17 ottobre 2012
- S. E. R. Mons. Julian Winston Sebastian FERNANDO, S.S.S., Vescovo di Badulla (SRI LANKA)
Il beato cardinale Henry Newman una volta ha detto che “i preti sembrerebbero sciocchi senza laici”. Il nostro sacerdozio ministeriale ha un significato solo in relazione al sacerdozio comune dei fedeli, sebbene essi siano essenzialmente diversi e non solo per il grado, come insegna Lumen gentium del Vaticano II (cfr. n. 10).
Alla Chiesa non mancano l’insegnamento e le strutture per coinvolgere i laici nella propria missione, ma spesso i pastori non sembrano riconoscere l’urgenza e la necessità di affidare ai fedeli laici, con amore e fiducia, il ruolo che loro compete nell’evangelizzazione. Come dice la Costituzione pastorale Gaudium et spes all’inizio, “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” affinché possa realizzarsi una nuova evangelizzazione.
Oggi la Chiesa ha bisogno di laici ben formati e ben informati, in grado di rinnovare e santificare l’ordine temporale. Pertanto, la formazione dei laici deve essere in cima alla nostra lista di priorità. Sei settori della nuova evangelizzazione vengono indicati ai numeri 51-62, mentre la necessità di rispondere in modo adeguato e convincente è illustrata ai numeri 68-71. Il clero e i religiosi possono impegnarsi in modo efficace in questi settori, che sono in prevalenza appannaggio dei laici? Sarà mai possibile addentrarsi in questi settori senza i fedeli laici?
Negare la realtà, giustificarsi o cercare motivi demografici non è di buon auspico per adempiere alla missione della Chiesa. Dobbiamo confidare in Cristo Signore e consacrarci nuovamente a lui, insieme ai nostri fedeli laici, ricordando le parole di incoraggiamento di nostro Signore, il quale ha ripetutamente detto “non abbiate paura” e ha esortato i suoi discepoli a gettare le reti in acque profonde: “duc in altum”.
Pertanto, affidiamoci al potere dello Spirito Santo che ha trasformato i discepoli delusi, timidi, disillusi e impotenti in apostoli dinamici che hanno sacrificato la propria vita, e uno di essi ha scelto di essere crocifisso a testa in giù.
- S. E. R. Mons. Julian Winston Sebastian FERNANDO, S.S.S., Vescovo di Badulla (SRI LANKA)
Il beato cardinale Henry Newman una volta ha detto che “i preti sembrerebbero sciocchi senza laici”. Il nostro sacerdozio ministeriale ha un significato solo in relazione al sacerdozio comune dei fedeli, sebbene essi siano essenzialmente diversi e non solo per il grado, come insegna Lumen gentium del Vaticano II (cfr. n. 10).
Alla Chiesa non mancano l’insegnamento e le strutture per coinvolgere i laici nella propria missione, ma spesso i pastori non sembrano riconoscere l’urgenza e la necessità di affidare ai fedeli laici, con amore e fiducia, il ruolo che loro compete nell’evangelizzazione. Come dice la Costituzione pastorale Gaudium et spes all’inizio, “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” affinché possa realizzarsi una nuova evangelizzazione.
Oggi la Chiesa ha bisogno di laici ben formati e ben informati, in grado di rinnovare e santificare l’ordine temporale. Pertanto, la formazione dei laici deve essere in cima alla nostra lista di priorità. Sei settori della nuova evangelizzazione vengono indicati ai numeri 51-62, mentre la necessità di rispondere in modo adeguato e convincente è illustrata ai numeri 68-71. Il clero e i religiosi possono impegnarsi in modo efficace in questi settori, che sono in prevalenza appannaggio dei laici? Sarà mai possibile addentrarsi in questi settori senza i fedeli laici?
Negare la realtà, giustificarsi o cercare motivi demografici non è di buon auspico per adempiere alla missione della Chiesa. Dobbiamo confidare in Cristo Signore e consacrarci nuovamente a lui, insieme ai nostri fedeli laici, ricordando le parole di incoraggiamento di nostro Signore, il quale ha ripetutamente detto “non abbiate paura” e ha esortato i suoi discepoli a gettare le reti in acque profonde: “duc in altum”.
Pertanto, affidiamoci al potere dello Spirito Santo che ha trasformato i discepoli delusi, timidi, disillusi e impotenti in apostoli dinamici che hanno sacrificato la propria vita, e uno di essi ha scelto di essere crocifisso a testa in giù.