Papa Francesco, quando era ancora vescovo
a Buenos Aires, ha autorizzato una ricerca scientifica su un presunto
miracolo eucaristico nel periodo 1992-1996, chiamato appunto il miracolo eucaristico di Buenos Aires.
Lui stesso da cardinale si è recato diverse volte ogni anno presso la
chiesa di Santa Maria, -dove oggi sono esposti i segni di questo
prodigio-, ad ufficiare l’adorazione eucaristica.
Si tratta di un caso poco conosciuto e
sul quale, per decisione del parroco e dei suoi fedeli, non si voluto è
fare del clamore mediatico. Tuttavia dopo la nomina di Bergoglio al
soglio pontificio la “notizia” si sta diffondendo ed è stata riproposta recentemente sul sito web di una rivista polacca. In Italia ne ha parlato recentemente Antonio Socci, il quale ha anche svolto indagini sul posto.
DESCRIZIONE DEI FATTI
I fatti cominciano nel 1992, lo stesso mese e anno in cui papa Francesco viene nominato nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires. Gli eventi accadono nella chiesa parrocchiale di Santa Maria nel centro di Buenos Aires: il 1° maggio 1992, un venerdì, due pezzi di Ostia sono stati trovati sul corporale del tabernacolo e su indicazione del parroco, padre Alejandro Pezet, messi in un recipiente d’acqua posto poi nel tabernacolo, così come chiede la prassi in questi casi. Nonostante il passare dei giorni, le particole non si sono sciolte e venerdì 8 maggio 1992 i due frammenti hanno assunto un colore rosso sangue. Domenica 10 maggio 1992, durante la messa serale sono state notate delle gocce di sangue anche sulla patena, il piattino su cui si pone l’ostia. Il sangue venne fatto analizzare da un medico locale e da alcuni ematologi, si rilevò che si trattava di sangue umano.
I fatti cominciano nel 1992, lo stesso mese e anno in cui papa Francesco viene nominato nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires. Gli eventi accadono nella chiesa parrocchiale di Santa Maria nel centro di Buenos Aires: il 1° maggio 1992, un venerdì, due pezzi di Ostia sono stati trovati sul corporale del tabernacolo e su indicazione del parroco, padre Alejandro Pezet, messi in un recipiente d’acqua posto poi nel tabernacolo, così come chiede la prassi in questi casi. Nonostante il passare dei giorni, le particole non si sono sciolte e venerdì 8 maggio 1992 i due frammenti hanno assunto un colore rosso sangue. Domenica 10 maggio 1992, durante la messa serale sono state notate delle gocce di sangue anche sulla patena, il piattino su cui si pone l’ostia. Il sangue venne fatto analizzare da un medico locale e da alcuni ematologi, si rilevò che si trattava di sangue umano.