Da "Il Messaggero" 14 Maggio 2012
Alberto Melloni, storico del Cristianesimo, che ne pensa della marcia per la vita organizzata da alcune associazioni cattoliche ultra ortodosse che chiedono l'abrogazione della legge sull'aborto?
«Più che una iniziativa di stampo cattolico mi pare soprattutto una trovata dal sapore politico. Con la Chiesa questa marcia ha ben poco a che fare». Secondo lei, invece, con chi ha avuto a che fare questa marcia? «Innanzitutto è stata portata avanti da molti parlamentari che, volendo, avrebbero tutti gli strumenti per affrontare tecnicamente la questione normativa. E poi non mi sembra che abbiano aderito numerosi organismi ecclesiali. Anzi. Ma c'è un altro particolare che mi ha colpito».
E quale sarebbe? «Proprio mentre si stava svolgendo la marcia a Roma, il Papa si trovava ad Arezzo e nell'omelia che ha pronunciato durante la messa ma anche successivamente nei discorsi che ha preparato, non ha fatto alcun cenno alla vicenda. Insomma non ha concesso nessuna forma di copertura a quanto era stato organizzato.
Non c'è stata nessuna benedizione e questo dovrebbe fare riflettere». Ma la Chiesa non sarebbe favorevole alla abrogazione della legge 194 sull'interruzione di gravidanza? «La Chiesa non fa le leggi. Quelle spettano ai parlamentari e sono specchio della società. Mi viene in mente il cardinale Camillo Ruini, uomo di grande lungimiranza ed esperienza, che nel periodo in cui si stava discutendo sull'opportunità di portare avanti i Dico, rispondendo ad una domanda di un cronista sulla legge 194 disse chiaro e tondo che non c'erano né i tempi né i modi per riprenderla in mano». A suo parere perché il cardinale Ruini, all'epoca, rispose con quella frase? «Voleva dire che la questione non può diventare un elemento di spaccatura tra gli italiani. Nelle sue parole c'era molta consapevolezza. E poi mi pare che di problemi in Italia attualmente ce ne siano parecchi». Si riferisce alla crisi economica che sta attraversando il nostro paese? «Appunto. Mi sembra che vi siano altre e gravi questioni aperte e la Chiesa non può dare appoggio a una iniziativa legislativa del genere, promuovendo una crociata, quando l'orizzonte è offuscato da problemi profondi e di sostanza per il bene comune». Ma allora perché decidere di promuovere una marcia come questa secondo lei? «Forse la risposta andrebbe cercata all'interno del Pdl, dove si stanno cercando contenuti di carattere ideologico per qualificarlo. Peccato che la Chiesa cattolica ancora una volta venga strattonata per la giacchetta». Che vuol dire? «Strumentalizzata».
Alberto Melloni, storico del Cristianesimo, che ne pensa della marcia per la vita organizzata da alcune associazioni cattoliche ultra ortodosse che chiedono l'abrogazione della legge sull'aborto?
«Più che una iniziativa di stampo cattolico mi pare soprattutto una trovata dal sapore politico. Con la Chiesa questa marcia ha ben poco a che fare». Secondo lei, invece, con chi ha avuto a che fare questa marcia? «Innanzitutto è stata portata avanti da molti parlamentari che, volendo, avrebbero tutti gli strumenti per affrontare tecnicamente la questione normativa. E poi non mi sembra che abbiano aderito numerosi organismi ecclesiali. Anzi. Ma c'è un altro particolare che mi ha colpito».
E quale sarebbe? «Proprio mentre si stava svolgendo la marcia a Roma, il Papa si trovava ad Arezzo e nell'omelia che ha pronunciato durante la messa ma anche successivamente nei discorsi che ha preparato, non ha fatto alcun cenno alla vicenda. Insomma non ha concesso nessuna forma di copertura a quanto era stato organizzato.
Non c'è stata nessuna benedizione e questo dovrebbe fare riflettere». Ma la Chiesa non sarebbe favorevole alla abrogazione della legge 194 sull'interruzione di gravidanza? «La Chiesa non fa le leggi. Quelle spettano ai parlamentari e sono specchio della società. Mi viene in mente il cardinale Camillo Ruini, uomo di grande lungimiranza ed esperienza, che nel periodo in cui si stava discutendo sull'opportunità di portare avanti i Dico, rispondendo ad una domanda di un cronista sulla legge 194 disse chiaro e tondo che non c'erano né i tempi né i modi per riprenderla in mano». A suo parere perché il cardinale Ruini, all'epoca, rispose con quella frase? «Voleva dire che la questione non può diventare un elemento di spaccatura tra gli italiani. Nelle sue parole c'era molta consapevolezza. E poi mi pare che di problemi in Italia attualmente ce ne siano parecchi». Si riferisce alla crisi economica che sta attraversando il nostro paese? «Appunto. Mi sembra che vi siano altre e gravi questioni aperte e la Chiesa non può dare appoggio a una iniziativa legislativa del genere, promuovendo una crociata, quando l'orizzonte è offuscato da problemi profondi e di sostanza per il bene comune». Ma allora perché decidere di promuovere una marcia come questa secondo lei? «Forse la risposta andrebbe cercata all'interno del Pdl, dove si stanno cercando contenuti di carattere ideologico per qualificarlo. Peccato che la Chiesa cattolica ancora una volta venga strattonata per la giacchetta». Che vuol dire? «Strumentalizzata».