Il
concetto di laicità non significa ostilità preconcetta alla Chiesa. La
fede non può rimanere nelle sacrestie ed ha una valenza pubblica nel
rispetto delle diversità. Laicità non è laicismo
“
Allora,mettiamo una cosa in chiaro: io sono laico e lo ho scritto nel
mio ultimo libro, ma la mia laicità non significa ostilità pregiudiziale
ed immotivata alla Chiesa, al mondo cattolico e alla fede, quello si
chiama laicismo”: lo afferma il professor Stefano Rodotà, che da poco
per i titoli della Laterza ha pubblicato un interessante volume, che
consigliamo di leggere, Perché laico.
Dunque professore, perché laico?: “
perché credo fermamente nella divisione tra Stato e Chiesa, precetto
per altro detto e scritto nel Vangelo. Ma l’essere laico non significa
osteggiare ed essere ostile alla Chiesa ed in genere alla fede. In quel
caso possiamo serenamente parlare di laicismo. Il laicismo è un
atteggiamento culturale estremista, che tende a disprezzare e dimostrare
ostilità alla Chiesa. Un vero laico, pur non condividendo, rispetta e
divide con sapienza tra Stato e Chiesa”. Stranamente ultimamente anche
Monsignor Bettazzi ...... ha pubblicato un
interessante libro sul tema: “ vero e lo ho apprezzato molto, dice cose
sensate.. Guardi non è affatto vero e non sta scritto da nessuna parte
che un laico ed un credente debbano litigare. Ci sono principi generali
che ci accomunano nel diritto naturale”. Improvvisamente il professor
Rodotà parla del Concilio Vaticano II: “ quel Concilio ha rappresentato
uno degli eventi storici più importanti della storia e ad esso bisogna
guardare con attenzione e stima, anche se non lo si comprende. Però il
Vaticano II ha illustrato una Chiesa dal volto umano,aperta alle
esigenze del mondo e della società,insomma aveva compreso i segni dei
tempi. Ecco la ragione per cui dico che anche un laico deve guardare con
necessaria considerazione al Vaticano II”.
Problema
della fede: “ anche qui, la fede non è un affare esclusivamente privato
che attiene alla sfera personale dell’uomo. Insomma ritengo che non sia
giusto voler relegare il cattolico nella sacrestia. Il cattolico, al
pari di chi professa altre idee o culture, ha tutto il diritto a portare
nel vissuto sociale le sue idee. Pretendere di chiudere
il cattolico nella Chiesa, o nella cappelletta questo sì che fa parte
di visioni laiciste e superate della cultura e della storia.. Del resto
se noi vogliamo una Chiesa aperta al mondo, quella che ha saputo
distinguere con umanità e saggezza errore ed errante, anche il mondo
deve accettare,sia pur criticamente, la Chiesa. Quando parlo di laicità
intendo dire che la Chiesa non può fare politica attiva, cioè non
influire nelle cose concrete dei partiti. Ma ritengo che i religiosi e i
vescovi abbiano la facoltà di opinare su temi pastorali con
implicazioni sociali ed anche indirettamente politiche”.
Insomma,
la fede come fatto pubblico: “ certo, la fede ha natura pubblica, senza
dubbio”. Ultimamente si è scatenata una polemica furiosa per la revoca
della scomunica del quattro vescovi tradizionalisti: “ sorvolando sulle
cose assurde dette da Williamson che ha parlato a titolo personale, io
sono favorevole alla revoca della sanzione proprio per motivi ecumenici,
perché la Chiesa raggiunga la sua piena unità. Spero che i
tradizionalisti accettino e non sprechino questa opportunità, recependo
la saggezza e la bontà del Vaticano II”.