù plasmate in
voi stessi un'anima pura, una coscienza serena e una fede sincera, e di fronte
a tutte le prove, a tutti gli eventi, confidate in Dio senza restrizione, non
curandovi d'altro che di obbedire assolutamente alla sua volontà e ai suoi
desideri.
Per arrivare a questo, dovete
rientrare frequentemente in voi stessi e rimanervi il più possibile, onde
effettuare in voi il distacco da ogni cosa terrena.
Serbate la vostra anima nella
purezza e nella calma; preservate la vostra intelligenza dalla polvere di
quaggiù, proteggete la libertà della vostra volontà, attaccatevi con ardente
amore al bene supremo, tenete la vostra memoria al disopra delle cose di questo
mondo, per fissarla nel bene essenziale e increato.
L'unione di intelligenza e
d'amore con Dio è la suprema perfezione sulla terra
La vostra anima con tutte le
sue facoltà e potenze sia raccolta in Dio in modo da formare con lui un solo
spirito. In questo consiste tutta la perfezione possibile all'uomo sulla terra.
Tale unione d'intelligenza e
d'amore per cui l'uomo si conforma in tutto alla volontà eterna e suprema, ci
permette di diventare, per grazia, ciò che Dio è per natura (26).
Non dimentichiamolo: nello
stesso istante in cui l'uomo, con l'aiuto di Dio riesce a vincere la sua
volontà, vale a dire, riesce ad allontanare da sé ogni amore, ogni
preoccupazione disordinata, per lanciarsi decisamente, con tutte le sue
miserie, nel seno di Dio, diventa immediatamente così gradito a Dio che ne
riceve il dono della grazia.
La grazia poi gli comunica la
carità e l'amore; la carità mette termine a tutte le esitazioni, a tutti i
timori, ed egli confida soltanto in Dio.
E' dunque ben vero che la più
grande felicità consiste nel porre tutta la nostra fiducia in Colui che non può
mancarci. Fino a quando resterete in voi stessi, sarete vacillanti e instabili.
Gettatevi con confidenza sul cuore di Dio, egli vi riceverà, vi guarirà, vi
salverà (27).
La felicità dell'unione con Dio
Se saprete riflettere
frequentemente su queste verità, troverete in esse più felicità e gioia per la
vita che non in tutte le ricchezze, in tutti gli onori, in tutte le delizie;
non solo, ma persino più che in tutta la sapienza e la scienza di questo mondo
menzognero e ripieno di corruzione, anche se possedeste tali beni in copia
maggiore di quanta ne ebbero coloro che vi hanno preceduti.
CAPITOLO VI
L'UOMO CHE VUOLE ACQUISTARE LA VERA PIETA' DEVE
PURIFICARE LA PROPRIA INTELLIGENZA E I PROPRI AFFETTI
Il distacco interiore fa gustare le cose del cielo
E' fuor di dubbio che più voi
sarete liberi dalle occupazioni e dai ricordi esteriori e mondani, più la
vostra anima riacquisterà forza e capacità per gustare le cose del cielo.
Imparate perciò a staccarvi dalle cose terrene.
Dio ama molto tale rinuncia.
Le sue delizie sono di stare coi figlioli degli uomini (28) cioè con coloro che
dopo avere allontanato le distrazioni e le passioni, sanno, con cuore puro e
retto, tendere, donarsi e attaccarsi a lui.
Se la memoria,
l'immaginazione, i pensieri strisciano spesso a terra, accadrà necessariamente
che gli avvenimenti nuovi, i ricordi del passato e molte altre cose,
inevitabilmente vi preoccuperanno e distrarranno. Lo Spirito Santo è assente da
questi pensieri che mancano di saggezza.
Il vero amico di Gesù Cristo
deve dunque essere talmente unito con la propria intelligenza e buona volontà
alla volontà e alla bontà divina, da togliere alle passioni ogni appiglio su
lui e da evitare di indagare se è schernito, amato o considerato come persona
da poco. La buona volontà può arrivare a tutto, può dominare ogni cosa.
Suscita nell'anima il disinteresse per le miserie personali
Se la volontà è buona e
pienamente conforme e unita alla volontà di Dio, come consiglia l'intelligenza,
poco importa che la carne, i sensi, l'uomo esteriore, siano inclini al male e
fiacchi per il bene, oppure che l'uomo interiore si trovi senza amore per le
cose spirituali (29). Importa soltanto che per la fede e la buona volontà
l'uomo resti unito a Dio con tutta l'anima.
Egli vi riuscirà, se
riconoscerà la propria imperfezione e il proprio nulla; se comprenderà che il
proprio bene non si trova che nel suo Creatore; se abbandona a Lui se stesso
con tutte le sue potenze, le sue forze e le creature tutte, per nascondersi
interamente in seno a lui con pieno slancio, per dirigere ogni sua azione verso
Dio, senza cercare nulla all'infuori di Dio; se riconosce d'aver trovato in lui
tutto il bene e tutta la felicità della perfezione.
Divinizza l'uomo
L'uomo allora, giunto a
questo stato di perfezione, sarà, in certo qual modo, trasformato in Dio; non
potrà più pensare, amare, comprendere, ricordare che Dio o le cose di Dio; non
vedrà più se stesso e le altre creature se non in Dio; non avrà altro amore che
per Iddio; le creature e se stesso si presenteranno alla sua memoria solo più
nella luce di Dio.
Rende l'anima veramente umile
Simile conoscenza della
verità, rende sempre l'anima umile, severa verso se stessa e non verso gli
altri; mentre la saggezza mondana rende l'anima superba, frivola, piena
d'orgoglio e d'alterigia.
La libertà interiore è necessaria per elevarsi a Dio
E' dunque necessario
considerare come dottrina fondamentale e veramente spirituale quella che ci
mostra quanto sia chimerico aspirare di giungere alla conoscenza, al servizio,
alla familiarità con Dio e al suo pieno possesso, se non si è prima distaccato
il proprio cuore dalle affezioni terrene, non solamente dalle persone, ma da
ogni altra creatura o cosa; se non si riesce a tendere verso il Creatore con
tutto il cuore, liberamente, senza secondi fini, senza timori né esitazioni,
con fiducia illimitata nella sua universale provvidenza (30).
CAPITOLO VII
COME PRATICARE IL RACCOGLIMENTO DEL CUORE
E'
necessario entrare in se stessi per elevarsi a Dio
Nel libro “De spiritu et
anima”, al cap. XXI (31) è detto che salire verso Dio significa rientrare in se
stessi. Infatti colui che rientra nel suo intimo e studia se stesso per
superarsi, si eleva veramente verso Dio.
Dobbiamo dunque liberare e
proteggere il nostro cuore dalle distrazioni del mondo, ricondurlo alle gioie
intime, per fissarlo infine nella luce della contemplazione divina.
Vita e riposo del nostro
cuore è dimorare in Dio, sostenuti dall'amore e dolcemente vivificati dalla
divina consolazione.
Bisogna vincere gli ostacoli che impediscono di entrare in sé stessi
Ma molti ostacoli ci impediscono
di sperimentarlo, e con le sole nostre forze non potremo mai arrivarvi. L'anima
distratta da tante preoccupazioni, non è aiutata dalla memoria a rientrare in
se stessa, perché le ombre di tante cose la rendono cieca; non è aiutata
dall'intelligenza, a causa delle passioni che la seducono; né si ripiega su se
stessa neppure per il desiderio di gioie interiori e di delizie spirituali.
Essa è talmente immersa nelle
cose sensibili e passeggere, che non può ritornare a sé come verso la immagine
di Dio.
L'anima purificata si eleva spontaneamente
E' dunque indispensabile che,
guidata dal rispetto e dalla confidenza dell'umiltà, l'anima si elevi al
disopra di se stessa e di ogni creatura, con l'abbandono di tutte le cose, e
possa dire intimamente: Colui che io cerco, amo e desidero fra tutti, più di
tutti, al disopra di tutto, non appare ai sensi né all'intelligenza: egli
oltrepassa gli uni e l'altra.
Dio non è percepito dai sensi, ma piuttosto nell'esperienza intima
Dio non è visibile ai sensi,
ma deve essere l'oggetto di tutti i nostri desideri. Egli non ha corpo, ma è
infinitamente amabile così da attirarsi gli affetti dell'anima; è
incomparabile, ma seduce soltanto i cuori puri. E' soprattutto amabile e dolce.
La sua bontà è la sua perfezione sono infinite.
Allora l'anima entra nelle
tenebre dello spirito; si eleva maggiormente e penetra più profondamente in se
stessa (32).
Questo modo di salire fino
alla misteriosa visione della SS. Trinità nell'Unità, dell'Unità nella Trinità,
per mezzo di Nostro Signor Gesù Cristo, è più ardente nell'anima a misura che
la forza d'ascensione le è più intima; e più vantaggiosa a misura che la carità
la rende più concreta. Nel mondo dell'esperienza spirituale non c'è nulla di
più elevato di ciò che è più intimo.
Questa esperienza delle cose divine è una pregustazione di cielo
Non stancatevi dunque, non
riposate mai fino a quando non abbiate ricevuto in qualche modo la caparra o un
anticipo di questa futura pienezza, finché non abbiate ottenuto qualche
primizia delle soavità e delle dolcezze divine.
Non cessate di perseguirle
fino all'ora in cui “appare il Signore in Sion” (33).
Quando si tratta del
progresso spirituale, dell'unione e dell'intimità con Dio, non ci si deve
concedere alcun riposo, né cedere a nessuna fatica, prima d'aver conquistato
l'oggetto dei propri voti.
L'ascensione dell'anima verso Dio
Osservate colui che
s'arrampica sulla montagna e seguite il suo esempio. Se la nostra anima si
lascia incantare e sedurre dalle cose che incontra sul suo passaggio, spesso si
smarrisce in sentieri ignoti, si sfibra e si divide in tante frazioni quanti
sono i suoi desideri. Ma segue allora un movimento senza scopo, una corsa senza
profitto, una stanchezza senza riposo.
Se, al contrario, il nostro corpo e il nostro spirito,
sedotti dall'amore e dal desiderio, si liberano dalle distrazioni di quaggiù,
abbandonano a poco a poco le cose umane per raccogliersi nel solo bene
immutabile e vero, vi dimorano e vi si fissano coi vincoli dell'amore, essi si
fortificano, e il loro raccoglimento sarà maggiore quanto più in alto si
eleveranno sulle ali della conoscenza e dei desideri.
Il nostro cuore e la
nostra anima possono farsi un'abitudine del bene supremo
Essi si fanno, per così dire,
un'abitudine del bene supremo e finiscono col divenirne inseparabili.
Essi arrivano al possesso
imperituro della vera vita che è Dio (34); la possiedono in un modo eterno,
senza alcun timore delle vicissitudini e dei mutamenti dei tempi e riposano nel
godimento pacifico di questa felicità interiore, nella segreta intimità con la
Divinità.
E non usciranno più fuori di
se stessi né fuori di Gesù che è per i suoi discepoli la via, la verità, la
vita (35).
CAPITOLO VIII
IN TUTTE LE COSE L'UOMO DEVE AFFIDARSI A DIO
Il distacco dalle cose terrene riconduce l'uomo alla vera perfezione
Da tutto ciò che si è detto,
si può concludere che quanto più saranno completi l'abbandono delle cose
terrestri e l'unione con Dio per mezzo della volontà e dell'intelligenza, tanto
più ci si avvicinerà allo stato d'innocenza e di perfezione. Che vi è di
migliore, di più felice, di più dolce?
E' dunque cosa della massima
importanza tenere l'anima talmente distaccata da tutte le cose, che né il
mondo, né gli amici, né la prosperità, né l'avversità, né il presente, né il
passato, né l'avvenire, e neppure gli stessi peccati, almeno fino a un certo
grado, siano motivo di grave turbamento.
Il paradiso in terra
Sforzatevi di vivere soltanto
con Dio, fuori dal mondo, in una specie di vita spiritualizzata, come se la
vostra anima fosse già separata dal corpo e nell'eternità.
Nel soggiorno dei Beati, la
grande preoccupazione dell'anima non sarà il secolo, né lo stato del mondo, né
la pace, né la guerra, né il buono o il cattivo tempo, né altra cosa di
quaggiù, ma Dio solo sarà l'oggetto dei suoi slanci, dei suoi desideri, dei
suoi amori.
Sforzatevi perciò fin da ora
di staccarvi dal vostro corpo e da ogni cosa creata presente o futura.
Fissate, per quanto è
possibile, immutabilmente, chiaramente, vivamente l'occhio della vostra anima
sulla luce increata.
Allora l'anima vostra
purificata dalle cose terrestri, sarà come un angelo unito a un corpo cui la
carne non dà molestia e che non si occupa di cose vane e futili.
L'anima si unisce a Dio
nonostante le tentazioni e le prove
Fortificate la vostra anima
contro le tentazioni, le persecuzioni, le ingiurie, affinché nell'uno o
nell'altro caso, essa rimanga saldamente e tranquillamente unita a Dio. E
quando turbamenti, scoraggiamenti, confusione di spirito vi assalgono, non
irritatevi, non lasciatevi abbattere. Non ricorrete allora a preghiere vocali
per esserne liberati, né ad altri conforti; cercate solamente di riprendervi
con un coraggioso sforzo della volontà e della riflessione, per ricondurre la
vostra anima verso Dio, lo vogliano o no i sensi del corpo.
L'anima pia deve essere
talmente unita a Dio, deve conservare e rendere il suo volere così conforme al
volere divino, da non sentirsi più occupata né sedotta da alcuna creatura, come
prima della sua creazione, assolutamente come se non esistessero che Dio e
quest'anima (36).
L'anima distaccata dal
mondo riceve senza turbarsi ciò che la Provvidenza le manda
Essa riceverà allora senza
turbamento, senza esitazione, senza timore tutto ciò che la Provvidenza le
manderà. Non cesserà di essere in ogni circostanza piena di fiducia nel
Signore, senza perdere la pazienza, né la pace, né uscire dal silenzio. Ecco
perché il distacco completo dell'anima dalle cose create è supremamente utile
alla vita spirituale e per restare intimamente unirti e sottomessi a Dio.
Non occorrono intermediari tra Dio e l'anima
Allora non vi saranno più
intermediari tra Dio e voi.
Da dove verrebbe infatti
l'intermediario? Non dall'esterno, perché la virtù della povertà volontaria vi
ha spogliati di ogni bene terreno, e la virtù della castità vi ha spogliati del
vostro corpo; non dall'interno, perché l'obbedienza vi ha spogliati della
vostra volontà e della vostra anima. Nulla più sussiste tra Dio e voi.
Questa dottrina s'impone soprattutto ai religiosi
Che siete religiosi lo dimostrano
la vostra professione, il vostro stato, il vostro abito, i vostri capelli
tagliati e gli altri segni della vostra vita religiosa; resta però a vedere se
siete un religioso finto o sincero, spetta a voi darne la risposta.
Ma notate bene quanto gravemente
voi pecchereste e prevarichereste contro il Signore vostro Dio, se offendendo
la sua giustizia, agiste in tutt'altro modo che da religioso; se con la volontà
o con l'amore vi attaccaste alla creatura invece che al Creatore, se preferiste
insomma la creatura al Creatore.
CAPITOLO IX
LA CONTEMPLAZIONE IN
DIO DEVE ESSERE PREFERITA A TUTTI GLI ALTRI ESERCIZI
Il nulla originale della creatura deve farei tendere a Dio
Tutto ciò che esiste al di
fuori di Dio è opera del Creatore.
Ogni creatura è dunque un
complesso di possibilità e di essere e, come tale, è per sua natura limitata:
essendo venuta dal nulla, è circondata dal nulla e tende al nulla (37).
Ad ogni istante la creatura
riceve necessariamente dall’Artista supremo l'esistenza, la conservazione, l'azione
e tutto quanto possiede.
Essa è realmente
insufficiente ad operare per sé e per gli altri, come è importante il nulla di
fronte all'essere, il finito di fronte all'infinito.
Bisogna dunque che la nostra
vita, i nostri pensieri, le nostre opere, siano in Colui, di Colui, per Colui e
da Colui che col minimo atto della sua volontà potrebbe e saprebbe produrre
delle creature immensamente più perfette di quante oggi ne esistono.
Le perfezioni del Creatore devono attirarci
E' di conseguenza impossibile
che, sia per l'intelligenza come per la volontà, esista un pensiero, un amore
più utile, più perfetto, più fortunato di quelli che riposano in Dio, l'eccelso
Creatore, l'unico e vero Bene, dal quale, nel quale, per il quale, verso il
quale tutto acquista la propria missione.
Dio è perfettamente
sufficiente a se stesso ed agli altri, perché racchiude eminentemente in sé, da
tutta l'eternità, le perfezioni di ogni essere.
Non vi è nulla in Dio che non
sia Dio stesso. In lui e da lui esistono le cause di tutto ciò che avviene: in
lui esistono le origini immutabili di tutte le cose mutevoli, dotate o prive di
ragione.
Tutto ciò che avviene nel
tempo, ha in lui il suo principio eterno.
Egli riempie tutto; il suo
essere è in tutte le cose e perciò egli è più presente e più intimo alle cose
di quanto lo siano le cose a se stesse (38).
Esiste una contemplazione
In lui tutto è uno e tutto
vive eternamente (39).
Senza dubbio, la debolezza e
l'inesperienza (40) della intelligenza possono obbligarci a servirci delle creature
nelle nostre contemplazioni. Tuttavia vi è una contemplazione ottima, vera,
fruttuosa che si rende possibile ad ogni mortale. In tutte le sue
contemplazioni e meditazioni, abbiano esse per oggetto il Creatore o la
creatura, l'uomo può riuscire a trovare la sua gioia soltanto nel Creatore, il
Dio uno e trino; ad infiammare il cuore di amore di Dio e della vera vita, in
sé e negli altri, per meritare la felicità della vita eterna.
Differenza fra la contemplazione dei santi e quella dei filosofi
E' necessario notare qui una
differenza fra la contemplazione dei fedeli cristiani e quella dei filosofi
pagani.
I pagani non cercavano che la
propria perfezione ed ecco perché si limitavano alla loro intelligenza; essi
non si proponevano che d'arricchire il loro ingegno di una nuova conoscenza. Ma
la contemplazione dei santi, che è poi quella dei cristiani, ha per fine
l'amore di Dio contemplato. Ecco perché essa non si limita alla intelligenza ma
arriva alla volontà per accendervi l'amore.
I santi nelle loro contemplazioni
si propongono soprattutto di aumentare la loro carità. Vale di più infatti,
conoscere Gesù Cristo e possederlo spiritualmente per mezzo della grazia, che
possederlo col suo corpo o anche nella sua essenza, ma senza la grazia.
Più l'anima è pura e più ha la capacità di contemplazione
Ora, man mano che l'anima si
purifica ed entra in se stessa, l'occhio della contemplazione le si dilata, ed
essa si prepara una scala per ascendere fino alla contemplazione di Dio.
Questa contemplazione
infuocherà l'anima d'amore per le cose celesti, divine, eterne e le farà
sommamente disdegnare come nullità tutto ciò che è terreno e temporaneo.
Si conosce Dio soprattutto per via di negazione
Quando cerchiamo di conoscere
Dio per via di negazione, noi neghiamo in lui ciò che appartiene al corpo, ai
sensi, alla immaginazione; neghiamo perfino ciò che è proprio della nostra
ragione, insomma l'essere come lo si incontra presso le creature (41). E' il
miglior modo, secondo san Dionigi, l'arrivare alla conoscenza di Dio (42),
quale ci è permesso acquistarla sulla terra.
E' in questa oscurità che
abita Dio e nella quale entrò Mosè per elevarsi fino alla luce inaccessibile
(43).
Ma non è dallo spirito, bensì
dal corpo che si deve incominciare. Bisogna seguire la via ordinaria e andare
dalla fatica dell'azione al riposo della contemplazione: dalle virtù morali,
alle virtù della visione sublime (44).
Il vero bene è Dio solo
Ma infine, o anima mia,
perché consumarti vanamente in tante cose? Tu soffri di indigenza. Non cercare e
non amare che il bene perfetto, il quale assomma in sé tutti i beni, e ciò ti
basterà.
Guai a chi sa e possiede
tutto all'infuori di questo bene! Se conoscesse contemporaneamente questo bene
ed ogni scienza, non sarebbe felice a causa della scienza, ma solamente a causa
di questo bene. San Giovanni ha scritto: “La vita eterna è di conoscervi” (45)
e il Profeta: “lo sarò sazio quando mi sarà apparsa la vostra gloria” (46).
CAPITOLO X
NON BISOGNA
PREOCCUPARSI DI POSSEDERE LA DEVOZIONE SENSIBILE, MA DI RESTARE UNITI A DIO CON
LA VOLONTA'
La devozione vera consiste
essenzialmente nell'unione della volontà con Dio
Non cercate troppo avidamente
la devozione attuale, le dolcezze sensibili o le lacrime; abbiate piuttosto
somma cura di restare interiormente uniti a Dio con l'intelligenza e la buona
volontà (47).
Nulla piace tanto a Dio
quanto un'anima purificata dalle tracce, dalle illusioni ed immagini della
creatura.
Il religioso deve essere
libero dalle creature, per restare interamente unito a Dio, attaccarvisi, ed
essergli intimamente incatenato.
Praticate dunque
l'abnegazione di voi stessi, per seguire unicamente Gesù Cristo, vostro Signore
e vostro Dio, che fu veramente povero; obbediente, casto, umile e paziente e la
cui vita e morte furono di scandalo per molti, come ci dice il Vangelo (48).
Bisogna comportarsi verso
il nostro corpo come se ne fossimo già usciti
L'anima separata dal corpo
non si interessa affatto di ciò che accade al corpo abbandonato. Sia esso
bruciato, impiccato o maledetto: tali oltraggi non la contristano punto (49);
essa pensa soltanto alla sua immutabile eternità, “all'unica cosa necessaria”
di cui parla il Signore nel Vangelo.
Comportatevi dunque col
vostro corpo come se ne foste già usciti; pensate costantemente all'eternità
che la vostra anima deve possedere in Dio; e dirigete con cura la vostra mente
verso questo unico bene di cui il Signore ha detto: “Una sola cosa è
necessaria” (50). La vostra anima si arricchirà allora di una grande abbondanza
di grazia che l'aiuterà ad acquistare la purezza dello spirito e la semplicità
del cuore
La spoliazione di se stesso infonde una invitta costanza
Questo unico bene è molto
vicino a voi. Respingete ciò che è terreno e le preoccupazioni di quaggiù e
tosto sentirete come vi sia facile attaccarvi esclusivamente a Dio.
Voi troverete anche, nello
spogliamento di voi stessi, una invitta costanza di fronte a tutto ciò che può
accadervi.
Così avvenne per i martiri, i
Padri della fede, gli eletti e i beati tutti. Essi disprezzarono ogni cosa e
pensarono soltanto a possedere in Dio la sicurezza eterna per la loro anima.
Armati, così, interiormente,
uniti a Dio con la buona volontà, essi disdegnarono tutte le cose del mondo
come se la loro anima avesse già abbandonato il corpo.
Vedete da ciò quanto può fare
la buona volontà unita a Dio.
L'anima purificata
considera la sua persona esteriore come se non le appartenesse
Possa la vostra anima, così
attratta verso Dio e come separata dalla carne da una separazione spirituale,
considerare la propria persona esteriore con tanta indifferenza come se non le
appartenesse.
Essa allora trascurerà tutto
ciò che può accadere a sé o al corpo, come se tali fatti accadessero ad altri o
a creature irragionevoli.
Chi è unito a Dio forma un
solo spirito con lui.
Per l'onore supremo di Dio,
non spingete dunque mai la vostra audacia fino a pensare o immaginare, in sua
presenza, ciò che arrossireste di udire o di vedere dinanzi agli uomini.
L'unione con Dio dà la gioia
Voi dovete elevare i vostri
pensieri verso Dio solo e fare di lui l'oggetto delle vostre meditazioni, come
se egli solo esistesse.
Tale unione vi apporterà
grande gioia e sarà un felice inizio della vita futura.
CAPITOLO XI
DOBBIAMO RESISTERE ALLE
TENTAZIONI E SOPPORTARE LE PROVE
Il servizio di Dio non esclude la tentazione
Chi vorrà avvicinarsi a Dio
con cuore sincero e puro, dovrà necessariamente subire la tentazione e la
prova.
Come resistervi
Regola da seguire in tutte le
tentazioni è questa: non acconsentirvi, appena sono sentite, ma sopportarle con
pazienza, dolcezza, umiltà e longanimità.
Se si tratta di bestemmie o
di cose vergognose, non si può fare di meglio che disprezzare tali
immaginazioni o fantasie come futili.
Senza dubbio, la bestemmia è
colpa, obbrobriosa, orribile; bisogna tuttavia sprezzare simili tentazioni
senza cedere a turbamenti di coscienza. Se disprezzate così il nemico e le sue
suggestioni, egli si ritirerà ben presto. E' troppo orgoglioso per subire lo
sprezzo e la noncuranza.
Il miglior rimedio è dunque
di non preoccuparsene affatto, come se si trattasse di mosche che, nostro
malgrado, ci volteggiano davanti agli occhi.
Durante le tentazioni non
bisogna allontanarsi dalla presenza di N. Signore
Voi dunque che servite Gesù
Cristo, guardatevi bene dall'allontanarvi facilmente dalla presenza del
Signore, di indignarvi, lagnarvi di queste mosche, cioè delle tentazioni
leggere, delle supposizioni, delle tristezze e pusillanimità, degli
abbattimenti e delle mille nullità che il buon volere e un atto di elevazione a
Dio possono allontanare.
L'unione a Dio si compie con la buona volontà
Per mezzo della buona
volontà, l'uomo fa di Dio il proprio Signore; dei santi angeli fa i propri
custodi e protettori.
La buona volontà mette in
fuga le tentazioni, come la mano scaccia le mosche che si posano sulla fronte.
“Pace agli uomini di buona volontà” (51).
La buona volontà è, per
l'anima, la sorgente di tutti i beni, la madre di tutte le virtù.
Chi la possiede, tiene in sua
mano, senza paura di perderlo, tutto ciò che gli è necessario per vivere bene
(52).
Se voi volete il bene, ma non
potete compierlo, Dio ve ne compenserà come se l'aveste compiuto (53).
Per legge eterna e immutabile
Dio ha stabilito che il merito sia nella volontà, che in cielo o in inferno la
volontà faccia la ricompensa o il supplizio (54).
La carità non è altro che una
grande volontà di servire Dio, un soave desiderio di piacergli, un bisogno
fervidissimo di goderlo.
La tentazione non è un
peccato, ma è la prova della virtù.
La tentazione fortifica la virtù
Per mezzo della tentazione
l'uomo può acquistare molti beni (55), tanto, più che “la vita dell'uomo sulla
terra è una continua tentazione (56).
CAPITOLO XII
EFFICACIA DELL'AMORE DI DIO
Importanza dell'amore di Dio
Tutto ciò che abbiamo detto
nei capitoli precedenti, tutto ciò che è necessario alla salvezza, non può
ricevere che dall'amore il suo più intimo e salutare perfezionamento.
L'amore supplisce a tutto ciò
che potrebbe mancarci per la nostra salvezza; racchiude in sé l'abbondanza di
ogni bene e non gli manca neppure la presenza dell'oggetto supremo dei nostri
desideri.
Soltanto per l'amore noi ci
orientiamo verso Dio, aderiamo a Dio, siamo uniti a Dio, per diventare uno
stesso spirito con lui e ricevere da lui e per lui la felicità, quaggiù nella
grazia e lassù nella gloria.
L'amore non trova riposo che
nel bene amato, ossia nel suo possesso pacifico e completo.
L'amore conduce a Dio
L'amore, o la carità, è la
via che conduce Dio all'uomo e l'uomo a Dio.
Dio non può stare ove non c'è
la carità.
Chi ha la carità, possiede
Dio, perché “Dio è carità ”.
Non vi è nulla di più acuto,
sottile, penetrante della carità.
Essa non ha riposo fino a che
non ha esplorato tutta la potenza e la profondità dell'oggetto amato. Essa
vorrebbe immedesimarsi in lui, e, se lo potesse, essere con lui una cosa sola.
Ecco perché non può
sopportare intermediari fra lei e il suo oggetto che è Dio: essa si slancia
violentemente verso di lui e non ha pace fino a quando ha superato tutto per
giungere a lui.
L'amore ha la virtù di unire
e di trasformare; trasforma l'amante nell'amato e l'amato nell'amante. Nei
limiti del passibile, l'uno diventa l'altro.
L'amore crea l'unione fra l'amante e l'amato
E anzitutto con quale
perfezione d'intelligenza trasporta la persona amata in colui che ama!
Con quale dolcezza e soavità
l'una vive nel ricordo del secondo! Colui che ama, si sforza di sapere, non in
maniera superficiale, ma fino all'intimo, ciò che riguarda la persona amata e
di penetrare, per quanto gli è possibile, addentro nella sua vita!
Dopo viene la volontà.
Essa trasporta la persona
amata nel soggetto che ama.
Quindi, le due persone,
amante e amata, sono unite in una amorosa compiacenza, in una dolce e intima
gioia procurata loro dal reciproco possesso.
Inoltre, colui che ama si
trova nella persona amata anche per la sua conformità di desideri, di
attrazioni e di ripugnanze, di gioie e di tristezze. Si direbbe che è propria
una cosa sola con lui.
Poiché “l'amore è forte come
la morte” (57), porta l'amante fuori di se stesso e fino nell'intimo dell'amato
fortemente ve lo incatena.
L'anima è molto più presente
là dove ama che non dove è principio di vita, perché essa è nella persona amata
con la sua propria natura, con la ragione e la volontà, mentre nell'essere da
essa vivificata è presente soltanto per dargli l'esistenza, ciò che accade
anche negli animali (58).
Soltanto l'amore di Gesù Cristo può distoglierci da ciò che non è Lui
Bisogna dunque concludere che
una cosa sola può distoglierci dagli oggetti esteriori, per ricondurci prima in
noi stessi e in seguito nella divina intimità con Gesù Cristo. Essa è l'amore a
Gesù e il desiderio delle sue soavità che ci permettono di sentire, comprendere
e gustare la presenza della sua divinità.
La forza dell'amore è la sola
capace di trasportare l'anima dalla terra alle altezze del cielo.
Nessuno può pervenire alla
suprema beatitudine, se l'amore e il desiderio non gli danno le ali.
L'amore è la vita dell'anima,
la sua veste nuziale, la sua perfezione (59).
“La legge, le profezie, i
precetti del Signore dipendono da esso” (60). Per questo l'Apostolo diceva ai
Romani: “Il compimento della legge è l'amore” (61) e nella prima Epistola a
Timoteo: “Fine della legge è la carità” (62).
CAPITOLO XIII
DOTI ED EFFICACIA DELLA
PREGHIERA. E' NECESSARIO CONSERVARE IL CUORE NEL RACCOGLIMENTO INTERIORE
La carità e le altre grazie si ottengono per mezzo della preghiera
Ma noi siamo incapaci di
acquistare la carità ed ogni altro bene, e nulla ci è possibile offrire da noi
stessi al Signore, che è l'autore di tutti i beni.
Tutto ciò che noi abbiamo, ha
avuto inizio da Dio e gli appartiene. Una cosa sola è nostra; Dio stesso ce la
indicò con la sua parola e i suoi esempi, quando ci ha insegnato a ricorrere
alla preghiera in tutte le necessità, in tutti i casi della vita.
L'umiltà e la confidenza
in Dio rendono la preghiera efficace
Dobbiamo ricordarci che noi
siamo colpevoli, miserabili, poveri, mendicanti, infermi, indigenti, sudditi,
schiavi, fanciulli, e che in noi vi è soltanto una desolazione completa.
Sforziamoci dunque, di
umiliare profondamente la nostra anima nella prosternazione, nell'amore e nel
timore; facciamo regnare in noi il raccoglimento e la pace; aggiungiamo ai
progressi misurati, sinceri, semplici della modestia, la grandezza dei
desideri, l'ardore e i gemiti del cuore, la semplicità e sincerità dello
spirito e poi supplichiamo Iddio ed esponiamogli con grande confidenza i
pericoli che ci minacciano da ogni parte.
Liberi e fermi, senza
esitazione, affidiamoci e offriamoci completamente a lui fino nella più intima
fibra.
Non siamo noi forse delle
creature che gli appartengono realmente e assolutamente?
Non serbiamo per noi nulla di
noi stessi e allora s'adempirà in noi la parola del beato Padre del deserto,
Isacco, il quale, a proposito della preghiera disse: “Noi saremo con Dio un
solo spirito e Dio solo sarà per noi tutto e in tutte le cose, quando la
perfetta carità con la quale egli per il primo ci ha amati sarà passata
nell'intimo del nostro cuore (63). Ciò avverrà, quando tutto il nostro amore ed
ardore, i nostri desideri e sforzi, tutti i nostri pensieri, tutto ciò che
vediamo, diciamo, speriamo, sarà Dio stesso; quando l'unità che esiste tra il
Padre e il Figlio, tra il Figlio e il Padre, sarà passata nei nostri sensi e
nella nostra anima.
Il distacco da sé e il desiderio di Dio rendono possibile la preghiera
L'amor di Dio per noi è puro,
sincero, tenace; e noi dobbiamo da parte nostra restargli uniti con un amore
perpetuo, ininterrotto.
Noi dobbiamo appartenergli in
modo tale che le nostre speranze, i nostri pensieri, le nostre parole, le
nostre preghiere non siano che Dio (64).
Si deve desiderare di
possedere quaggiù una idea della beatitudine eterna
L'uomo che vive secondo lo
spirito deve dirigere le proprie intenzioni, i propri sforzi e gli avvenimenti,
in modo da meritare il possesso, in corpo mortale, di un'idea della beatitudine
futura e pregustare quaggiù, in certo qual modo, un assaggio di felicità della
vita celeste.
Ecco il coronamento di ogni
perfezione. Bisogna che lo spirito si liberi dalla carne, per elevarsi sempre
più verso le regioni sublimi dell'immateriale, sì che la vita e i desideri del
suo cuore diventino una sola e continua preghiera.
Il religioso deve elevare
sempre la sua anima a Dio, cioè pregare sempre
Quando l'anima si sarà liberata
dal fango delle miserie umane, aspirerà a Dio, dal quale l'uomo non dovrebbe
mai allontanare i suoi pensieri; specialmente il religioso dovrebbe considerare
la minima separazione dal bene supremo, assai più funesta della più crudele
morte; quando l'anima avrà fatto regnare in sé la pace e sarà perfettamente
libera dalle sue passioni, per unirsi strettamente al solo Bene supremo, allora
si avvererà la parola dell'Apostolo: “Pregate senza tregua” (65) e “in ogni
luogo, elevando le mani pure, senza agitazioni, senza inquietudini” (66).
Infatti quando questa purezza
avrà vinto le attrattive che abbassano l'uomo verso la materia e l'anima,
liberatasi dalla terra, si sarà come trasformata, a somiglianza dei puri
spiriti o angeli, allora tutto ciò che le accadrà o la preoccuperà o farà, non
sarà più che una preghiera purissima e perfetta.
La contemplazione può
diventare facile,
E se voi continuate nei
vostri sforzi, senza, scoraggiamenti, come dicemmo da principio, ben presto vi
riuscirà così facile, così agevole contemplare e godere nel vostro
raccoglimento. e ritiro, come vi riesce ora facile vivere nella. vostra natura
umana.
CAPITOLO XIV
NEI GIUDIZI SI DEVE
CERCARE LA TESTIMONIANZA DELLA PROPRIA COSCIENZA
Per giungere alla
perfezione bisogna esaminare spesso la propria coscienza
Infine quando si tratta di
acquistare in Dio la perfezione, la purezza, la tranquillità dell'anima, un
mezzo assai efficace per arrivarvi, è di ricorrere, sempre nel silenzio,
all'intimo giudizio del nostro spirito, quali siano i nostri sentimenti, le
nostre parole, le nostre azioni.
Dopo avere allontanato ogni
altro pensiero, ci si deve raccogliere completamente in noi, per metterci di
fronte alla verità e conoscerla.
Noi comprenderemo allora che
non ci serve a nulla, anzi che ci è molto nocivo, essere lodati e onorati
all'esterno, mentre in noi stessi siamo colpevoli e condannabili agli occhi
della verità.
La testimonianza della coscienza corregge il giudizio degli uomini
E' inutile essere onorati
esteriormente tra gli uomini, se la coscienza interiormente ci accusa. Così
pure non abbiamo niente da perdere se siamo biasimati o perseguitati
esteriormente, quando in noi stessi ci sentiamo innocenti, irreprensibili,
inoffensivi. Anzi, noi avremo allora mille ragioni di rallegrarci pazientemente,
silenziosamente, tranquillamente nel Signore.
L'avversità non è mai nociva, là dove non
domina l'iniquità.
Non bisogna mendicare la
ricompensa dagli uomini
Come nessun male resta
impunito, così nessun bene resta senza ricompensa.
Non imitiamo gli ipocriti che
mendicano ricompense e corone dagli uomini: noi dobbiamo attenderle da Nostro
Signore, non ora, ma più tardi; non per il momento che passa, ma per
l'eternità.
Non vi è quindi nulla di
meglio e di più grande, in ogni tribolazione e in ogni evenienza, che rientrare
nel santuario della nostra anima: là invocare Gesù Cristo nostro Maestro,
nostro soccorso nelle tentazioni e nelle contrarietà, umiliarci confessando i
nostri peccati, lodare Dio nostro Padre, che abbatte e consola, e disporci a ricevere
senza turbamento alcuno, con prontezza e fiducia, dalle mani della sua
ineffabile Provvidenza e della sua ammirabile saggezza tutto ciò che Egli vorrà
inviare, a noi o agli altri, di prospero o di avverso.
Conseguenze della fedeltà nell'ascoltare la propria coscienza
Allora i peccati saranno
espiati e rimessi (67); sgorgherà dall'anima il pentimento, vi penetreranno la
soavità e la sicurezza, vi discenderanno la grazia e la misericordia; una dolce
familiarità ci attirerà e fortificherà, una sovrabbondante consolazione ci
verrà dal seno di Dio; ci sentiremo vicini a lui e a lui uniti
indissolubilmente.
Bisogna guardarsi dal preferire le apparenze alla santità vera
Ma guardiamoci dall'imitare
gli ipocriti e i farisei che preferivano le apparenze esterne del bene e della
virtù alla reale santità dell'anima. Non è forse suprema demenza cercare,
desiderare, chiedere a se stessi o agli altri la lode, la gloria umana, mentre
nell'interno si è pieni di peccati innumerevoli e vergognosi?
Certamente chi persegue tali
vanità, non potrà partecipare ai beni dei quali abbiamo testé parlato e suo
retaggio sarà senza dubbio l'onta. Abbiate dunque costantemente presenti i
vostri peccati; studiate bene voi stessi per umiliarvi.
Non temiamo il disprezzo
degli uomini e disdegniamo le loro lodi
Non temete, a motivo dei
vostri gravi peccati e del grande male che è in voi, di essere reputati da
tutti quale indegnissimo, vilissimo, abiettissimo fango.
Consideratevi fra gli altri
come la scoria fra l'oro, come la cattiva erba tra il frumento, come la paglia
nel grano, come il lupo fra le pecore, come Satana tra i figli di Dio.
Non cercate, di conseguenza,
d'essere rispettati tra gli altri, né agli altri preferiti.
Fuggite invece con tutta
l'energia del cuore e dell'anima il veleno dell'adulazione, della lode, di una
riputazione piena di iattanza e di ostentazione; evitate, secondo le parole del
Profeta, di “lodare un peccatore nei desideri della sua anima” (68); ascoltate
Isaia: “Coloro che ti adulano, t'ingannano; essi ti ostacolano il sentiero ove
cammini” (69); e anche Nostro Signore che ci dice: “Guai a voi quando gli
uomini vi loderanno” (70).
CAPITOLO XV
COME SI PUÒ ARRIVARE AL
DISPREZZO DI SE STESSI. UTILITA' DI QUESTO DISPREZZO
Bisogna arrivare a considerare noi stessi degni di disprezzo
Più l'uomo riconosce la sua
miseria e più vede chiaramente e perfettamente la maestà di Dio; più l'uomo, a
causa della grandezza di Dio, e della verità e della giustizia, è vile ai
propri occhi, più è stimabile agli occhi di Dio.
Sforziamoci dunque di
reputarci vilissimi, di crederci indegni d'ogni beneficio, di dispiacere a noi
stessi, di piacere a Dio, di passare agli occhi degli altri per indegni e vili,
di non turbarci nelle tribolazioni, né nelle afflizioni ed ingiurie, di non irritarci
contro coloro che ce le infliggono, di non inquietarci, di non indignarci a
loro riguardo.
Cerchiamo, al contrario, di
crederci sinceramente meritevoli di tutte le ingiurie, di tutto il disprezzo,
di tutti i maltrattamenti, di tutti gli sdegni.
I nostri peccati ci rendono degni di disprezzo
Infatti colui che per amore
di Dio ha nel cuore pentimento e dolore, rifugge dall'essere onorato e amato;
non evita di essere in qualsiasi maniera calpestato, odiato, ostinatamente
disprezzato, al fine di praticare la vera umiltà e di attaccarsi soltanto a
Dio, con cuore veramente sincero e puro.
Ora, per amare Dio solo, per
odiare se stessi, per desiderare di essere piccoli agli occhi degli altri, non
c'è bisogno di lavoro esteriore, né di salute corporale; è necessario piuttosto
il dominio dei sensi, l'opera del cuore, e il riposo dello spirito.
Come elevare l'anima a Dio
Solamente col lavoro del
cuore e con lo slancio intimo dell'anima potremo contrapporci alle bassezze
della terra, per elevarci e salire fino a ciò che è celeste e divino.
Così comportandoci, noi ci
trasformiamo in Dio, soprattutto quando con perfetta sincerità e senza
pregiudizi, senza condannare e disprezzare il prossimo, preferiremo di essere
ritenuti da tutti oggetto di onta e di obbrobrio, o meglio ancora di essere
aborriti come fetido fango, piuttosto che di possedere le delizie terrestri,
essere onorati ed esaltati dagli uomini, gioire di vantaggi e di felicità
d'ogni genere in un mondo fugace.
La nostra consolazione
quaggiù deve consistere nel deplorare le offese fatte a Dio
Sì, proponiamoci di non
desiderare, nella presente peritura vita del corpo, altro conforto che di
pentirci, di deplorare e piangere le offese a Dio e le colpe commesse;
impariamo a svalutarci, ad annichilirei e ad apparire ogni giorno più
spregevoli agli occhi altrui; a considerarci, in noi stessi, sempre più indegni
degli altri, per piacere così a Dio solo e rimanere radicati in lui; non
preoccupiamoci d'altro che di Gesù Cristo Nostro Signore che solo deve regnare
nelle nostre affezioni; non abbiamo sollecitudini e cure che per Colui la cui
potenza e provvidenza dà l'essere e il moto a tutte le creature (71).
Non è questa l'ora di gioire, ma di piangere
Non è questa l'ora di gioire,
è l'ora di piangere di tutto cuore.
Se non avete il dono delle
lacrime, amareggiatevi almeno di non poter piangere; se invece sapete piangere,
gemete per essere stati voi stessi la causa del vostro dolore con la gravità
delle offese fatte a Dio e il grande numero dei vostri peccati.
Il condannato che ha ricevuto
la sua sentenza non si occupa affatto delle disposizioni che prendono i
carnefici; e così colui che è in cordoglio e lagrime di pentimento deve
rimanere estraneo alle delizie, alla collera, alla gloria, all'indignazione e
alle passioni tutte.
Ben diverse sono le dimore
dei cittadini da quelle dei condannati. Così è per coloro che hanno nelle loro
colpe una ragione di dolersi e di piangere; la vita e il modo di comportarsi
non devono affatto somigliare alla vita e al modo di comportarsi di coloro che
si conservano innocenti e nulla hanno da espiare.
E' sulla giusta via colui
che è indifferente al disprezzo e alla stima del mondo
Chi amerà veramente Gesù
piangerà con lui, lo porterà nel corpo e nel cuore, sentirà sincero dolore dei
peccati e dei delitti commessi, cercherà realmente la felicità eterna,
conserverà gelosamente il timoroso pensiero del suo ultimo fine e non soffrirà
più travagli e fatiche e ansie per altre cose.
L'uomo che vuole pervenire
rapidamente ad una beata impassibilità e a Dio, deve dunque considerare come un
giorno perduto quello in cui non sarà stato disprezzato e maledetto.
L'impassibilità di cui
parliamo non è altro che l'assenza delle passioni e dei vizi, la purezza del
cuore, la presenza delle virtù.
Consideratevi dunque già come
morti, voi che non potete dubitare di inesorabilmente morire.
Avrete, infine, una prova che
ogni vostro pensiero, ogni vostra parola ed azione è in obbedienza alla volontà
di Dio, se potrete constatare che vi rendono più umili, più forti in voi stessi
e riguardo a Dio.
Ma se notate in voi il
contrario, temete fortemente che pensieri, parole ed azioni non siano secondo
il volere di Dio, non graditi a lui, e non utili a voi.
CAPITOLO XVI
LA PROVVIDENZA DIVINA SI ESTENDE A TUTTE LE COSE
Bisogna rimettersi completamente alla Provvidenza di Dio
Per ottenere ciò che abbiamo
detto, per arrivare senza ostacoli, facilmente, sicuramente, liberamente,
tranquillamente fino a Dio, Nostro Signore e Maestro, per unirci e radicarci in
lui con una unione indissolubile e pacifica, nella prosperità e nell'avversità,
per la vita e per la morte, è assolutamente necessario rimettere ogni cosa, con
confidenza e sicurezza, nelle mani della sua immutabile e infallibile
provvidenza. E ciò non deve meravigliarci, poiché egli dà a tutte le creature
anzitutto l'essere, il potere e l'azione, ossia la sostanza, la facoltà e
l'opera, poi la specie, la forma e l'ordine, in numero, peso e misura.
Tutte le cose dipendono da Dio nel loro essere e nella loro attività
Come l'opera d'arte
presuppone l'opera della natura, così l'opera della natura presuppone l'opera
di Dio creatore, conservatore, ordinatore, amministratore.
A lui solo, infatti,
appartengono la potenza, la saggezza, la bontà infinita, la misericordia
essenziale, la giustizia, la verità, la carità immutabile, l'immensità e
l'eternità.
Nessun essere potrebbe
sussistere ed operare per virtù propria, ma ogni creatura deve operare per
virtù di Dio, cioè del primo motore, del primo principio, causa di ogni azione
e che agisce in ogni essere capace di agire.
Tutto dipende da Dio per l'ordine e l'armonia
Se si tratta di creare
l'armonia dell'ordine, la Provvidenza di Dio provvede immediatamente a tutto,
fino nei minimi particolari.
Dall’infinitamente grande
all’infinitamente piccolo, nulla può sfuggire all'eterna provvidenza di Dio;
nulla le si sottrae, sia nelle opere della natura, come negli atti della
libertà, come anche nelle opere del caso o fatalità, o in ciò che è stato
voluto da essa.
Non solo, ma è impossibile a
Dio fare alcuna cosa che non cada sotto il dominio della sua provvidenza, come
non può fare nulla che non sia sottomesso alla sua azione.
La Provvidenza si estende anche ai pensieri dell'uomo
La Provvidenza di Dio si
estende dunque a tutte le cose, anche ai pensieri dell'uomo.
Ci dice infatti la Sacra
Scrittura: “Gettate tutte le vostre inquietudini nel seno di Colui che ha cura
di voi” (72). Il Salmista aggiunge: “Gettate i vostri pensieri nel Signore ed
Egli vi nutrirà” (73).
La bontà di Dio si estende a tutti gli esseri
Nel secondo capitolo
dell'Ecclesiastico è detto: “Considerate, o figli, le generazioni degli uomini
e sappiate ,che nessuno sperò nel Signore e rimase confuso, che nessuno che ha
perseverato nei suoi comandamenti è stato poi abbandonato” (74). E il Signore
dice anche: “Non vi inquietate domandandovi: Che cosa mangeremo?” (75).
Bisogna confidare in Dio
Dunque tutto ciò che possiamo
sperare da Dio per quanto illimitata ne sia la grandezza, lo riceveremo,
secondo le parole del Deuteronomio: “Tutta la terra che i vostri piedi
calcheranno sarà vostra” (76).
Tutto ciò che desidererete lo
riceverete; più grande sarà la vostra confidenza e più grande sarà il possesso.
S. Bernardo disse: “Dio, il
Creatore di tutte le cose, è così ricco in misericordia che qualunque sia la
grazia per la quale tendiamo le mani non mancherà di concederla” (77).
E in S. Marco è detto: “Tutto
ciò che voi domanderete nelle vostre preghiere, abbiate fede di riceverlo, e lo
riceverete” (78).
La confidenza in Dio deve essere ardente e assoluta
Più la confidenza in Dio è
forte e pressante e in umiltà e in adorazione si rivolge vivamente a lui, più
otterrà con sicurezza, abbondanza e prontezza, quanto spera.
Ma se a causa della grande
quantità ed enormità dei peccati, la confidenza è lenta ad elevarsi a Dio,
colui nel quale regna questo torpore deve ricordare che a Dio tutto è
possibile; ciò che Egli vuole, avviene infallibilmente e ciò che non vuole, non
può mai realizzarsi e infine è a Lui così facile rimettere numerosi ed enormi
peccati come rimettere un peccato solo.
Dio perdona i peccati
D'altra parte come un
peccatore non saprebbe da se stesso rialzarsi, liberarsi, purificarsi dai suoi
numerosi peccati, così gli è impossibile trarsi anche da un peccato solo;
poiché non soltanto noi non possiamo compiere, ma neppure possiamo pensare da
noi stessi ciò che è bene (79), per la ragione che tutto ci viene da Dio.
I nostri peccati ostacolano la misericordia di Dio
Tuttavia è naturalmente assai
più pericoloso essere impantanati in numerosi peccati che in uno solo.
E, infatti, nessun male resta
impunito, e ad ogni peccato mortale è dovuta, a rigore di giustizia, una pena
infinita, perché ogni peccato mortale è grave offesa a Dio cui spettano
grandezza, dignità, gloria infinite.
Del resto, secondo
l'Apostolo: “il Signore conosce quelli che gli appartengono” ed è impossibile
che uno di essi perisca.
Niente può eludere i divini consigli
Nulla può eludere i divini
consigli, né le tempeste e le ondate dell'errore, né gli scandali, gli scismi,
le persecuzioni, né le avversità, le discordie, le eresie, né le tribolazioni e
le tentazioni di qualunque specie.
Il numero degli eletti e la
misura del loro merito è eternamente e irrevocabilmente previsto.
Tutto è utile agli eletti
E questo è così vero, che
tutti i beni e i mali che possono venire ad essi o ad altri, prosperità o
avversità, saranno sempre a loro vantaggio.
Anzi, l'avversità non farà
che renderli più provati e più gloriosi.
Non tardiamo dunque ad
abbandonarci, senza diffidenze e timori, alla divina Provvidenza.
E' la Provvidenza che
permette il male che da qualsiasi parte ci giunge.
Ed è bene, è una fortuna che
lo permetta.
Il male non può giungerci in
altro modo, né più grave di come essa lo permette, perché essa sa, può e vuole,
per la saggezza delle sue disposizioni, trarne il bene.
Come per opera sua si compie
tutto ciò che è bene, così col suo permesso accade tutto ciò che è male (80).
Dio trae dal male il bene
Ma dal male Dio fa derivare il bene e così si
manifestano meravigliosamente la sua potenza, saggezza e clemenza, per mezzo di
Nostro Signore Gesù Cristo, la sua misericordia e giustizia, la forza della
grazia, la debolezza della natura, la bellezza dell'universo nell'opposizione
dei contrasti, la gloria dei buoni, la malizia e la punizione dei cattivi.
Il peccato stesso fa risplendere la bontà di Dio
Parimenti nella conversione
di un peccatore noi vediamo il valore della confessione, della contrizione,
della penitenza; e la pazienza di Dio, la sua misericordia e la sua carità, la
sua bontà e la sua gloria.
Tuttavia il peccato non
sempre si volge in bene per coloro che lo commettono; ma più spesso è un grave
pericolo e il più grande dei mali, perché causa la perdita della grazia e della
gloria, insozza e provoca il castigo, forse anche il castigo eterno.
Si degni Nostro Signore Gesù
Cristo di preservarcene!
PIO ESERCIZIO QUOTIDIANO PER MANTENERSI CONTINUAMENTE
ALLA PRESENZA ATTUALE DI DIO (81)
Vantaggi del raccoglimento
Quantunque voi dobbiate
sempre stare raccolti in voi stessi, nei limiti permessi della debolezza umana,
dovete tuttavia ogni giorno, se nulla vi si oppone, presentarvi con qualche
esercizio particolare allo Sposo celeste della vostra anima: sforzarvi di
unirvi a Lui, sia che sentiate devozione, sia che non ne sentiate affatto.
Bisogna scegliere una
determinata ora per unire particolarmente l'anima a Dio
Per far questo, vi
sceglierete un'ora speciale; per questo scopo potete servirvi, e con
grandissimo vantaggio, dell'esercizio che vi abbiamo precedentemente
raccomandato, dandovi delle formule di aspirazione (82).
Ma vogliamo anche insegnarvi
un altro mezzo che i maestri di vita spirituale giudicano della più grande
utilità.
Per compiere l'esercizio
di unione con Dio bisogna pentirsi dei propri peccati
Comincerete dunque col
raccogliere i vostri sensi e le vostre forze, poi vi prostrerete in spirito ai
piedi di Gesù Cristo, piangerete con dolore ed umiltà i vostri peccati e li
getterete nell'abisso della misericordia di Dio, perché egli li consumi, li distrugga,
li annienti; ecciterete in voi il vivo desiderio di non avere mai offeso un
Padre così buono, per meritare con ciò di piacergli come se realmente non
l'aveste offeso mai.
Proporsi di evitare il peccato
Proporrete poi, con l'aiuto
della grazia, di evitare tutto ciò che a Dio dispiace, chiederete che vi
perdoni per i meriti di Gesù Cristo, della beatissima Vergine Maria e di tutti
i santi.
Domanderete di essere lavati
nel sangue prezioso di Gesù Cristo, di essere perfettamente guariti e
santificati, ed avrete infine ferma fiducia di ottenere l'intera remissione dei
vostri peccati e un completo perdono.
Meditare la vita del Salvatore
Indi passerete al ricordo
della vita e della passione di Gesù Cristo e ringrazierete questo divino
Redentore.
Umiliarsi profondamente
In seguito vi porrete in
spirito, al disotto di ogni creatura, preferirete tutti gli altri a voi stessi
e li comprenderete tutti nel sentimento di una stessa carità.
Rinuncerete a tutto ciò che è
inferiore a Dio; vi rassegnerete interamente alla sua volontà e vi mostrerete
disposti a soffrire in spirito di penitenza ogni specie di tribolazione.
Tutto ciò deve essere fatto
con sincerità somma; ma se non foste ancora pervenuti al punto di poterlo dire
dal profondo del vostro cuore e con piena volontà, ditelo almeno come lo
potete, e sarete a Dio graditi.
Chiedere a Dio la sua grazia
Compiuto questo, chiederete al Signore quanto vi è
necessario per giungere alla unione perfetta con lui, e invocherete altresì la
gloriosa Vergine Maria, madre di Dio, e tutti gli abitanti della celeste
Gerusalemme a fine di ottenere, per loro intercessione, la grazia che
desiderate.
Bisogna anche pregare per
il prossimo
Pregherete in favore di tutti
coloro per i quali Gesù Cristo si è degnato offrirsi come vittima; e offrirete
le vostre preghiere non soltanto per i cristiani, ma anche per gl'infedeli
sparsi in tutto il mondo, sentendo realmente nel profondo del cuore una viva
compassione per quelli che col peccato sfigurano l'immagine di Dio stampata in
loro stessi e si rendono volontariamente estranei alla felicità che Dio
promette nell'eternità e a tutte le delizie del regno dei Cieli.
Bisogna pregare per le
anime del Purgatorio
Vi interesserete inoltre delle anime dei fedeli
defunti, trattenute ancora nelle fiamme del Purgatorio; estenderete il vostro
interessamento a tutta l'immensa famiglia di Dio e invocherete con tutto il
cuore la salvezza di tutti.
Non vi è mezzo più efficace
per attirare su voi gli sguardi della divina misericordia.
Dobbiamo glorificare Dio con una immensa carità
Dopo ciò innalzerete la
vostra preghiera alla SS. Trinità, celebrandone le lodi; ecciterete in voi il
desiderio di amare Iddio sempre di più. Agli occhi di Dio i vostri meriti
saranno tanto grandi quanto lo saranno stati i vostri desideri, perché Iddio
nella sua misericordia accetta le buone intenzioni degli uomini in luogo delle
buone opere, quando si è nella impossibilità di compierle.
Infine, con amorose
aspirazioni verso Dio, con desideri ardenti, gli chiederete la grazia di essere
felicemente uniti a Lui per sempre.
LO STESSO ESERCIZIO RIDOTTO IN FORMA DI PREGHIERA
Pensa di aggiungere a quanto
è stato detto una formula di preghiera adatta all'esercizio giornaliero di cui
si è parlato, per un maggior progresso dell'anima.
L'uomo si riconosce peccatore
O Gesù, mio Signore e mio
Dio! che vi dirò? Io piego, in spirito le ginocchia dinanzi a voi, depongo il
mio cuore ai vostri piedi e riconosco i miei falli.
Ho peccato, o mio Dio, ho
fatto il male in vostra presenza, ho peccato contro il mio Creatore, contro il
mio Redentore, contro il mio Benefattore e Padre.
Ahimè! sono sempre stato
troppo ingrato e infedele verso voi; io sono tutto ciò che vi è di più
miserabile e spregevole, sono cenere, polvere; non sono niente, Signore.
O Signore, abbiate pietà di
me!
L'uomo domanda la grazia e il perdono
Io vengo a deporre tutte le
mie iniquità, le mie negligenze, le mie mancanze (e voi sapete, Signore, quale
ne sia l'enormità e il numero) nelle vostre piaghe adorabili.
Vengo a gettarle nell'immenso
braciere del vostro amore, a inabissarle nell'oceano infinito della vostra
misericordia.
Perché, o Signore, vi ho
offeso?
Perché ho messo un ostacolo
alla vostra grazia?
Come mi dolgo di non aver
sempre cercato di piacervi, di obbedire alle vostre sante ispirazioni e alla
vostra divina volontà in tutte le cose!
Egli si propone di essere più fedele in avvenire
Io mi propongo, con l'aiuto
della vostra grazia, di evitare d'ora in avanti tutto ciò che vi dispiace,
pronto a morire mille volte piuttosto che volere qualcosa che possa offendervi.
O dolce Gesù, siatemi
propizio, per i meriti della vostra santa umanità, per quelli della vostra
beatissima Madre e di tutti i vostri santi.
Lavatemi nel vostro sangue
prezioso, purificatemi completamente, guaritemi e santificatemi senza riserva.
Il peccatore benedice e
glorifica Gesù Cristo per le sue infinite misericordie
Vi adoro, vi lodo, vi
glorifico, vi benedico, vi ringrazio, mio Signore Gesù, per tutte le vostre
misericordie e i vostri benefici. Vi ringrazio, o Figlio del Dio vivente,
Altissimo Dio, che nell'eccesso della vostra carità per me, vi siete degnato di
farvi uomo.
Per me, siete nato in una
stalla, siete stato avvolto in povere fasce, avete riposato in una mangiatoia,
avete avuto per nutrimento il latte verginale della vostra Santa Madre, avete
sopportato la povertà, l'indigenza, e per trent'anni siete stato aggravato di
una infinità di lavori e di fatiche; per me avete voluto che un sudore di
sangue stillasse dalle vostre membra fra tante angosce; per me siete stato
preso ignominiosamente e caricato d'indegni ferri, avete voluto soggiacere al
peso di una ingiusta condanna, siete stato coperto di vergognosi sputi, avete
ricevuto schiaffi, siete stato rivestito in segno di scherno di una veste bianca,
il cui uso rendeva ridicoli, siete stato esposto ad ogni specie di scherni,
avete voluto essere crudelmente lacerato a colpi di frusta, e spietatamente
coronato di spine, inumanamente inchiodato a una croce e abbeverato di fiele e
aceto.
Voi, o mio Dio, che avete
rivestito gli astri di tanto splendore, siete stato disprezzato, denudato,
coperto di ferite, abbattuto da dolori immensi, sospeso ad una croce infame.
Per me voi avete sparso il
vostro sangue così prezioso; per me infine siete morto!...
Il peccatore chiede a Gesù Cristo la grazia di amarlo
O mio dolce Gesù, unica
salvezza della mia anima! fate ch'io vi ami col più ardente amore e che dal più
profondo del cuore compatisca i vostri dolori.
Io abbraccio la vostra croce
adorabile e la bacio per amor vostro e per la vostra gloria.
Io saluto le piaghe da voi
sofferte per me e nelle quali è inciso il mio nome.
Vi saluto, mille volte vi
saluto, o piaghe benefiche del mio Salvatore, del Dio che mi ha tanto amato!
Buoni proponimenti del peccatore
O mio adorabile Salvatore!
io, il più miserabile dei peccatori, mi metto in vostra presenza al disotto di
ogni creatura.
Io non merito che la terra mi
sopporti. Fra tutti gli uomini non ve n'è uno che non debba essere preferito a
me.
Io mi metto al disotto di
tutti, e mi faccio volontariamente il servitore di tutti. Nei trasporti di una
sincera carità, abbraccio tutti gli uomini, specialmente quelli che mi
tormentano e mi perseguitano.
Per amor vostro rinuncio ad
ogni peccato, ad ogni vanità, a tutti i piaceri mondani, a tutto ciò che è
contrario all'ordine; rinuncio anche alla mia propria volontà, abbandono e
disdegno tutto ciò che è meno di voi e vi preferisco a tutto.
Accetto i vostri disegni
sopra di me.
Io desidero che la vostra
santa volontà si compia sempre in me, nel tempo e nella eternità.
Io mi offro a voi, pronto a
soffrire, con l'aiuto della vostra grazia e per la gloria del vostro nome, ogni
specie d'ignominia, d'ingiuria, di disprezzo e di obbrobri, ogni specie di
tribolazione e di dolori.
Io sono pronto a soffrire la
privazione assoluta di ogni consolazione sensibile.
Io non mi rifiuto di vivere,
se tale è la vostra volontà, in quella povertà e fra quelle afflizioni in cui
voi stesso siete vissuto.
Il peccatore domanda le virtù cristiane
O amabilissimo Gesù, fate
morire in me tutto ciò che vi dispiace.
Ornate la mia anima delle
vostre virtù e dei vostri meriti.
Datemi la vera umiltà, la
vera obbedienza, la vera dolcezza, la vera pazienza, la vera carità.
Datemi un assoluto impero
sulla mia lingua, su tutte le mie membra, su tutti i miei sensi.
Datemi la libertà interiore,
lo spirito di povertà, la purezza e la perfetta contemplazione di voi stesso.
Rendete la mia anima conforme
all'anima umana che faceva parte della vostra santa umanità, e il mio corpo conforme
a quel corpo così puro e così privo di ogni macchia, che voi avete rivestito.
Spandete in me la luce serena
e brillante della vostra divinità.
Egli desidera di essere trasformato in Cristo
Io credo fermamente che
abitate in me con la vostra divinità.
Degnatevi dunque di vedere
coi miei occhi, di udire con le mie orecchie, di parlare con la mia bocca, di
agire, insomma, con tutto il mio essere, per operare in me ciò che vi piace.
Liberatemi da tutto ciò che
mi imbarazza e mi impedisce di essere unito a voi perfettamente (83).
Per mezzo delle vostre piaghe
adorabili introducetemi fino al fondo della mia anima, affinché conoscendomi,
io conosca voi stesso e vi ami e vi sia intimamente unito e mi riposi
tranquillamente nel godimento delle vostre perfezioni, per la gloria del vostro
nome.
Esauditemi, o Signore, non in
ragione della mia volontà ma della vostra.
Esauditemi nella misura che
vi sembra conveniente alla vostra gloria e alla mia salvezza.
Preghiera alla Vergine Maria e ai Santi
O Maria, o tenera Madre di
Dio, o gloriosa Regina del cielo, abbiate pietà di me.
Intercedete per me, voi,
ch'io posso chiamare un giglio puro e profumato, opera perfetta della
risplendente e pacifica Trinità.
Ottenetemi la grazia di amare
il vostro divin Figlio Gesù Cristo d'un amore perfetto, e di diventare un'anima
secondo il suo cuore.
O voi tutti, Santi e Sante di
Dio! voi, Angeli beati, soccorretemi.
Pregate per me, immortali
abitanti della patria celeste, affinché io possa col vostro aiuto, piacere al
supremo Re, la cui contemplazione immediata e piena di dolcezza vi inonda di
una gioia inesauribile.
Preghiera per tutti gli uomini
O Gesù, salvatore
misericordioso, abbiate pietà della vostra Chiesa; abbiate pietà di tutti
quelli per i quali avete versato il vostro sangue.
Convertite i poveri
peccatori, richiamate gli eretici e gli scismatici, illuminate gli infedeli che
non vi conoscono. Soccorrete tutti coloro che sono in preda a qualche
difficoltà o a qualche tribolazione.
Soccorrete quanti si sono
raccomandati alle mie preghiere o desiderano di raccomandarvisi.
Soccorrete i miei parenti, i
miei amici, i miei benefattori; rendeteli tutti graditi ai vostri occhi.
Concedete il perdono e la
vostra grazia ai vivi e il riposo e la luce eterna ai defunti.
Per tutti, Signore, io vi
offro il vostro sangue prezioso e tutto ciò che avete voluto fare e soffrire
per la nostra salvezza, vi offro tutti i meriti della vostra umanità.
Preghiera alla Trinità
O Trinità! Dio altissimo,
clementissimo, misericordiosissimo, Padre, Figlio, Spirito Santo, Dio uno, voi
lo vedete, io spero in voi. Istruitemi, dirigetemi, sostenetemi.
O Padre, con la vostra
infinita potenza, fissate in voi la mia memoria e riempitela di santi e divini
pensieri.
O Figlio, con la vostra
eterna sapienza, illuminate il mio intelletto, accordategli la conoscenza della
vostra suprema verità e della mia bassezza.
O Spirito Santo, che siete
l'amore del Padre e del Figlio, con la vostra incomprensibile bontà,
trasportate la mia volontà in voi e infiammatela del fuoco inestinguibile della
vostra carità.
Perché non posso io,
adorabile Trinità, lodarvi e amarvi così perfettamente come i santi e gli
angeli del cielo? Almeno, o Signore, ch'io glorifichi come mi è possibile la
vostra saggia e benefica potenza.
Io benedico la vostra
onnipotente e benefica saggezza; e glorifico la vostra saggia e onnipotente
misericordia.
Ma poiché io non posso
abbastanza lodarvi, degnatevi, ve ne scongiuro, di lodarvi voi stesso in me,
con tutta la perfezione che meritate.
Oh! se avessi tutto l'amore
di tutte le creature, con quanta gioia mi affretterei a volgerlo verso di voi e
ad impiegarlo per amarvi!
L'uomo chiede a Dio di immergerlo in lui
O mio Signore e mio Dio! mio
principio e mio fine, o essenza supremamente semplice, supremamente tranquilla
e supremamente amabile, o abisso di dolcezze e di delizie! o mia amabile luce,
e suprema felicità della mia anima! o torrente d'ineffabile diletto! oceano di
gioie inesprimibili! pienezza perfetta di ogni bene, mio Dio e mio Tutto, che
cosa mi potrà mancare, se possiedo voi?
Voi siete il mio bene unico
ed immutabile. Io non devo cercare che voi.
Io non cerco e non desidero
che voi solo. O Signore, attiratemi a voi.
Infuocatemi del fuoco del più
cocente amore.
Considerate tutta la mia
povertà, la mia inanità, la mia ignoranza, la mia cecità. Io busso, apritemi!
Aprite ad un orfano che vi
implora. Immergetemi nell'abisso della vostra divinità; rendetemi un solo
spirito con voi, affinché io possa un giorno possedere in me le vostre soavi e
sante delizie.