....Nel Cristo Dio fatto uomo , troviamo il sostegno per la nostra debolezza e le risorse per raggiungere la perfezione. L'umanità di Cristo ci rimette in piedi , la sua condiscendenza ci prende per mano , la sua divinità ci fa giungere alla méta....


S.Agostino

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martedì 11 giugno 2013

L'eterodossia di Vatican Insider

.... L'uomo non separi ciò che Dio ha unito...


Colpisce sempre più , la crescente eterodossia di alcuni articoli disponibili su Vatican Insider , che data l'appena citata eterodossia , andrebbe ribattezzato "Vatican Outsider" .

L'articolo in questione è di Fabrizio Mastrofini , che citando un libro di Haring del 1989 , tenta in maniera abbastanza chiara di riscrivere l'insegnamento della Chiesa circa i divorziati risposati.

Mastrofini afferma :
...Ciò implica una «concezione non rituale», che metta al primo posto le  persone e non la salvaguardia dell’integrità dell’istituzione. È l’impostazione teologica coerente con la visione di un Dio misericordioso, in teoria e nella pratica pastorale. Difatti come si concilia la misericordia di Dio riaffermata in teologia in tutti i modi, con l’esclusione dei «peccatori» dalla vita della comunità? Se la misericordia di Dio si applica ai crimini più efferati di tutti i tipi, perché non si applica ai divorziati?

Per quello che riguarda la questione dei divorziati risposati , si pone spesso l'accento ( almeno tra i detrattori della Chiesa) sul fatto che la Chiesa non salvaguardi la persona , che non ponga al centro della questione il bene dell'uomo.
Il problema è proprio questo , la prassi invalsa dalla Chiesa pone al centro l'uomo e la sua salvezza più di ogni teoria alternativa basata sulla "misericordia".
 La Chiesa escludendo il divorziato risposato dalla comunione non lo "danna" , ma anzi al contrario lo richiama in maniera perpetua alla conversione  e al riconoscimento del suo stato di peccato , da buona madre e maestra quale è la Chiesa.

Oltretutto alla base di questi ragionamenti che vogliono ispirarsi all'oriente (vedi per i risposati , per il celibato e per l'autocefalia) , c'è sempre una "certa dose" di eterodossia , infatti per quanto la Chiesa ortodossa e Cattolica siano "sorelle" , non sono in comunione  , quindi sulla base di cosa si possono proporre soluzioni "non cattoliche" , a problemi della Chiesa Cattolica?


Leggiamo a riguardo l'insegnamento della Chiesa e la sua presunta mancanza di misericordia

Dalla Familiaris Consortio (1981)

e) I divorziati risposati

84. L'esperienza quotidiana mostra, purtroppo, che chi ha fatto ricorso al divorzio ha per lo più in vista il passaggio ad una nuova unione, ovviamente non col rito religioso cattolico. Poiché si tratta di una piaga che va, al pari delle altre, intaccando sempre più largamente anche gli ambienti cattolici, il problema dev'essere affrontato con premura indilazionabile. I Padri Sinodali l'hanno espressamente studiato. La Chiesa, infatti, istituita per condurre a salvezza tutti gli uomini e soprattutto i battezzati, non può abbandonare a se stessi coloro che - già congiunti col vincolo matrimoniale sacramentale - hanno cercato di passare a nuove nozze. Perciò si sforzerà, senza stancarsi, di mettere a loro disposizione i suoi mezzi di salvezza.
Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C'è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell'educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido.
Insieme col Sinodo, esorto caldamente i pastori e l'intera comunità dei fedeli affinché aiutino i divorziati procurando con sollecita carità che non si considerino separati dalla Chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita.. Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio. La Chiesa preghi per loro, li incoraggi, si dimostri madre misericordiosa e così li sostenga nella fede e nella speranza.
La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio.
La riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, «assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi» (Giovanni Paolo PP. II, Omelia per la chiusura del VI Sinodo dei Vescovi, 7 [25 Ottobre 1980]: AAS 72 [1980] 1082).

Similmente il rispetto dovuto sia al sacramento del matrimonio sia agli stessi coniugi e ai loro familiari, sia ancora alla comunità dei fedeli proibisce ad ogni pastore, per qualsiasi motivo o pretesto anche pastorale, di porre in atto, a favore dei divorziati che si risposano, cerimonie di qualsiasi genere. Queste, infatti, darebbero l'impressione della celebrazione di nuove nozze sacramentali valide e indurrebbero conseguentemente in errore circa l'indissolubilità del matrimonio validamente contratto.
Agendo in tal modo, la Chiesa professa la propria fedeltà a Cristo e alla sua verità; nello stesso tempo si comporta con animo materno verso questi suoi figli, specialmente verso coloro che, senza loro colpa, sono stati abbandonati dal loro coniuge legittimo.
Con ferma fiducia essa crede che, anche quanti si sono allontanati dal comandamento del Signore ed in tale stato tuttora vivono, potranno ottenere da Dio la grazia della conversione e della salvezza, se avranno perseverato nella preghiera, nella penitenza e nella carità.



Vatican Insider non è nuovo a questo tipo di articoli , che sempre dalla "medesima" penna (citata in quest blog) , ha avuto altre occasioni di dimostrarsi un sito spesso eterodosso .

 La crisi "sistematica" della Chiesa descritta già 40 anni fa
Premiate le suore "ribelli" , paladine della libertà religiosa
La via dell'oriente per pregare
Riammettere i risposati ai sacramenti ?