Segretariato per i non-credenti
Il dialogo tra gli uomini necessità e impegno del nostro
tempo
1.La dignità e il valore della persona umana sono sempre
meglio riconosciuti dagli uomini d’oggi , dato il generale progresso della
cultura e della società e nonostante le inquietudini che l’attuale evoluzione
del mondo comporta.
Infatti l’intensificarsi delle relazioni umane ha favorito
la presa di coscienza del pluralismo quale dimensione caratteristica del nostro
tempo . Vero pluralismo , però , si può avere soltanto se gli uomin e le comunità
diversi per indole e cultura , dialogano fra loro .
Come sottoline l’enciclica Ecclesiam suam : “Il dialogo è certamente esigito anzitutto dall’abitudine
ormai diffusa di così concepire le relazioni fra il sacro e il profano , dal
dinamismo trasformatore della società moderna , dal pluralismo delle sue
manifestazioni , nonchè dalla maturità dell’uomo , sia religioso , sia non
religioso , fatto abile dall’educazione civile a pensare , a parlare , a trattare
con dignità di dialogo”.
In tal modo il dialogo , in quanto fondato su un mutuo
rapporto tra gli interlocutori , implica il riconoscimento della dignità e del
valore dell’altro in quanto persona . Il cristiano trova nella vocazione
soprannaturale del’uomo ulteriori motivi per affermare ancora più fortemente
tale valore e dignità . D’altra parte non sfugge alla Chiesa come , in virtù
del mistero dell’incarnazione , ogni sforzo compiuto per rendere più umano il
mondo , non solo la interessa molto ma entra anche nella sua sfera di
competenza . Di conseguenza , i crisitani sono chiamati a promuovere in ogni
modo possibile il dialogo tra gli uomini ad ogni livello , come espressione di
un amore fraterno , rispettoso delle esigenze di una umanità adulta e in
crescente progresso .
“La Chiesa infatti” secondo il Concilio Vaticano II “ in
forza della missione che ha di illuminare tutto il mondo con il messaggio
evangelico e di radunare in un solo Spirito tutti gli uomini di qualunque
nazione , stirpe e civiltà , diventa segno di quella fraternità che permette e
rafforza un sincero dialogo.”
Certamente , la volontà del dialogo non esclude altre forme
di comunicazione , come per esempio l’apologetica , il confronto , la
discussione né esclude la rivendicazione dei diritti della persona umana . Tuttavia
, l’atteggiamento comprensivo e aperto , che è alla base del dialogo , è
richiesto in generale da ogni forma di rapporto sociale . Tale atteggiamento
esige “correttezza , stima , simpatia , bontà” (Ecclesiam Suam) , che possono
derivare soltanto dal riconoscimento e dall’accettazione dell’ “altro” in
quanto tale .
La volontà di dialogare , infine , è un aspetto di quel
rinnovamento generale della Chiesa , che comporta anche un maggior
apprezzamento della libertà .
“La Verità” come insegna il Concilio Vaticano II “ va
cercata in modo rispondente alla dignità della persona umana e alla sua natura
sociale : e cioè con una ricerca condotta liberamente , con l’aiuto del
magistero o insegnamento , per mezzo della comunicazione e del dialogo , con
cui , allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca della verità , gli
uni espongono agli altri la verità che hanno scoperto o ritengono di aver
scoperto ; e alla verità conosciuta si deve adererire fermamente con assenso
personale” (Dignitatis Humanae).
2. “Per quanto ci riguarda” si legge nella Costituzione
pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo “(Gaudium et Spes n.d.r) “ il
desiderio di stabilire un gialogo che sia ispirato dal suo solo amore della
Verità e condotto con la sua opportuna prudenza , non esclude nessuno” .
Per parte sua , l’enciclica Ecclesiam Suam indicava per la
Chiesa cattolica tre cerchi concentrici di intelocutori , cioè tutti gli uomini
, molti dei quali non hanno alcuna religione , quindi i seguaci di religioni
non cristiane e infine i nostri fratelli cristiani non cattolici . Al fine di
instaurare il dialogo con questi tre generi di interlocutori , Paolo VI ha
instituito i tre segretariati : per l’unione dei cristiani , per i non cristiani
e per i non credenti . Il dialogo , in modo specialissimo quando si instaura
con i non credenti , pone problemi particolari e in parte almeno nuovi . D’altronde
nelle numerose iniziative che prendono vita allo scopo di attivare tale gialogo
, i cattolici , giustamente preoccupati e solleciti della verità e dei valori
della fede cristiana , possono incontrare alcune difficoltà . È per tale motivo
che il Segretariato per i non credenti ha ritenuto utile proporre alcune
riflessioni e direttive , sulla base dei
recenti documenti del magistero pontificio e conciliare . Nell’enciclica
Ecclesiam Suam , Paolo VI tratta a lungo del dialogo dal punto di vista
apostolico : “con il dialogo così inteso la Chiesa adempie la sua precipua
missione che è l’annuncio del vangelo a tutti gli uomini per offrire loro , con
rispetto e amore , il dono della verità della grazia di cui Cristo l’ha resa
depositaria .”
Nella costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo
contemporaneo si parla piuttosto del dialogo tra la Chiesa e il mondo : tale
dialogo non mira direttamente ad annunciare il vangelo . SI tratta infatti del
dialogo che i cristiani intendono instaurare con gli uomini che non hanno la
stessa fede , sia per ricercare insieme la verità in vari settori , sia per collaborare
alla soluzione dei grandi problemi del nostro tempo . Al dialogo così inteso
tra la Chiesa e il mondo si riferiscono le riflessioni che seguono.
1 NATURA E CONDIZIONE DEL DIALOGO
Il dialogo generale
In termini generali , si intende qui per dialogo ogni forma
di incontro e comunicazione fra persone , gruppi e comunità nell’intento di
realizzare o una maggior comprensione della verità o migliori relazioni umane ,
in un’atmosfera di sincerità , di rispetto delle persone e con una certa
reciproca fiducia . Il dialogo è particolarmente importante e complesso quando
si instaura fra persone di opinioni diverse , avolte anche opposte , che
tendono a dissipare i reciproci pregiudizi e ad allargare , nella misura del
possibile , le loro convergenze , sia sul piano delle semplici relazioni umane
, sia anche in ordine alla ricerca della verità o ai fini di una collaborazione
pratica nei più diversi settori.
Tutte queste dimensioni sono presenti nelle varie forme del
dialogo . Ma , dal momento che l’una o l’altra di esse può assumere un ruolo
preponderante , si possono distinguere tre tipi fondamentali di dialogo , cioè
:
a)
Incontro sul piano delle semplici relazioni
umane , che si propone di far uscire gli interlocutori dall’isolamento , dalla
mutua diffidenza e di creare un’atmosfera di maggior “simpatia” , di stima
reciproca e di rispetto;
b)
Incontro sul piano della ricerca della verità ,
che , trattando questioni di grandissima importanza per le persone stesse degli
interlocutori , indirizz alo sforzo comune a una migliore comprensione della
verità e auna più ampia conoscenza delle cose ;
c)
Incontro sul piano dell’azione , che tende a
stabilire le condizioni per una collaborazione in vista di determinati obiettivi
pratici , nonostante le eventuali divergenze dottrinali .
Per quanto sia desiderabile che
il dialogo si realizzi simultaneamente secondo queste tre forme , ciascuna di
esse tuttavia , instaurando un incontro interpersonale , conserva un suo
proprio valore .
Il dialogo implica una certa
reciprocità , nel senso che ciascuno degli interlocutori dà e riceve . SI distingue
pertanto dall’insegnamento , che è essenzialmente ordinato alla formazione del
discepolo che colloquia col maestro . Tuttavia il dialogo , in quanto comporta
l’arricchimento dottrinale del pubblico che vi partecipa , costituisce nei suoi
confronti una forma di insegnamento e anche un annuncio implicito della verità
evangelica . Il dialogo , come qui lo intendiamo , si distingue anche dalla
polemica e dalla controversia , in quanto queste sono finalizzante , anzitutto
, alla difesa delle proprie posizioni e alla dimostrazione dell’errore altrui .
Il dialogo inoltre non consiste propriamente in un semplice confronto , dal
momento che deve tendere a far sì che le due parti si avvicinino e si
comprendano maggiormente . Infine , anche se ciascuno degli interlocutori può
legittimamente aspirare a persuadere l’altro della verità delle proprie
convinzioni , il fialogo non è per natura sua ordinato a questo scopo , ma a un
vicendevole arricchimento .
Il dialogo dottrinale
1. Possibilità
e legittimità di tale dialogo
Spesso si discute sulla stessa
possibilità del dialogo dottrinale . SI domande se , affinchè il dialogo sia
sincero , non si richieda il rifiuto di ogni verità assoluta e se l’apertura al
dialogo non implichi un atteggiamento di perenne ricerca . Si chiede pure se ,
nel caso che si ammetta la possibilità di una verità assoluta , il dialogo possa
coesistere con la persuasione di possederla : la disposizione al dialogo sembra
infatti implicare il dubbio su ogni verità assoluta . Ancora : si può dialogare
quando gli interlocutori partono da due sistemi diversi di pensiero ? Se è vero
che una affermazione assume il suo senso preciso soltanto se rapportata all’insieme
del sistema , non si deve escludere la possibilità di un vero dialogo quando si
parte da sistemi differenti? Inoltre , da un’analisi della nozione di verità
quale oggi è concepita da molti , si deusme che la verità è intesa come
immanente all’uomo , da esso dipendente e dalla sua libertà , così che non si
ammette l’esistenza di una verità che non abbia origine dall’uomo stesso ;
conseguentemente il dialogo dottrinale verrebbe a mancare del proprio
fondamento , dal momento che i cristiani , rigettando il principio dell’immanenza
, si attengono a una nozione della verità assolutamente diversa .
Per quel che concerne in
particolare il dialogo pubblico , si chiede se sia lecito porre allo sbaraglio
la fede di un’assemblea non sufficentemente preparata alla contestazione .
Vorremmo pertanto qui di seguito indicare alcune linee per affrontare e
risolvere queste difficoltà .
Il dialogo dottrinale è un
colloquio improntaot a una sinecerità
coraggiosa , condotto in un clima di libertà e di rispetto , su problemi
dottrinali che concernono in qualche modo le stesse persone dialoganti , svolto
fra soffetti che , pur avendo opinioni differenti , si impegnano tuttavia
reciprocamente , al fine di pervenire a una migliore vicendevole comprensione ,
per mettere luce e , per quanto è possibile , allargare le proprie convergenze
. In tal modo il dialogo può portare al
ceciproco arricchimento delle due parti .
Da una parte , dunque , il
dialogo esige che si faccia attenzinoe al carattere personale della conquista
della verità da parte del soggetto ; si dovrà quindi tener conto delle
condizioni e della situazione particolare di ciascuno degli interlocutori , con
le limitazioni che ne seguono circa la prospettiva dalla quale ognuno affronta
i problemi ; la coscienza dei limiti inerenti ai singoli individui e alle
comunità come si sono storicamente configurate crea la disponibilità a prendere
in considerazione le opinioni e istanze degli altri e ad accogliere gli
elementi di verità di ciascuna parte .
Dall’altra parte , però , il
dialogo , in quanto ricerca della verità , non ha senso se non si ha fiducia
nell’intelligenza umana e non si ammette che essa , almeno in una certa misura
, è incapace di attingere la verità che è in grado i cogliere sempre alcuni
aspetti , sia pure frammisti ad errore . Inoltre , dal momento che ciascuno
ricerca e attinge la complessità del reale in una propspettiva personale e in
un certo senso unica , offre alla ricerca della verità un contributo
insostituibile , meritevole di attenzione da parte degli altri .
In tale condizioni , l’affermazione
della possibilità della verità , non soltanto è consona al dialogo , ma ne è
una condizione necessaria ; non si può dunque pensare di subordinare le
esigenze della verità a quelle del dialogo , come sembrano fare alcune forme di
irenismo . Anzi , il dialogo deve nascere dal dovere morale di ricercare la
verità in ogni cosa e in special modo nelle questioni religiose.
Inoltre , ilfatto che ciascuno
degli interlocutori reputi di essere nel vero , non rende inutile il dialogo
poichè non contrasta con la sua natura . Il dialogo infatti si nstaura partendo
da due posizioni differenti con l’intento reciproco di chiarirle e
possibilmente avvicinarle ; è pertanto sufficiente che ciascuno degli interlocutori
ritenga che la sua verità possa crescere attraverso il dialogo con l’altro .
Ora , un simile atteggiamento deve essere accettato e coltivato con sincerità
da parte dei credenti . Le verità della fede infatti in quanto rivelate da Dio
sono in sé assolute e prefette , ma sono sempre inadeguatamente penetrate dal
credente , il quale pertanto può sempre crescere nella loro intelligenza e
meditazione . Del resto , non tutto ciò che i cristiani affermano procede dalla
Rivelazione , e il dialogo con i non credenti può aiutarli a distinguere ciò
che deriva da essa dal resto e a scrutare i segni dei tempi alla luce del
vangelo .
La fede cristiana , inoltre , non
esime i credenti dal ricercare mediante la ragione i presupposti razionali
della loro fede , anzi il cristiano è impegnato ad abbracciare coraggiosamente
tutto ciò che la ragione umana rettamente esige , essendo certo in forza della
stessa fede che mai essa può trovarsi in contrasto con la ragione . Infine , il
cristiano sa che la fede non gli fornisce la risposta a tutti i problemi , per
quanto gli indichi col quale animo e per quali vie deve affrontarli , nel campo
del temporale soprattutto , che rimane un terreno vastissimo aperto alla
ricerca .
Per quanto riguarda la difficoltà
connessa con l’unità interna del sistema
, ricordiamo che il dialogo è possibile anche quando tra gli
interlocutori vi siano soltanto alcune convergenza particolari ; infatti , se
in un certo sistema di pensiero è possibile trovare alcune verità e alcuni
valori , che non derivano necessariamente il proprio significato e importanza
dal sistema e sono tali da poter sussistere
anche fuori di esso , è sufficiente che questi vengano posti nella loro
luce proprio perchè si possarealizzare un qualche consenso . Anche fra gli
uomini divisi da divergenze radicali può sempre darsi una possibilità di
incontro e di comunicazione . Tendendo quindi in considerazione la coesione
interna dei sistemi , si dovranno distinguere vari livelli ai quali si pone il
dialogo , poichè può accadere che sia possibile a un certo e non a un altro .
Si ricordi in particolare , che la sfera dell’umana ha una sua legittima
autonomia e di conseguenza divergenze di orgine religioso non escludono
necessariamente una convergenza di ordine temporale .
Non si può d’altra parte negare
che il dialogo risulti più difficile dal fatto che gli interlocutori abbiano
una diversa nozione della verità e divergano su i princìpi stessi della ragione
. In tal caso , primo compito del dialogo dovrà essere proprio quello di
pervenire a una nozione della verità e dei princìpi della ragione che possa
essere accettata da tutte le parti in colloquio . Se ciò non fosse possibile ,
non si deve per questo affermare che il dialogo è inutile . Infatti non è di
poco conto stabilire i limiti oltre i quali non si può andare . Non è d’altronde necessario che il dialogo
sia instaurato comunque e ad ogni costo .
Il rischio poi della
contestazione è pressochè inevitabile in una società pluralistica come la nostra
. Sorge di qui l’esigenza che i fedeli siano preparati ad affrontare questo
rischio , specialmente per il dialogo pubblico il quale , se convenientemente
preparato , può a sua volta contribuire notevolmente a far maturare la fede .
Il dialogo pubblico offre inoltre agli interlocutori la possibilità di proporre
le proprie posizioni dottrinali apersone che sarebbe altrimenti impossibile
raggiungere . Il dialogo tra credenti e non credenti , pur comportando dei
rischi , è dunque non solo possibile ma anche raccomandabile . Esso potrà
svolgersi su tutti i temi accessibili alla ragione umana , come ad esempio
quelli filosofici , religiosi , morali , storici , politici , sociali ,
economici , artistici e culturali in genere . La fedeltà a tutti i valori spirituali
e mondani impone al cristiano di riconoscerli ovunque essi si trovino . Tale
dialogo può vertere anche su valori che per la vita e la cultura dell’uomo
possono derivare dalle verità dell’ordine soprannaturale .
2. Condizioni del dialogo dottrinale
Il dialogo , per conseguire i
propri obiettivi , deve rispettare le esigenze della verità e della libertà .
Deve anzitutto ricercare sinceramente la verità , così che il dialogo
dottrinale debba essere escluso quando appare strumentalizzato a finalità
politiche contingenti . Ciò crea difficoltà particolari nel caso del dialogo
con i marxisti che aderiscono al comunismo , a motivo delig stretti legami che
essi stabiliscono tra la teoria e la prassi ; ne segue una certa impossibilità
a conservare distinti i livelli di dialogo , di conseguenza lo stesso dialogo
dottrinale viene trasformato in dialogo pratico .
La fedeltà alla verità si deve altresì tradurre in uno sforzo di
chiarezza nella presentazione e nel confronto delle rispettive posizioni ,
affinchè non avvenga che per mezzo di parole aventi lo stesso uono ma usate
secondo accezioni diverse si arrivi a mascherare anzichè superare le divergenze
. Si richiede quindi che si determini chiaramente il senso con cui dalle due parti
vengono usati gli stessi termini perchè , eliminata ogni ambiguità il dialogo
si svolga correttamente . Il dialogo dotrinale richiede anche un certo coraggio
, sia per esporre con tutta sincerità le proprie posizioni , sia anche per riconoscere la verità
dove essa si trovi , anche quando ciò impegna gli interlocutori alla revisione
di alcune posizioni dottrinali e pratiche . Il dialogo potrà essere giovevole
soltanto se gli interlocutori hanno una vera competenza ; in caso contrario ,
il beneficio del dialogo può rivelarsi sproporzionato ai rischi che comporta .
Nel dialogo infine la verità deve imporsi soltanto in virtù di se stessa :
occorre dunque che la libertà degli interlocutori sia giuridicamente
risconosciuta ed effettivamente rispettata .
3. Il dialogo sul piano dell’azione
Il dialogo può
anche instaurarsi in vista di una collaborazione tra persone , gruppi e
comunità che hanno orientamenti dottrinali differenti e a volte perfino opposti
. È da osservare anzitutto che movimenti nati da dottrine contrarie al
cristianesimo possono talvolta evolvere verso posizioni che non sono più essenzialmente solidali con
quelle di partenza . Anzi , come abbiamo già detto , le divergenze globali tra
sistemi non escludono convergenze parziali nell’affermazione di certi valori .
In particolare , le divergenze nell’ambito religioso non escludono convergenze
nella sfera temporale che , secondo la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel
mondo contemporaneo , è autonoma nel proprio ordine .
E anche quando
non sia possibile realizzare convergenze dottrinali , è possibile tuttavia
pervenire ad acordi su certi obiettivi pratici . Però , affinchè questo accordo
e questa collaborazione siano legittimi occorre che siano rispettate alcune
condizioni : cioè che gli obiettivi perseguiti siano buoni o riducibili al bene
; inoltre , che la collaborazione non comprometta valori più fondamentali ,
quali l’integrità dottrinale e i diritti della persona .
Per giudicare
l’esistenza di tali condizioni , si terrà conto dei programmi presentati dai
dialoganti per il presente o per il futuro , e delle esperienze storiche già
realizzate .
Il giudizio
prudenziale sulla opportunità della collaborazione è dunque relativo alle varie
situazioni storiche , di tempo e di luogo . Per quanto spetti soprattutto ai
laici valutare tale circostanze , la gerarchia , nel rispetto della legittima
autonomia e di ciò che ai laici compete , ha tuttavia il compito di vigilare e
di intervenire quando è necessario per la difesa dei valori religiosi e morali
.