"Dotta ignoranza" ha deciso di pubblicare le richieste dei preti austriaci disubbidienti , non per "sponsorizzare" il movimento , ma perchè tutti possano rendersi conto di come siano nell'errore questi preti e per comprendere che bisogna pregare per la Chiesa Austriaca e soprattutto per i sacerdoti in crisi!
Appello alla disubbidienza
Il rifiuto di Roma di una riforma della chiesa da tempo necessaria e
l’inattività dei nostri vescovi non solo ci permettono, ma anzi ci obbligano a
seguire la nostra coscienza e ad attivarci in maniera indipendente.
Noi preti
vogliamo porre in futuro i seguenti segni:
- Diremo in futuro in ogni messa una preghiera per la riforma della chiesa. Prendiamo seriamente la parola della Bibbia: pregate e vi sarà dato. Davanti a Dio c’è libertà di parola.
- Non rifiuteremo in linea di principio l’Eucaristia a credenti di buona volontà. Questo specialmente per divorziati-risposati, per membri di altre chiese cristiane e, in alcuni casi, anche a cattolici che sono usciti dalla chiesa.
- Eviteremo, se possibile, di celebrare nelle domeniche e nei giorni festivi più di una messa o di incaricare preti in viaggio o provenienti da fuori. Meglio una liturgia della parola organizzata in loco che “tournée” liturgiche.
- In futuro considereremo una liturgia della Parola con distribuzione della comunione come un’ “Eucaristia senza prete” e così la chiameremo. In questo modo assolveremo il nostro obbligo domenicale in tempo di scarsità di preti.
- Rifiuteremo anche il divieto di predicare stabilito per laici competenti e qualificati e per donne insegnanti di religione. Proprio in tempi difficili è necessario annunciare la Parola di Dio.
- Ci impegneremo affinché ogni parrocchia abbia un suo moderatore: uomo o donna, sposato o non sposato, a tempo pieno o a tempo parziale. Questo però non attraverso fusioni di parrocchie, ma attraverso un nuovo modello di prete.
- Ci avvarremo perciò di ogni opportunità per esprimerci pubblicamente a favore dell’ordinazione di donne e persone sposate. Vediamo in queste persone colleghe e colleghi benvenuti in servizio pastorale.
Inoltre ci
sentiamo solidali con quei colleghi che a causa del loro matrimonio non possono
più esercitare il loro servizio, ma anche con quelli che, nonostante una
relazione, continuano a fornire il loro servizio come preti. Entrambi i gruppi
con la loro decisione seguono la loro coscienza – come facciamo noi con la
nostra protesta. In loro, come anche nel Papa e nei vescovi, vediamo i “nostri
fratelli”. Non sappiamo cos’altro debba essere un “confratello”. Uno è il
nostro Maestro – però noi tutti siamo fratelli. “E sorelle” – si dovrebbe dire
però tra cristiane e cristiani. Per questo vogliamo impegnarci, per questo
vogliamo esprimerci, per questo vogliamo pregare. Amen.