....Nel Cristo Dio fatto uomo , troviamo il sostegno per la nostra debolezza e le risorse per raggiungere la perfezione. L'umanità di Cristo ci rimette in piedi , la sua condiscendenza ci prende per mano , la sua divinità ci fa giungere alla méta....


S.Agostino

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mercoledì 17 ottobre 2012

Vescovo maltese critica l'opposizione della Chiesa alle coppie di fatto

16 ottobre 2012

S. E. R. Mons. Mario GRECH, Vescovo di Gozo (MALTA)

Come osserva il Santo Padre nell’omelia dell’apertura di questo Sinodo, il matrimonio come unione d’amore fedele e indissolubile tra l’uomo e la donna "costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi." Continuando, il Santo Padre ha affermato che "il matrimonio è chiamato ad essere non solo oggetto, ma soggetto della nuova evangelizzazione."
Mentre la Chiesa continuerà a proclamare questo Vangelo del matrimonio, non possiamo trascurare la dolorosa realtà di tanti matrimoni che purtroppo finiscono male.
Pur riconoscendo le difficoltà, credo oggi sia fondamentale essere presenti come Chiesa nella vita di tante coppie di fatto o divorziati risposati che vogliono proseguire un cammino di fede insieme con tutta la Chiesa. Per le coppie di fatto che sentono l’insegnamento del Magistero come un macigno sulla loro testa e sui loro cuori, e trovano difficoltà a riconciliarsi con la Chiesa e forse con Dio, l’avere la Chiesa che cammina accanto a loro si rivela veramente come buona notizia per loro. Esperienze di questo genere fanno vedere che "la Chiesa è vicina a chi ha il cuore ferito".
Nonostante il fatto che non sono in perfetta comunione con la Chiesa per causa della loro irregolarità, tanti di loro amano e credono nel Signore e nella Chiesa. Direi che queste coppie oggi aspettano da questo Sinodo un "messaggio imperiale" - una parola illuminante come quella che ha pronunciato il Santo Padre a Milano: "Questo problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi. E non abbiamo semplici ricette ... E poi, quanto a queste persone, dobbiamo dire che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono "fuori" anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa" (2 giugno, 2012).