....Nel Cristo Dio fatto uomo , troviamo il sostegno per la nostra debolezza e le risorse per raggiungere la perfezione. L'umanità di Cristo ci rimette in piedi , la sua condiscendenza ci prende per mano , la sua divinità ci fa giungere alla méta....


S.Agostino

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mercoledì 8 gennaio 2014

Gli abiti liturgici , qual'è il loro significato religioso? "Mons. Raffaello Martinelli"

A ) GLI ABITI FESTIVI DEI CRISTIANI PER LA CELEBRAZIONE DEI SACRAMENTI

Da diverse generazioni, i cristiani hanno utilizzato gli abiti migliori, più belli e meglio confezionati, per partecipare ai vari sacramenti, e in particolare alla celebrazione dei sacramenti del Battesimo, dell’Eucaristia – Prima Comunione ed Eucaristia domenicale – e del Matri-monio.

QUALE SIGNIFICATO RELIGIOSO HANNO TALI ABITI?

Questi abiti hanno vari e complementari motivazioni, significati e finalità.

1) Anzitutto va rilevato che la liturgia della Chiesa riserva un ruolo importante ai segni, e dunque anche all’abbigliamento delle persone che vi partecipano. E questo per diversi motivi:
• la liturgia è il culmine e la fonte dell’azione della Chiesa e del cristiano, la prima e necessaria sorgente dalla quale attingere uno spirito veramente cristiano. Essa è celebrazione dell’incontro con il Dio vivente in parole e in immagini, in simboli e in gesti. Si promuove il senso del sacro, proprio della liturgia, soprattutto comprendendo più profondamente i segni liturgici, che caratterizzano i vari sacramenti. Questi sono soprattutto e innanzitutto azioni divine in parole e in segni, in forme d’espressione umane. E questa caratteristica dei sacramenti ben s’addice all’uomo moderno, che è particolarmente sensibile ai simboli, ai segni, è particolarmente recettivo per il linguaggio dei segni, in cui viene espresso visibilmente ciò che è invisibile.
• Il culto liturgico coinvolge inoltre la persona intera: il suo intelletto, i suoi sentimenti ed i suoi sensi, la sua anima e il suo corpo, la sua dimensione interiore ed esteriore. La retta disposizione interiore, richiesta dal servizio a Dio, si esprime anche nel comportamento esteriore e nell’abbigliamento, in quanto gli elementi esteriori contribuiscono a rafforzare le attitudini, i sentimenti e le convinzioni interiori.
• Dio è il Creatore del cielo e della terra, presente nella Sua opera. Tutte le cose buone hanno Dio come loro origine e fine. Ciò significa che il mondo materiale, prezioso e buono, è un mezzo importante attraverso il quale Dio si manifesta all’uomo e attraverso il quale la persona conosce e comunica con Dio.

2) Gli abiti festivi esprimono la fede e la devozione di coloro che li hanno commissionati, confezionati e di quanti li indossano. Tali vesti oltre che esprimere, possono anche favorire, alimentare e rafforzare la fede e devozione di tutti i partecipanti alla celebrazione sacramentaria, i quali possono così comprendere maggiormente l’importanza della celebrazione anche dal particolare e festivo abbigliamento delle persone. Infatti conta molto non solo ciò che essi ascoltano, ma anche ciò che vedono. Invece la trascuratezza anche nel modo di vestire è indice che la fede è debole e che scarsa è l’importanza attribuita all’azione che si sta compiendo.

3) La particolare cura nel vestiario usato per la celebrazione dei sacramenti esprime la distinzione fra sacro e profano nella vita quotidiana. Questa distinzione è particolarmente importante nel nostro tempo, in quanto si osserva una tendenza a cancellare la distinzione tra «sacrum» e «profanum», data la generale diffusa tendenza (almeno in certi luoghi) alla dissacrazione di ogni cosa. Occorre invece riscoprire, evidenziare e rispettare la sacralità del mistero di Dio, che si fa presente e che agisce in modo speciale nei Sacramenti, istituiti da Cristo e custoditi e celebrati con devozione dalla Chiesa lungo i secoli. E’ pertanto necessario rispettare il carattere di «sacrum» cioè di azione santa e sacra, del Sacramento che si va a celebrare, e in particolare dell’Euca-ristia, la quale è azione santa e sacra, perché in essa è continuamente presente ed agisce il Cristo, «il Santo» di Dio, e perché è costitutiva delle sacre Specie (il Corpo e il Sangue di Cristo), del «sancta sanctis», cioè delle cose sante, Cristo il Santo, date ai santi (i fedeli battezzati).

4) Il decoro e la bellezza dei vestiti nelle celebrazioni liturgiche esprime e richiama la dignità e la bellezza di realtà soprannaturali, celesti. Infatti:

• I doni divini del mondo materiale vengono modellati dalle mani umane in un’espressione di bellezza che glorifica e loda il Creatore.
• Manifestano, seppure limitatamente, la Bellezza stessa di Dio. La bellezza e’ una dimensione fondamentale della vita umana. Anche attraverso la bellezza dell’abbigliamento liturgico, l’uomo è invitato a cogliere qualcosa della infinita Bellezza di Dio.
• E’ giusto e doveroso che si cerchi sempre di offrire a Dio quanto di meglio e di piu’ bello esiste.
• Negli ultimi tempi poi si è affermato sempre più il ‘pulchrum’, (il bello) come modo di arrivare a Dio, somma Bellezza, e per trasmettere agli uomini qualcosa della vita di Dio, anche attraverso la creazione artistica dei vestiti.
• La solennità e la bellezza delle vesti, in particolare quelle indossate la domenica per partecipare alla Santa Messa, esprimono un senso profondo e penetrante di gioia per la nostra fede nella Risurrezione di Cristo. Infatti proprio di domenica Cristo è risorto, ed è dunque giusto e doveroso che questo evento centrale della fede cristiana sia celebrato con dignità, con gioia e in un clima di festa: elementi questi che possono e devono trasparire anche dal modo di vestirsi da parte dei cristiani che partecipano alla Celebrazione Eucaristica domenicale.
• L’abbigliamento festivo dei fedeli anticipa e prefigura la deificazione dell’umanità, chiamata a condividere alla fine dei tempi in cielo, per tutta l’eternità, la vita splendente, la gioia perfetta e la gloria luminosa di Dio: “Hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario” (Apocalisse 7,14-15).

5) Gli abiti festivi aiutano anche a cogliere la dimensione comunitaria insita in ogni Sacramento, che è sempre celebrazione di tutta la Chiesa. Infatti, poiché l’uomo ha una natura che lo porta a vivere in società, ha bisogno delle espressioni sensibili che lo aiutino a vivere questa esperienza della vita comunitaria. Le vesti indossate dai partecipanti alla celebrazione di un sacramento evidenziano la sua dimensione comunitaria, ecclesiale e non solo individuale. E’ la celebrazione festosa, non solo di tutta una comunità familiare, parentale, parrocchiale, ma anche di tutta la Chiesa, che condivide la gioia del singolo.


B ) LE VESTI DEL SACERDOTE PER LA CELEBRAZIONE DEI SACRAMENTI

Quanto detto circa gli abiti festivi indossati dai fedeli quando partecipano alla celebrazione dei Sacramenti cristiani, è valido anche per i paramenti liturgici utilizzati dal sacerdote nel presiedere la celebrazione dei vari Sacramenti.

Ma occorre aggiungere ulteriori motivazioni e finalità che giustificano, in modo specifico e proprio, l’uso di dignitosi paramenti liturgici da parte del sacerdote. Ed è proprio per questi specifici motivi e significati che le vesti che indossano i sacerdoti, prima di essere destinate all’uso liturgico, vengono opportunamente benedette.

QUALI SONO LE FINALITA’ SPECIFICHE DELLE VESTI LITURGICHE DEL SACERDOTE CELEBRANTE?

Il paramento liturgico indossato dal sacerdote nella celebrazione dei sacramenti indica la particolare missione che svolge il sacerdote nella celebrazione sacramentaria. Egli, in ogni sacramento, agisce non semplicemente come uomo, ma come rappresentante di Cristo e come presidente dell’azione liturgica, grazie alla speciale potestà sacra di cui è investito con il Sacramento dell’Ordine. Il paramento liturgico pertanto, che il celebrante indossa, indica il peculiare servizio ministeriale del sacerdote, il quale, per la grazia sacramentale, non celebra a nome proprio o come delegato della propria comunità, bensì nella specifica, sacramentale identificazione col «sommo ed eterno sacerdote» che è Cristo, in persona Christi capitis (in persona di Cristo Capo) e a nome della Chiesa. E l’abito, che il sacerdote indossa, gli ricorda che non può considerarsi come un «proprietario», che liberamente dispone del testo liturgico e del sacro rito come di un suo bene peculiare, così da dargli uno stile personale e arbitrario, ma gli ricorda che sta agendo a nome di un Altro, compiendo una missione che è distinta essenzialmente da quella degli altri fedeli.
Infatti “nella Chiesa, corpo mistico di Cristo, non tutte le membra svolgono lo stesso compito. Questa diversità di compiti, nella celebrazione dell’Eucaristia, si manifesta esteriormente con la diversità delle vesti sacre, che perciò devono essere segno dell’ufficio proprio di ogni ministro” (MESSALE ROMANO, Ordinamento generale, n. 335).

QUALI SONO LE DISPOSIZIONI DELLA CHIESA CIRCA I PARAMENTI LITURGICI?

* La subordinazione del ministro celebrante al «mysterium», che gli è stato affidato dalla Chiesa per il bene di tutto il Popolo di Dio, deve trovare la sua espressione anche nell’osservanza delle esigenze liturgiche relative alla celebrazione dei vari sacramenti e in particolare dell’Eucaristia. “Queste esigenze si riferiscono, ad esempio, all’abito e, in particolare, ai paramenti che indossa il celebrante. E’ naturale che vi siano state e vi siano circostanze in cui le prescrizioni non obbligano. Abbiamo letto con commozione, in libri scritti da sacerdoti ex-prigionieri in campi di sterminio, relazioni di celebrazioni eucaristiche senza le suddette regole, e cioè senza altare e senza paramenti. Se però in quelle condizioni ciò era prova di eroismo e doveva suscitare profonda stima, tuttavia, in condizioni normali, trascurare le prescrizioni liturgiche può essere interpretato come mancanza di rispetto verso l’Eucaristia, dettata forse da individualismo o da un difetto di senso critico circa opinioni correnti, oppure da una certa mancanza di spirito di fede” (Papa GIOVANNI PAOLO II Lettera Dominicae cenae, n.12).

* Tenendo conto di ciò, la Chiesa è intervenuta a dare opportune indicazioni sul come devono essere in generale gli arredamenti liturgici e in particolare le vesti sacre, al fine anche di esprimere al meglio la dimensione innanzi tutto religiosa e spirituale della celebrazione sacramentaria, evitando ogni forma di spettacolarizzazione o di rappresentazione teatrale.
• “L’arredamento della chiesa si ispiri a una nobile semplicità, piuttosto che al fasto. Nella scelta degli elementi per l’arredamento, si curi la verità delle cose e si tenda all’educazione dei fedeli e alla dignità di tutto il luogo sacro. Pertanto la Chiesa non cessa di fare appello al nobile servizio delle arti e ammette le forme artistiche di tutti i popoli e di tutti i paesi. Anzi, come si sforza di conservare le opere d’arte e i tesori che i secoli passati hanno trasmesso e, per quanto è possibile, cerca di adattarli alle nuove esigenze, cerca pure di promuovere nuove forme corrispondenti all’indole di ogni epoca. Perciò nella formazione degli artisti come pure nella scelta delle opere da ammettere nella chiesa, si ricerchino gli autentici valori dell’arte.
• La bellezza e la nobiltà delle vesti si devono cercare e porre in risalto più nella forma e nella materia usata, che nella ricchezza dell’ornato. Gli ornamenti possono presentare figurazioni, o immagini, o simboli, che indichino l’uso sacro delle vesti, con esclusione di ciò che non vi si addice.
• Per la confezione delle vesti sacre, oltre alle stoffe tradizionali, si possono usare altre fibre naturali proprie delle singole regioni, come pure fibre artificiali, rispondenti alla dignità dell’azione sacra e della persona..
• Anche per ogni tipo di suppellettile sacra la Chiesa ammette il genere e lo stile artistico di ogni regione, e accetta quegli adattamenti che corrispondono alle culture e alle tradizioni dei singoli popoli, purché ogni cosa sia adatta all’uso per il quale è destinata.
• Nello scegliere la materia per la suppellettile sacra, oltre a quella tradizionalmente in uso, si possono adoperare anche quelle che, secondo la mentalità del nostro tempo, sono ritenute nobili, durevoli e che si adattano bene all’uso sacro.
• Riguardo alla forma delle vesti sacre, le Conferenze Episcopali possono stabilire e proporre alla Sede Apostolica adattamenti richiesti dalle necessità e dagli usi delle singole regioni” (MESSALE ROMANO, Ordinamento generale, nn. 289; 342-344, 390).

LUNGO I SECOLI, CHE COSA E’ AVVENUTO CIRCA I PARAMENTI LITURGICI?

* S. Carlo Borromeo nel promuovere la riforma spirituale della Chiesa, curò e indicò anche la riforma della liturgia, e all’interno di essa, sollecitò anche maggiore cura e stile nel preparare, conservare e utilizzare i paramenti liturgici, ordinando di abolire quelli non più adatti: alcuni di essi furono pertanto riutilizzati, altri furono distrutti.
* Per questo troviamo tessuti di epoche precedenti riadattati in paramenti di epoche successive. In certe circostanze i tessuti sono stati riutilizzati per confezionare vesti di nuovo stile, e i tessuti di epoca precedente, che apparivano eccessivamente sobri o eccessivamente sfarzosi rispetto alla sensibilità che prevaleva in quel determinato periodo storico, sono diventati materia prima per riutilizzi in forme nuove.

QUAL E’ LA TIPOLOGIA DELLE VESTI LITURGICHE DEL CELEBRANTE?

Ecco i principali tipi di vesti liturgiche utilizzate dal sacerdote per la celebrazione dei sacramenti:
• L’amitto: panno bianco da applicare intorno al collo, quando il camice non copre completamente l’abito comune del sacerdote
• Il camice: veste di stoffa bianca, che è lunga sino alle caviglie e che copre completamente l’abito del sacerdote
• Il cingolo: cintura in stoffa che stringe il camice a livello dei fianchi del celebrante
• La stola: importante insegna, che è a forma di sciarpa, portata dal sacerdote e dal vescovo sul collo. Il diacono invece la indossa di traverso sulla spalla sinistra
• La pianeta o la casula: paramento che il sacerdote celebrante indossa sopra il camice e la stola; è confezionato nei vari colori liturgici
• La cotta: sopravveste bianca, spesso ornata di pizzo, lunga fino al ginocchio, con maniche corte e larghe, da indossare sopra la talare. Viene usata anche dai ministranti, che servono all’altare (chierichetti)
• Il velo omerale: panno per coprire e riparare in segno di rispetto, da portare sulle spalle, quando il sacerdote tiene l’ostensorio durante la benedizione eucaristica solenne o durante una processione presentazione delle offerte
• Il piviale: veste liturgica usata originariamente per le processioni e in seguito anche per la Liturgia delle Ore nelle feste solenni e per la celebrazione dei Sacramenti al di fuori della Messa e per la benedizione col Santissimo Sacramento.

QUALI SONO I COLORI LITURGICI PER LA CELEBRAZIONE DEI SACRAMENTI, E IN PARTICOLARE DELLA S. MESSA?

* I colori evidenziano il tempo liturgico e la rispettiva caratteristica particolare che la celebrazione presenta nei vari tempi liturgici. “La differenza dei colori nelle vesti sacre ha lo scopo di esprimere, anche con mezzi esterni, la caratteristica particolare dei misteri della fede che vengono celebrati e il senso della vita cristiana in cammino lungo il corso dell’anno liturgico” (MESSALE ROMANO, Ordinamento generale, 345).
* Secondo il tipo e la finalità della celebrazione, i giorni e i tempi liturgici dell’anno ecclesiastico, sono prescritti per i paramenti i seguenti colori: il bianco, il rosso, il verde, il violetto, il rosaceo e il nero.
* In ogni periodo dell’anno liturgico, è possibile sostituire i suddetti vari colori con il colore oro, per particolari motivi di solennità.
* Questo è il periodo liturgico e il significato di ogni singolo colore:
Bianco: si usa nel tempo pasquale e nel tempo natalizio, nelle feste della Madonna e dei santi non martiri. E’ il colore della gioia pasquale, della luce e della vita.
• Verde: si usa nel tempo ordinario. Esprime la giovinezza della Chiesa, la ripresa di una vita nuova.
Rosso: si usa nella domenica delle Palme, nel Venerdì Santo, nella Pentecoste, nelle feste dei santi martiri. Significa il dono dello Spirito Santo che rende capaci di testimoniare la propria fede anche fino al martirio (indica anche il sangue).
Viola: si usa in Avvento, in Quaresima, nella liturgia dei defunti. Indica la speranza, l’attesa di incontrare Gesù, lo spirito di penitenza, la speranza cristiana nei momenti della sofferenza e del lutto.
Rosaceo : si usa solo nel rito romano per la terza domenica di Avvento e per la quarta domenica di Quaresima. Indica l’attesa che prepara la Solennità che s’avvicina.
Nero: si usa talvolta nei funerali e nelle celebrazioni per i defunti.

Il Primicerio della Basilica dei SS.Ambrogio e Carlo in Roma
Mons. Raffaello Martinelli