Pastorale del pressappochismo
Non scandalizzatevi , non indignatevi !
Qui si parla di pressappochismo nel senso autentico e non in maniera dispregiativa , tale termine infatti riassume in maniera molto chiara il modo di parlare , di predicare e di annunciare di Papa Francesco , sopratutto se messo a confronto con i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI noti per il loro rigore teologico.
Cosa significa esattamente nella lingua italiana il termine "pressappochismo".
Secondo la "Treccani" : Tendenza, atteggiamento tipico di chi, nel lavoro o in qualsiasi altra attività, si accontenta dell’approssimazione, senza preoccuparsi affatto dell’esattezza e della precisione.
Non è una critica al Santo Padre , l'intenzione è tutt'altra : esaltarne la genialità e il cosiddetto "zelo" pastorale. Allo stesso tempo però , non si può far a meno di evidenziare i rischi di una tale azione missionaria improntata sulla semplicità esteriore e di esposizione.
La nostra epoca è certamente dominata da un grande vizio : la superficialità , anzi prendendo spunto dalle parole del "Superiore dei Gesuiti" Adolfo Nicolas , possiamo parlare di una "globalizzazione della superficialità".
Dinanzi a tale "leggerezza" dell'uomo moderno , la missione della Chiesa si è trovata assai in difficoltà nel recente passato.
L'incapacità di colpire il cuore dell'uomo , l'idea di parlare quasi dei linguaggi diversi , la difficoltà di presentare l'annuncio del Regno di Dio in un mondo che afferma come Camus che "Dio è un'inutile ipotesi di cui posso fare a meno" , in tutto ciò lo smarrimento della Chiesa era palpabile.
Del resto l'annuncio della Rivelazione è qualcosa di talmente profondo che tocca le corde più profonde dell'uomo , corde spesso che l'uomo moderno dubita di avere in sé.
L'intreccio tra profondità , mistero e semplicità della Rivelazione sono notevoli , ricordo un pensiero di Romano Guardini a riguardo :
"La redenzione non ha nulla di un incatesimo o di una magia , essa non rende fantastico l'esserci dell'uomo . Al contrario , ne fa una realtà molto più solida ed effettiva , poichè solo ora egli vede veramente che cos'è la sua esistenza e ne trae le conseguenze con chiarezza , senza più veli".
La Rivelazione quindi , essendo allo stesso tempo profondità e semplicità , può essere vista , interpretata ed annunciata in diversi modi : più spirituali , più pratici , più mistici , più comunitari , ma pur sempre viene annunciata.
Di fronte a questa multiformità dell'annuncio e di fronte alle difficoltà nell'evangelizzazione , specie in Europa , la Chiesa con Papa Francesco ha intenzione di cambiare non la sostanza ma piuttosto il metodo dell'evangelizzazione.
"Ha intenzione" di non cambiare la sostanza ma il metodo , il virgolettato è d'obbligo , non si sa come andrà questo cambiamento , ma certo ha in sé i suoi rischi che non vanno trascurati .
Si scorgono già i primi frutti di questa "pastorale pressappochista" che rinuncia alla precisione dottrinale in favore della semplicità : piazze piene ovunque si rechi il Papa , folle oceaniche alle udienze del Mercoledì per non parlare degli Angelus domenicali (Ammesso che i numeri possano essere considerati un successo) .
Secondo alcune fonti , sono parecchie le persone che timidamente si riaffacciano nelle chiese parrochiali o che comunque cercano di riavvicinarsi al Signore , dopo l'elezione di Papa Francesco .
Ora sorgono spontanee due domande : con che spirito , con che fede , con che credo tutte queste persone si riavvicinano alla Chiesa e al Signore?
Papa Francesco porta davvero alla conversione del cuore , oppure ispira fiducia solamente perchè diverso dal "passato" , quel passato incompreso e che meriterebbe di essere rivalutato anzichè sempre più allontanato ?
Una cosa è certa : chi va a sentire il Papa , chi è contento di avere Papa Francesco come pontefice e per questo si riavvicina alla Chiesa , non necessariamente deve avere già la fede ed una retta dottrina , è sufficiente che un giorno la ottenga.
Quindi se consideriamo il "carisma" di Papa Francesco come un input per una futura conversione dei tanti "figli penitenti" che si riaffacciano alla casa del Padre allora va benissimo!
Se invece la "conversione" di queste persone resta nel campo "personalista" , legata esclusivamente alla figura di Papa Francesco , allora cominciano i problemi e i fallimenti di una pastorale approssimata e personale.
Un altro inconveniente di questa pastorale pressappochista , si rivela in alcune esternazioni del Santo Padre che fanno gioire i detrattori della Chiesa , fanno avvicinare ex cattolici e fanno storcere il naso ai cattolici un pò più "rigorosi".
Due temi su tutti sono delicati:
Povertà e Chiesa
Tema sentito dall'opinione pubblica , spesso dibattuto e raramente affrontato in maniera non ideologizzata.
La frase di Bergoglio "Quanto vorrei una Chiesa povera e per i poveri" , ha fatto il giro del mondo e certamente ha fatto sussultare molti cattolici.
Cosa intenda per povertà non si capisce bene le interpretazioni sono due :
- Povertà materiale in senso stretto , essere privi di ogni bene , senza un soldo in tasca.
Concetto di povertà molto "dolciniano" : "Gesù e gli Apostoli non avevano mai posseduto niente".
-Oppure una povertà di intenzioni , una povertà che si può manifestare anche in una Chiesa barocca .
Diceva Don Giussani : "La povertà non è un disprezzo di niente , è il non riporre la propria certezza in niente , se non in ciò che è presente sempre : la presenza di Gesù".
La Chiesa se vuole esser povera , può solamente intendere la povertà nel secondo senso , qualora intendesse come povertà la povertà materiale in senso stretto e si privasse di ogni bene e ricchezza , sarebbe nell'errore.
Come la Chiesa potrebbe essere per i poveri se non fosse in grado di sopperire ai bisogni dei poveri ?
Come la Chiesa potrebbe mantenere la Caritas se fosse povera , senza un soldo?
Come i gesuiti potrebbero avere il "Centro Astalli" se fossero anch'essi poveri?
Una Chiesa povera (in senso stretto) e per i poveri non ha alcun senso e soprattutto i poveri non troverebbero alcun aiuto in una Chiesa povera come loro.
Nonostante tutto , a seguito di questa uscita un pò pressappochista , si sono scaldati gli animi di tanti (dal Grande Oriente alla sinistra) ma non si è certamente fatto un favore alla Verità o alla Chiesa , rimanendo così incerti nel parlare.
Dialogo con i non credenti
Lo zelo giustamente spinge ad andare verso colui che non ha la fede cristiana , lo zelo pastorale dovrebbe anche mirare alla conversione e non solamente al dialogo.
Risulta ovvio come sulla parola "dialogo" la Chiesa abbia articolato la sua missione negli ultimi decenni e risulta ancora più ovvio come questo termine sia stato interpretato per gli scopi più opposti , a tal proposto è consigliata la lettura di questo documento del Segretariato per i non credenti , che riassume bene la confusione che la Chiesa aveva in sé quando ha cominciato a teorizzare questa misteriosa parola (dialogo).
Un esempio pratico di questo dialogo , è certamente la lettera che Papa Francesco ha inviato ad Eugenio Scalfari , indirizzandola implicitamente a tutti i non credenti .
In essa c'è un esempio chiaro della "pastorale pressappochista" di cui si sta parlando , si evitano terminologie troppo "ecclesiastichesi" e soprattutto si mette da parte il registro teologico pur parlando di teologia e di fede .
A questo punto sorge una domanda : la Chiesa può convincere , può parlare di fede , di teologia e di filosofia , volendo rinunciare a parlare con autorità e da teologa? Non corre il rischio di essere vittima di speculazioni ideologiche , con il risultato di essere fraintesa e male interpretata?
Chiaramente in una situazione in cui si cerca in tutti i modi di tirare la Chiesa verso la propria posizione e visione dell'esistenza , sarebbe opportuno dalla Chiesa una quantità maggiore di precisione .
Il pressappochismo nell'esporre , camuffato spesso con la scusa di parlare semplice per farsi intendere da tutti , è un tranello in cui la Chiesa cade da sola.
Se su temi delicati ci si esprime con un linguaggio vago , pressappochista ed inadeguato al contesto , indubbiamente nei pronunciamenti della Chiesa o del Papa ,ognuno ci leggerà ciò che vuole.
Il problema non è solamente questo , non tanto che si legga ciò che si vuole , quanto il fatto che poi di conseguenza tutti scrivano le loro interpretazioni.
Interpretazioni , giusto , perchè se i termini sono vaghi e mancano di precisione , inevitabilmente richiedono delle interpretazioni , su cui i detrattori della Chiesa si scatenano immancabilmente creando il caos.
Concludendo , questo modo di fare un pò troppo tendende all'approssimazione e alla semplicità , in alcuni ambienti rischia di non favorire la Chiesa , ma di danneggiarla .
Ottimo che Papa Francesco abbia l'intenzione di essere semplice come una colomba , si ricordi di essere sempre più , prudente come un serpente .
Non scandalizzatevi , non indignatevi !
Qui si parla di pressappochismo nel senso autentico e non in maniera dispregiativa , tale termine infatti riassume in maniera molto chiara il modo di parlare , di predicare e di annunciare di Papa Francesco , sopratutto se messo a confronto con i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI noti per il loro rigore teologico.
Cosa significa esattamente nella lingua italiana il termine "pressappochismo".
Secondo la "Treccani" : Tendenza, atteggiamento tipico di chi, nel lavoro o in qualsiasi altra attività, si accontenta dell’approssimazione, senza preoccuparsi affatto dell’esattezza e della precisione.
Non è una critica al Santo Padre , l'intenzione è tutt'altra : esaltarne la genialità e il cosiddetto "zelo" pastorale. Allo stesso tempo però , non si può far a meno di evidenziare i rischi di una tale azione missionaria improntata sulla semplicità esteriore e di esposizione.
La nostra epoca è certamente dominata da un grande vizio : la superficialità , anzi prendendo spunto dalle parole del "Superiore dei Gesuiti" Adolfo Nicolas , possiamo parlare di una "globalizzazione della superficialità".
Dinanzi a tale "leggerezza" dell'uomo moderno , la missione della Chiesa si è trovata assai in difficoltà nel recente passato.
L'incapacità di colpire il cuore dell'uomo , l'idea di parlare quasi dei linguaggi diversi , la difficoltà di presentare l'annuncio del Regno di Dio in un mondo che afferma come Camus che "Dio è un'inutile ipotesi di cui posso fare a meno" , in tutto ciò lo smarrimento della Chiesa era palpabile.
Del resto l'annuncio della Rivelazione è qualcosa di talmente profondo che tocca le corde più profonde dell'uomo , corde spesso che l'uomo moderno dubita di avere in sé.
L'intreccio tra profondità , mistero e semplicità della Rivelazione sono notevoli , ricordo un pensiero di Romano Guardini a riguardo :
"La redenzione non ha nulla di un incatesimo o di una magia , essa non rende fantastico l'esserci dell'uomo . Al contrario , ne fa una realtà molto più solida ed effettiva , poichè solo ora egli vede veramente che cos'è la sua esistenza e ne trae le conseguenze con chiarezza , senza più veli".
La Rivelazione quindi , essendo allo stesso tempo profondità e semplicità , può essere vista , interpretata ed annunciata in diversi modi : più spirituali , più pratici , più mistici , più comunitari , ma pur sempre viene annunciata.
Di fronte a questa multiformità dell'annuncio e di fronte alle difficoltà nell'evangelizzazione , specie in Europa , la Chiesa con Papa Francesco ha intenzione di cambiare non la sostanza ma piuttosto il metodo dell'evangelizzazione.
"Ha intenzione" di non cambiare la sostanza ma il metodo , il virgolettato è d'obbligo , non si sa come andrà questo cambiamento , ma certo ha in sé i suoi rischi che non vanno trascurati .
Si scorgono già i primi frutti di questa "pastorale pressappochista" che rinuncia alla precisione dottrinale in favore della semplicità : piazze piene ovunque si rechi il Papa , folle oceaniche alle udienze del Mercoledì per non parlare degli Angelus domenicali (Ammesso che i numeri possano essere considerati un successo) .
Secondo alcune fonti , sono parecchie le persone che timidamente si riaffacciano nelle chiese parrochiali o che comunque cercano di riavvicinarsi al Signore , dopo l'elezione di Papa Francesco .
Ora sorgono spontanee due domande : con che spirito , con che fede , con che credo tutte queste persone si riavvicinano alla Chiesa e al Signore?
Papa Francesco porta davvero alla conversione del cuore , oppure ispira fiducia solamente perchè diverso dal "passato" , quel passato incompreso e che meriterebbe di essere rivalutato anzichè sempre più allontanato ?
Una cosa è certa : chi va a sentire il Papa , chi è contento di avere Papa Francesco come pontefice e per questo si riavvicina alla Chiesa , non necessariamente deve avere già la fede ed una retta dottrina , è sufficiente che un giorno la ottenga.
Quindi se consideriamo il "carisma" di Papa Francesco come un input per una futura conversione dei tanti "figli penitenti" che si riaffacciano alla casa del Padre allora va benissimo!
Se invece la "conversione" di queste persone resta nel campo "personalista" , legata esclusivamente alla figura di Papa Francesco , allora cominciano i problemi e i fallimenti di una pastorale approssimata e personale.
Un altro inconveniente di questa pastorale pressappochista , si rivela in alcune esternazioni del Santo Padre che fanno gioire i detrattori della Chiesa , fanno avvicinare ex cattolici e fanno storcere il naso ai cattolici un pò più "rigorosi".
Due temi su tutti sono delicati:
Povertà e Chiesa
Tema sentito dall'opinione pubblica , spesso dibattuto e raramente affrontato in maniera non ideologizzata.
La frase di Bergoglio "Quanto vorrei una Chiesa povera e per i poveri" , ha fatto il giro del mondo e certamente ha fatto sussultare molti cattolici.
Cosa intenda per povertà non si capisce bene le interpretazioni sono due :
- Povertà materiale in senso stretto , essere privi di ogni bene , senza un soldo in tasca.
Concetto di povertà molto "dolciniano" : "Gesù e gli Apostoli non avevano mai posseduto niente".
-Oppure una povertà di intenzioni , una povertà che si può manifestare anche in una Chiesa barocca .
Diceva Don Giussani : "La povertà non è un disprezzo di niente , è il non riporre la propria certezza in niente , se non in ciò che è presente sempre : la presenza di Gesù".
La Chiesa se vuole esser povera , può solamente intendere la povertà nel secondo senso , qualora intendesse come povertà la povertà materiale in senso stretto e si privasse di ogni bene e ricchezza , sarebbe nell'errore.
Come la Chiesa potrebbe essere per i poveri se non fosse in grado di sopperire ai bisogni dei poveri ?
Come la Chiesa potrebbe mantenere la Caritas se fosse povera , senza un soldo?
Come i gesuiti potrebbero avere il "Centro Astalli" se fossero anch'essi poveri?
Una Chiesa povera (in senso stretto) e per i poveri non ha alcun senso e soprattutto i poveri non troverebbero alcun aiuto in una Chiesa povera come loro.
Nonostante tutto , a seguito di questa uscita un pò pressappochista , si sono scaldati gli animi di tanti (dal Grande Oriente alla sinistra) ma non si è certamente fatto un favore alla Verità o alla Chiesa , rimanendo così incerti nel parlare.
Dialogo con i non credenti
Lo zelo giustamente spinge ad andare verso colui che non ha la fede cristiana , lo zelo pastorale dovrebbe anche mirare alla conversione e non solamente al dialogo.
Risulta ovvio come sulla parola "dialogo" la Chiesa abbia articolato la sua missione negli ultimi decenni e risulta ancora più ovvio come questo termine sia stato interpretato per gli scopi più opposti , a tal proposto è consigliata la lettura di questo documento del Segretariato per i non credenti , che riassume bene la confusione che la Chiesa aveva in sé quando ha cominciato a teorizzare questa misteriosa parola (dialogo).
Un esempio pratico di questo dialogo , è certamente la lettera che Papa Francesco ha inviato ad Eugenio Scalfari , indirizzandola implicitamente a tutti i non credenti .
In essa c'è un esempio chiaro della "pastorale pressappochista" di cui si sta parlando , si evitano terminologie troppo "ecclesiastichesi" e soprattutto si mette da parte il registro teologico pur parlando di teologia e di fede .
A questo punto sorge una domanda : la Chiesa può convincere , può parlare di fede , di teologia e di filosofia , volendo rinunciare a parlare con autorità e da teologa? Non corre il rischio di essere vittima di speculazioni ideologiche , con il risultato di essere fraintesa e male interpretata?
Chiaramente in una situazione in cui si cerca in tutti i modi di tirare la Chiesa verso la propria posizione e visione dell'esistenza , sarebbe opportuno dalla Chiesa una quantità maggiore di precisione .
Il pressappochismo nell'esporre , camuffato spesso con la scusa di parlare semplice per farsi intendere da tutti , è un tranello in cui la Chiesa cade da sola.
Se su temi delicati ci si esprime con un linguaggio vago , pressappochista ed inadeguato al contesto , indubbiamente nei pronunciamenti della Chiesa o del Papa ,ognuno ci leggerà ciò che vuole.
Il problema non è solamente questo , non tanto che si legga ciò che si vuole , quanto il fatto che poi di conseguenza tutti scrivano le loro interpretazioni.
Interpretazioni , giusto , perchè se i termini sono vaghi e mancano di precisione , inevitabilmente richiedono delle interpretazioni , su cui i detrattori della Chiesa si scatenano immancabilmente creando il caos.
Concludendo , questo modo di fare un pò troppo tendende all'approssimazione e alla semplicità , in alcuni ambienti rischia di non favorire la Chiesa , ma di danneggiarla .
Ottimo che Papa Francesco abbia l'intenzione di essere semplice come una colomba , si ricordi di essere sempre più , prudente come un serpente .