Non
comincio dal Vangelo o dal concilio, ma da Sofia Arnould, cantante francese.
Essa ha definito il divorzio: il sacramento dell' adulterio. Il quale sacramento
non fu voluto accettare da Alcibiade, uno degli uomini più intelligenti e stravaganti che ebbe l' antica
Grecia. La moglie Ipparata, afflitta per le di lui scappatelle, si recò
dall' arconte per chiedere il divorzio. Ma Alcibiade, avvertito,
arrivò dal
magistrato nel tempo stesso della sposa; senza lasciarla parlare, la prese per
la vita, la sollevò, se la caricò sulla spalla e se la portò a casa,
affermando: "Senza di te non possiamo vivere né io né i nostri figli".
Andando
più in là di Alcibiade, penso che l' amore
matrimoniale sia donazione di sé all' altro, ma così intima e nobile, così
ideale e fiduciosa, che da una parte pretende tutto, dall' altra esclude tutti.
Quell' amore è amore decapitato, se ammette riserve, provvisorietà e
rescindibilità. Sicché il divorzio è una spada di Damocle sull' amore dei
coniugi: genera incertezza, timore, sospetto. "Domani forse mi lascerà!
Forse andrà con quella che gli fa oggi da segretaria, così giovane, così
graziosa, così istruita!". Il convivere stesso non è più abbandono
fiducioso e donazione serena di sé, ma trepidazione, difesa istintiva,
preparazione a un domani diverso. Anche la maternità suscita timori
("Perché mettere al mondo dei figli, se domani ci separiamo").
Perfino i momenti dell' intimità sono solcati da tristi baleni ("E se
domani un' altra viene a sapere, beffandomi, di quanto succede tra noi").
Il
divorzio toglie aiuti e salvaguardie necessarie alla nostra debolezza. Noi
infatti non siamo degli angeli, anche nelle coppie più fortunate sono inevitabili le difficoltà:
piccole crisi, malintesi, litigi, disaccordi, esplosioni di temperamento, parole
che scappano ad una sposa stanca e suscettibile. Se non c' è divorzio in
prospettiva, si cerca di superare questi momenti di tensione e di evitarli in
avvenire. "Mi piace quella donna, ma bisogna che mi trattenga; sono legato
per sempre". "Farei la civetta con quell' uomo, ma è sposato; non ne
verrebbe che una relazione irregolare e disonorante; meglio lasciar perdere".
Cerco
di spiegarmi meglio. Può
succedere che uno sposo o una sposa - anche buoni - siano presi improvvisamente
e inspiegabilmente da una passione veemente. Qual è la forza in quel momento di crisi? Questa:
sapere che tentazioni del genere neppure si discutono, ma vanno tagliate con
taglio netto, subito. Qual è,
invece, la debolezza? Questa: poter dire a sé stessi che, insomma, cedendo ci si
mette bensì fuori regola davanti a Dio, ma che c' è
il mezzo di tenere la testa alta davanti agli uomini.
Il
divorzio civile è
proprio questo: il mezzo offerto dalla legge per tenere la testa alta davanti
alla società, nonostante in coscienza si sia fuori posto.
"Sacramento dell' adulterio". Aveva ragione Sofia Arnould. Almeno in
certi casi.
Più dell' uomo, nel divorzio, è vittima la donna.
Lui, anche se ha cinquant' anni, specie se ben provvisto di denaro, trova
facilmente una donna giovane, piacente, con cui "rifarsi una vita". Ma
lei? Specialmente se è
un po' sciupata, perché ha dato tutto al marito, al lavoro, ai figli, chi la
vuole? Eccola dunque buttata via come un limone spremuto, destinata quasi sempre
o a una solitudine piena di tristezza o a una vita di costumi non buoni.
"Ma
oggi la donna ha più indipendenza, mi sono sentito dire, lavora fuori
casa con assicurazione e prospettive di pensione. Se innocente, ha anche l'
assegno dell' ex marito". Tutto quel che volete, ma non si vive di solo
pane, specialmente quando ci si era dedicati con tutto il proprio essere a un
ideale, che si identifica con una persona. Ho visto di recente lo strazio di una
madre separata dal marito, cui è concesso di avere il figlio quindicenne per
due sole ore alla settimana. Essa non fa invidia davvero!
Ho
accennato ai figli. Alla tragedia. Il pulcino, quando è maturo, rompe col becco il guscio dell' uovo e
salta fuori. E già vestito, dopo pochi giorni mangia da sé, si cerca il
becchime; ed è in grado di percorrere la propria via per conto suo,
indipendentemente dalla chioccia che l' ha covato e badato. Non così i nostri
bambini. Non è neppure nato il figlio, e la mamma si affanna e i genitori
cominciano a spendere per il corredino. Nato, si continua a spendere per lui:
abitini, calzette, minuscole scarpe, biancheria... Poi vengono giocattoli e
libri. A quattordici anni, il figlio frequenta ancora la media e i genitori
spendono per scuola e ripetizioni. E i denari sono ancora il meno: aumentano,
col passare del tempo, le preoccupazioni: e gli esami, e il posto di lavoro, e
la riuscita negli studi, e il livello di vita, e il matrimonio. Spesso il figlio
ha 25 anni e grava ancora sulle spalle dei genitori, che pagano i suoi studi all'
università.
Ho
detto "i genitori". Intendo tutti e due; intendo i suoi genitori.
Intendo dire che egli non solo ha bisogno di una famiglia, ma della sua famiglia.
Mettiamo
ora che la famiglia si rompa: padre di qua, madre di là. Con chi va il figlio? Col padre? Ed allora,
anche con una pseudo-matrigna: ma non potrà dimenticare la madre vera e
comincerà presto a giudicare il padre. A quattordici anni, con le parole o con
l' atteggiamento, gli dirà: "Perché è qui costei? Che cosa hai fatto di
mia madre?". In questa situazione, com' è possibile al padre aver prestigio sul
figlio? Va invece colla madre? Se rimane sola, sarà essa capace
di dirigere, senza suo marito, la formazione di un ragazzo, che sta diventando
uomo? Se accanto a lei ci sarà uno pseudo-patrigno e degli pseudo-fratelli,
ritorniamo allo sbocco accennato sopra: dramma intimo e avviamento a una vita
tormentata.
COME BERE UN BICCHIERE D'ACQUA
Tutti
motivi sentimentali sono anche i casi pietosi e drammatici, che si portano per
legittimare il divorzio. D' accordo, questi casi esistono e meritano tanta
compresione. Restano, però, casi
eccezionali e non conviene che una legge statale, per rimediare le eccezioni,
metta in pericolo tutta una comunità. E' la tesi del romanzo Un divorzio
di
Paolo Bourget. Sulla nave è scoppiato il colera e le autorità del porto
impediscono lo sbarco a tutti i passeggeri. Ma uno di questi si fa avanti:
"Signor capitano, ho a terra il papà in fin di vita, m' ha chiamato dall'
America con telegramma, devo vederlo ad ogni costo; ne va di mezzo anche l'
eredità per me e per miei figli, mi lasci scendere!". "Mi duole
tanto, risponde il capitano, ma non posso: non devo, per aiutare te, esporre una
intera città al pericolo del contagio!". Negli stati divorzisti è
avvenuto. "E' solo una piccola apertura". Invece, nessuno è stato più
capace di chiudere la porta e di mettere un freno al divorzio dilagante. Per
forza: indotto una volta il costume divorzista, fare divorzio è come bere un
bicchiere d' acqua.
Ho
scritto, lo ripeto: non a lume di Vangelo o di concilio, ma - penso - di senso
comune.