....Nel Cristo Dio fatto uomo , troviamo il sostegno per la nostra debolezza e le risorse per raggiungere la perfezione. L'umanità di Cristo ci rimette in piedi , la sua condiscendenza ci prende per mano , la sua divinità ci fa giungere alla méta....


S.Agostino

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domenica 14 ottobre 2012

Al desiderio di infinito umano non può rispondere una dottrina, un insieme di regole, una organizzazione, ma piuttosto un avvenimento.


Intervento di Don Julian Carron al Sinodo sulla nuova evangelizzazione [13 10 12]

Non possiamo continuare a “pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, “questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato” (Porta fidei, 2).
Leggendo l’Instrumentum Laboris, sono rimasto colpito da questa osservazione: “Desta preoccupazione la scarsezza di primo annuncio nella vita quotidiana” Tutto lo sforzo fatto fino adesso fatica a generare una novità di vita tale da destare la curiosità per quello che i battezzati vivono. Come superare quella frattura tra la fede e la vita che rende più difficile alla fede di essere incontrabile in modo ragionevole, e dunque attraente? Senza “riscoprire e riaccogliere il dono prezioso che è la fede”, la nuova evangelizzazione rischia di essere ridotta a una questione di esperti.
Per suscitare questo interesse abbiamo un alleato dentro il cuore dell’uomo di qualsiasi cultura e condizione. Noi sappiamo che il cuore dell’uomo è fatto per l’infinito. Rimane in lui l’attesa di un compimento. Perché nessun “falso infinito riesce a soddisfarlo. “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde se stesso?” (Mt 16,26).
A questa attesa non può rispondere una dottrina, un insieme di regole, una organizzazione, ma piuttosto un avvenimento. Come disse don Giussani durante il Sinodo del 1987, “ciò che manca non è tanto la ripetizione verbale o culturale dell’annuncio. L’uomo di oggi attende forse inconsapevolmente l’esperienza dell’incontro con persone per le quali il fatto di Cristo è realtà così presente che la vita loro è cambiata”. Un luogo dove ciascuno possa essere invitato a fare la verifica che fecero i primi due sulla riva del Giordano: “Vieni e vedi”, perché “una fede che non possa essere reperta e trovata nell’esperienza presente, confermata da essa, utile a rispondere alle sue esigenze, non sarà una fede in grado di resistere in un mondo dove tutto, tutto, dice l’opposto”.