Non
si crea vita nuova senza educarla. Il vertice della paternità e
maternità naturale è anche nella capacità educativa. Intuizione della
Mater et magistra di Giovanni XXIII. Il prete vive perché si realizzi
un popolo cosciente della sua identità. Vivere la vita in funzione di
Cristo si chiama missione. Esempio di Giovanni Paolo II che visitando
Norcia e rievocando S. Benedetto disse che l’eroico diventasse
quotidiano perché il quotidiano diventasse eroico. Il prete vive per
questo. La presidenza indica solo una funzione ministeriale del prete,
ma il prete ha una funzione ontologica e vive la sua spiritualità come
identificazione obiettiva, affettiva, morale e intellettuale a Cristo.
Funzione generatrice ed educativa. I padri dell’Oriente cristiano
dicevano che il sacerdote porta avanti e realizza la funzione materna
della Vergine Maria mentre l’episcopato esercita la funzione paterna.
Senza vescovo non c’è il popolo di Dio ma la setta. Nella misura in cui
il popolo è in comunione col vescovo i sacerdoti attuano la funzione
della Madre di Dio. La logica del suo agire è il rendere presente Cristo
come fatto obiettivo. Un’ermeneutica non centrata sulla missione è
fallace. La missione è il grande e fondamentale valore non negoziabile.
Le Crociate sono state o no un avvenimento missionario? Ci sono realtà
esenti dall’annunzio cristiano. La missione è il punto radicale di
espressione dell’identità della Chiesa. Il movimento che rende sempre
più forte la Chiesa. L’intelligenza che ha guidato il mondo alla
modernità è diabolica. L’uomo moderno è colui che ha bisogno di se
stesso per esistere. Per sua natura la modernità è anti ecclesiale e
anti cristiana. La Chiesa rappresenta quel dato di conservazione di uno
status umano e culturale. Il concetto di Ancien Régime formulato dalla
mentalità rivoluzionaria non era mai esistito ma fu la molla per il
superamento. La Chiesa accetta ad esistere nel momento in cui era parte
dello Stato. “Libera Chiesa in ibero Stato” esprime la volontà di
immedesimazione della Chiesa nella struttura statale. Dottrina Sociale
della Chiesa come momento significativo della vita della Chiesa che da
le ragioni della sua vita. Il postmoderno è il fallimento della
modernità. Irrealistico era stato il punto di partenza della modernità.
Uno dei fattori fondamentali della crisi di oggi è il relativismo
teologico che prende distanze dalla verità. La riscoperta della missione
cristiana nel mondo postmoderno è un impegno per la verità. I padri
conciliari furono posti di fronte a una grande sfida. Capire la natura
della Chiesa. La Chiesa non può avere un’altra preoccupazione se non
quella di incrementare un’intelligenza coerente della fede. Anche l’uomo
contemporaneo ha bisogno di Cristo e della sua Chiesa. Questa è
l’ermeneutica della continuità. Non comprensione astratta e oggettiva di
Cristo ma comprensione che il mondo deve rifarsi a Gesù Cristo. Al di
sotto delle ideologie c’è il cuore dell’uomo che tende al mistero.
Nel
cuore di tanti regimi totalitari e società opulenti l’uomo resiste e si
nota un risveglio religioso. Riaprire il dialogo tra Cristo e il cuore
dell’uomo. Dire la verità significa parlare al cuore del’uomo
coinvolgendo l’uomo in un’esperienza di vita nuova che corrisponde alla
sua attesa umana, esigenza d’uomo. Allora è necessario capire che la
Chiesa deve prendere la sua parte tra cultura della morte e cultura
della vita. S. Ambrogio diceva: “Da quando sono cristiano sono più
uomo”. C’è un ethos della carità che esprime la fede e che Benedetto XVI
ha insegnato nella Caritas in veritate. Diversamente è un emotivismo
che non segna la storia.
Parlare
ai cristiani si parla anche agli uomini di buona volontà. Più la
ragione cerca il mistero, più si prepara al mistero. La Chiesa di oggi
offre agli uomini una possibilità i vera umanizzazione. L’amore ama chi
dice all’altro “tu puoi non morire” la tua vita è utile perché
appartiene al mistero di Dio. Nell’impeto missionario troveremo la
letizia che è il segno antropologico più concreto della nostra fede.
“Sono lieto perché Cristo vive in me”.