....Nel Cristo Dio fatto uomo , troviamo il sostegno per la nostra debolezza e le risorse per raggiungere la perfezione. L'umanità di Cristo ci rimette in piedi , la sua condiscendenza ci prende per mano , la sua divinità ci fa giungere alla méta....


S.Agostino

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mercoledì 29 maggio 2013

Papa Francesco non abolisce il "Rito Antico" , ma i vescovi si

Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato dal B. XXIII nel 1962 e mai abrogato, come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa


Ha fatto "scalpore" in un articolo di Sandro Magister la posizione di Papa Francesco riguardo la Messa in Forma Straordinaria.

Lo stupore nei riguardi di Papa Francesco è "immotivato" ma comunque non c'è da meravigliarsene.
A causa di una "stortura" mediatica , Papa Francesco è stato visto da molti come un nemico della forma straordinaria , visto e considerato che a Buenos Aires aveva "imposto" che ogni celebrazione secondo questo rito avesse le letture nella lingua vernacola .

Tale "pretesa" che per alcuni può sembrare un oltraggio al Rito antico , è invece una possibiltà prevista dallo stesso Motu Proprio di Papa Benedetto XVI che dice :

 Art. 6. Nelle Messe celebrate con il popolo secondo il Messale del B. Giovanni XXIII, le letture possono essere proclamate anche nella lingua vernacola, usando le edizioni riconosciute dalla Sede Apostolica. 
 
Papa Francesco risponde con candore ed educazione a tutti coloro i quali , presuli in particolare , si impegnano con ogni mezzo in una battaglia contro "l'antico rito" giudicato , anticonciliare .
Il Santo Padre ha richiamato in tutta umiltà "a fare tesoro della tradizione e a farla convivere nella Chiesa con l'innovazione".
Questo invito per nulla "campato in aria" , è prova che Jorge Mario Bergoglio nel 2007 , fu uno dei pochi vescovi a comprendere il senso del Motu Proprio "Summorum Pontificum" , capendo fino in fondo che entrambi i riti (antico e nuovo) possono e devono convivere senza farsi guerra tra di loro.

Papa Bergoglio ha inoltre ricordato il valore della Tradizione (liturgica) della Chiesa , valore ribadito anche da Papa Benedetto XVI nel Motu Proprio :

Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso.
Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto.

Il Santo Padre (regnante) , ha inoltre ricordato come sia necessario vigilare su estremismi di ogni genere , da una parte infatti le comunità "tradizionaliste" non devono rigettare la nuova liturgia a priori ma essere sempre disponibili a celebrare anche in quel rito , ribadendo anche qui un concetto chiaro a Papa Benedetto XVI :

 Ovviamente per vivere la piena comunione anche i sacerdoti delle Comunità aderenti all’uso antico non possono, in linea di principio, escludere la celebrazione secondo i libri nuovi. Non sarebbe infatti coerente con il riconoscimento del valore e della santità del nuovo rito l’esclusione totale dello stesso.   

L'antico messale ( del 1962 ) d'altra parte , non va demonizzato dai presuli e laici che troppo spesso lo etichettano quasi come "satanico" perchè anticonciliare , visto che la Sacrosantum Concilium non ha mai parlato di abrogare l'antico messale , ma prima di tutto perchè la stessa Chiesa mai abolì l'antico messale , come ricorda nel Motu Proprio Papa Ratzinger :

Quanto all’uso del Messale del 1962, come forma extraordinaria della Liturgia della Messa, vorrei attirare l’attenzione sul fatto che questo Messale non fu mai giuridicamente abrogato e, di conseguenza, in linea di principio, restò sempre permesso. Al momento dell’introduzione del nuovo Messale, non è sembrato necessario di emanare norme proprie per l’uso possibile del Messale anteriore. 

 Nonostante la buona volontà di Papa Benedetto e di Papa Francesco il problema è un altro : i vescovi.

Non è raro infatti leggere delle resistenze che i vescovi hanno compiuto nelle loro diocesi , impedendo le celebrazioni in forma straordinaria .

Purtroppo "l'ipotesi disobbedienza episcopale" nemmeno è contemplata nel Motu Proprio che infatti fa menzione delle resistenze dei parroci ma non dei vescovi .

Art. 7. Se un gruppo di fedeli laici fra quelli di cui all’art. 5 § 1 non abbia ottenuto soddisfazione alle sue richieste da parte del parroco, ne informi il Vescovo diocesano. Il Vescovo è vivamente pregato di esaudire il loro desiderio. Se egli non può provvedere per tale celebrazione, la cosa venga riferita alla Commissione Pontificia “Ecclesia Dei”.  


Attorno a questa "falla" , alcuni vescovi giocano "senza marcatura" , e proprio attraverso questa , non curanti delle raccomandazioni dei Papi , proseguono per la loro strada , fatta di veti incrociati sull'antico Rito , dimenticando spesso che uno degli scopi principali del Vaticano II in materia liturgica è stato certamente il pluralismo liturgico che al contrario è stato impedito da un fissismo liturgico attorno al Novus Ordo e da un cattivo modo di celebrare il nuovo Messale da parte dei vescovi e di tanti sacerdoti , non a caso Papa Benedetto XVI ammonisce :


Tutti sappiamo che, nel movimento guidato dall’Arcivescovo Lefebvre, la fedeltà al Messale antico divenne un contrassegno esterno; le ragioni di questa spaccatura, che qui nasceva, si trovavano però più in profondità. Molte persone, che accettavano chiaramente il carattere vincolante del Concilio Vaticano II e che erano fedeli al Papa e ai Vescovi, desideravano tuttavia anche ritrovare la forma, a loro cara, della sacra Liturgia; questo avvenne anzitutto perché in molti luoghi non si celebrava in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura veniva inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale portò spesso a deformazioni della Liturgia al limite del sopportabile. Parlo per esperienza, perché ho vissuto anch’io quel periodo con tutte le sue attese e confusioni. E ho visto quanto profondamente siano state ferite, dalle deformazioni arbitrarie della Liturgia, persone che erano totalmente radicate nella fede della Chiesa.


C'è da sperare con tutta la buona volontà che Papa Francesco riesca nell'impresa (ardua) di convincere alcuni vescovi circa la bontà del Rito in forma straordinaria , richiamando quel pluralismo spesso evocato dal Vaticano II.