Salta all’occhio entrando in uno “Yeshiva
neocatecumenale” , quel tabernacolo doppio per le specie eucaristiche e per la “Parola”.
Tale tabernacolo è motivato da un
passo della “Dei Verbum” :
“La Chiesa ha sempre venerato le Divine Scritture come ha fatto per il
corpo stesso di Cristo , non mancando mai , soprattutto nella sacra Liturgia ,
di nutrirsi del pane della vita dalla mensa sia della parola di Dio che del
corpo di Cristo e di porgerlo ai fedeli”.(Capitolo V par 21)
Volendo approfondire , vediamo
anche cosa il Magistero dica a proposito del tabernacolo , sulle sue funzioni e
a cosa sia riservato :
“Il tabernacolo , nelle chiese deve essere situato in un luogo
distinitissimo col massimo onore. La nobiltà , la disposizione e la sicurezza
del tabernacolo eucaristico devono favorire l’adorazione del Signore realmente
presente nel Santissimo Sacramento dell’altare.” (C.C.C 1183)
Vediamo quindi come per la Chiesa
Cattolica l’utilità di un tabernacolo sia quella di favorire l’adorazione del
Signore.
A questo punto è necessario porsi
una domanda : cosa merita l’adorazione se non Dio stesso?
Rimanendo fedele al comandamento
“Adorerai il Signore Dio tuo”, la
Chiesa ha sempre ribadito l’ortodossia dell’adorazione eucaristica , in
funzione della reale presenza nel Santissimo del Signore , pertanto
nell’adorazione eucaristica adoriamo Dio , non un oggetto che rimanda con la
memoria o spiritualmente a Dio , ma adoriamo Dio stesso.
Prima di tutto questo santo
Sinodo insegna e professa chiaramente e semplicemente che nel
divino sacramento della santa
eucaristia, dopo la consacrazione del pane e del vino, è contenuto
veramente, realmente e
sostanzialmente, sotto l’apparenza di quelle cose sensibili, il nostro signore
Gesú Cristo, vero Dio e vero
uomo.
Non sono, infatti, in contrasto
fra loro questo due cose: che lo stesso nostro Salvatore sieda
sempre nei cieli alla destra
del Padre, secondo il modo naturale di esistere, e che, tuttavia, presente
in molti altri luoghi, sia
presso di noi con la sua sostanza, sacramentalmente, con quel modo di
esistenza, che, anche se
difficilmente possiamo esprimere a parole, possiamo, tuttavia, comprendere
con la nostra mente, illuminata
dalla fede, essere possibile a Dio (203), e che
anzi dobbiamo
credere fermissimamente.
Questo, infatti, tutti i nostri padri, che vissero nella vera Chiesa di Cristo,
e che hanno trattato di questo
santissimo sacramento, hanno professato chiarissimamente: che il
nostro Redentore ha istituito
questo meraviglioso sacramento nell’ultima cena, quando, dopo la
benedizione del pane e del
vino, affermò con parole esplicite e chiare di dare ad essi il proprio
corpo e il proprio sangue.
Queste parole, riportate dai
santi evangelisti (204), e ripetute poi da S. Paolo (205), hanno
per
sé quel significato proprio e
chiarissimo, secondo cui sono state comprese dai padri, è pertanto
sommamente indegno che esse
vengano distorte da alcuni uomini rissosi e corrotti a immagini
fittizie e immaginarie, con le
quali è negata la verità della carne e del sangue di Cristo, contro il
senso generale della Chiesa, la
quale come colonna e sostegno della verità (206), ha
detestato come
sataniche queste costruzioni
fantastiche, escogitate da uomini empi, riconoscendo con animo
sempre grato e memore questo
preziosissimo dono di Cristo……
La santissima eucaristia ha
questo di comune con gli altri sacramenti: che è simbolo di una
cosa sacra e forma visibile
della grazia invisibile (213).
Tuttavia in essa vi è questo di
eccellente e di singolare: che gli altri sacramenti hanno il potere
di santificare solo quando uno
li riceve, mentre nell’eucaristia vi è l’autore della santità già prima
dell’uso. Difatti gli apostoli
non avevano ancora ricevuto l’eucaristia dalla mano del Signore (214)
e già Egli affermava che quello
che Egli dava era il suo corpo. Sempre vi è stata nella Chiesa di Dio questa
fede, che, cioè, subito dopo la consacrazione, vi sia, sotto l’apparenza del
pane e del vino, il vero corpo di nostro Signore e il suo vero sangue, insieme
con la sua anima e divinità.
In forza delle parole, il corpo
è sotto la specie del pane e il sangue sotto la specie del vino; ma
lo stesso corpo sotto la specie
del vino, e il sangue sotto quella del pane, e l’anima sotto l’una e
l’altra specie, in forza di
quella naturale unione e concomitanza, per cui le parti di Cristo Signore,
che ormai è risorto dai morti e
non muore piú (215), sono unite fra loro; ed
inoltre la divinità per
quella sua ammirabile unione
ipostatica col corpo e con l’anima.
È quindi verissimo che sotto
una sola specie si contiene tanto, quanto sotto l’una e l’altra.
Cristo, infatti, è tutto e
intero sotto la specie del pane e sotto qualsiasi parte di questa specie; e
similmente è tutto sotto la
specie del vino e sotto le sue parti…..
Non vi è, dunque, alcun dubbio
che tutti i fedeli cristiani secondo l’uso sempre ritenuto nella
Chiesa cattolica, debbano
rendere a questo santissimo sacramento nella loro venerazione il culto di latria,
dovuto al vero Dio.
Non è, infatti, meno degno di
adorazione, per il fatto che sia stato istituito da Cristo signore per
essere ricevuto. Crediamo,
infatti, che è presente in esso lo stesso Dio, di cui l’eterno Padre,
introducendolo nel mondo, dice:
E lo adorino tutti i suoi angeli (218); che i magi, prostrandosi,
adorarono (219), che
la scrittura attesta essere stato adorato in Galilea dagli apostoli (220).
Dichiara, inoltre, il santo
Concilio, che con pensiero molto pio e religioso è stato introdotto
nella Chiesa di Dio l’uso di
celebrare ogni anno con singolare venerazione e solennità e con una
particolare festività questo
nobilissimo e venerabile sacramento, e di portarlo con riverenza ed
onore per le vie e per i luoghi
pubblici, nelle processioni (221). È giustissimo, infatti, che
siano
stabiliti alcuni giorni
festivi, in cui tutti i cristiani manifestino con cerimonie particolari e
straordinarie il loro animo
grato e memore verso il comune Signore e Redentore, per un beneficio
cosí ineffabile e divino, con
cui viene ricordata la sua vittoria e il suo trionfo sulla morte.
Ultima domanda :
-La presenza reale , fisica
del Signore nell’eucarestia come insegna la Chiesa , si ripete anche nella
Bibbia?
Ovvio che no ! Sostenere che
nella Bibbia vi sia reale presenza di Dio (al pari dell’eucarestia) è un errore
teologico rilevante , al contrario dire che nella Bibbia non vi sia reale
presenza di Dio e al contempo adorarla come Dio , è idolatria.
Alla base di questa "stortura" si presenta una difficoltà quasi "ontologica" del singolo cattolico , ossia la confusione tra adorazione e venerazione , tra latrìa e dulìa.
Quella confusione che spesso ha portato alcune processioni o feste patronali ad aver tinte quasi paganeggianti per la similitudine con il politeismo.
L'estratto della "Dei Verbum" parla di pari "venerazione" tra divine scritture e corpo di Cristo , tale imprecisione del testo conciliare ha portato a questo.
In sostanza , l'adorazione spetta al corpo di Cristo ma non alla Sacra Scrittura cui invece va la nostra riverenza e venerazione.
L'adorazione spetta al Corpo di Cristo poichè quella "particola è il Signore" , a differenza della Sacra Scrittura in cui non c'è presenza fisica del Signore e quindi è impossibile che venga adorata.
Giustificare il "doppio tabernacolo" nello Yeshiva neocatecumenale citando la Dei Verbum , è qualcosa di inconsistente se non addirittura una sciocchezza , la Dei Verbum parla di venerazione e non di adorazione ed il tabernacolo è luogo di adorazione per cui non c'è posto per una Bibbia .
Sarebbe opportuno che la Chiesa
vigilasse maggiormente su alcuni eccessi cultuali , specialmente in un momento
particolare della storia della Chiesa in cui c’è un crescente distacco dal
culto eucaristico e un maggiore ritorno alla Bibbia , che per quanto entro
certi limiti sia sano ed edificante , rischia di ridurre il Cristianesimo ad
una “religione del libro”.
Oltretutto , una ipotetica
riprensione del cammino neocatecumenale riguardo tale aspetto del doppio
tabernacolo , sarebbe stata un’ottima occasione per “rispolverare” un po’ l’amore
che la Chiesa conserva in sé per l’Eucarestia .
Meditando sull’Eucarestia e sul
suo mistero avremmo anche potuto riflettere sull’amore che Cristo ha avuto per
noi , avremmo potuto riflettere sul suo sacrificio.
Forse la Chiesa dovrebbe
scrollarsi di dosso il “complesso dell’Inquisizione” , dovrebbe rendersi conto
che una sano ed equilibrato richiamo ad un fratello che erra , non solo non è
aberrante , ma è addirittura da“buon cristiano”!
A maggior ragione dovrebbe avere
tale “coraggio” una Chiesa che (giustamente) rivendica due termini : Madre e
Maestra.
Nessuna madre lascerebbe prendere
strade errate ad un suo figlio e nessuna maestra insegnerebbe cose sbagliate ai
suoi “discepoli”.