Solennità
del Sacro Cuore di Gesù
Inizio
dell’Anno sacerdotale
Carissimi
confratelli nel sacerdozio,
carissimi seminaristi
che vi state preparando ad essere i preti di domani,
dopo la grazia dell’Anno
Paolino, un’altra grazia ci raggiunge in maniera inaspettata, quella dell’Anno
Sacerdotale. Non si tratta di un evento che riguarda soltanto noi sacerdoti ma
tutta la Chiesa; dobbiamo quindi viverlo insieme alle nostre comunità.
Con questo mio
scritto desidero richiamare alla vostra attenzione tre brevi considerazioni:
- Bellezza,
importanza, indispensabilità del ministero sacerdotale. L’Anno Sacerdotale
intende destare in noi preti - ma non solo in noi -, la bellezza, l’importanza
e l’indispensabilità del ministero sacerdotale per la salvezza delle anime. È
bene riflettere a lungo sui tre sostantivi: bellezza, importanza,
indispensabilità.
Che i presbiteri si
incamminino verso un rinnovato impegno di santità ponendo attenzione alla
specificità e alla integralità del loro ministero è, insieme, ricchezza e
motivo di gioia per tutta la Chiesa e, anche, di obiettiva crescita per l’intera opera di
evangelizzazione.
- Fedeltà,
virtù umana e cristiana del presbitero. Il tema dell’anno, scelto
dal Santo Padre, è eloquente: “fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”; al
centro di tutto, quindi, si pone la fedeltà.
Si tratta, innanzitutto,
della fedeltà di Cristo a cui, a sua volta, guarda ed è chiamato a rispondere, in
spirito di fedeltà, colui che opera “in persona Christi capitis”.
La lettera agli
Ebrei - vero trattato di cristologia sacerdotale del Nuovo Testamento - afferma
come Gesù Cristo rimanga sempre fedele a se stesso (cfr. Eb 13, 8), Lui che è sommo sacerdote misericordioso e degno di fede
nelle cose che riguardano Dio (cfr. Eb
2, 17).
Ogni presbitero,
all’inizio di quest’Anno Sacerdotale, deve rivolgersi a Lui con grande fiducia,
riferendo a Lui, tutta la sua vita e il suo ministero.
In un’epoca, come
la nostra, in cui si dà grande spazio alla creatività, alla originalità e alla intraprendenza, siamo invitati - senza
misconoscere il valore di queste virtù -, a cogliere il valore e a dare nuovo
spazio, nella nostra vita, alla virtù
della fedeltà.
Si tratta, in altri
termini, d’essere fedeli al dono che ciascun di noi ha personalmente ricevuto
il giorno della sua ordinazione; esaminiamoci sulla fedeltà al ministero
sacerdotale inteso secondo la sua specificità e integralità; vale a dire: siamo
preti sempre, preti ovunque, preti comunque?
Questa fedeltà,
talvolta, può anche costare incomprensioni e contrasti ma, alla fine, paga e
conduce ad un sicuro approdo di pace già in questa vita e a una misteriosa ma
realissima fecondità nel ministero.
- Il
primato della preghiera sull’azione. L’anno sacerdotale - come sappiamo -, è stato indetto
in occasione del 150° anniversario della nascita al cielo di Giovanni Maria
Vianney, universalmente conosciuto come il Curato d’Ars, anzi, come il Santo
Curato d’Ars.
Questo umile prete
che visse il suo sacerdozio nel contesto difficile della Francia post-rivoluzionaria
e post-napoleonica e che Pio XI, nel 1929, volle patrono dei parroci, sarà, nel
corso di questo anno, proclamato anche patrono di tutti i preti.
Non è fatto di poco
conto, poiché significa che, ogni sacerdote, deve guardare a lui come al
modello autorevolmente proposto dalla Chiesa; insomma, nel suo modo di vivere
il sacerdozio e il ministero, Giovanni Maria Vianney diventa esempio nella
Chiesa.
A voi sacerdoti
ricordo come il Santo Curato d’Ars abbia proclamato, con tutta la sua vita, il primato della preghiera sull’azione. Giovanni
Maria Vianney era instancabile operaio di fronte all’abbondanza della messe ma,
ed è questo che dobbiamo considerare sino in fondo, la sua prima risposta alle
esigenze pastorali di Ars - piccolo paese di circa trecento anime, in cui c’era
poco amore di Dio -, non fu organizzare la pastorale, ma organizzare la propria
vita sacerdotale e la propria azione pastorale a partire dalla preghiera.
Al mattino, verso
le quattro, i parrocchiani potevano intravedere, nel buio, una sagoma che, sorreggendo
un lume, entrava in chiesa passando attraverso
la porta del campanile; era lui, il Curato, che si recava a pregare. Il primato
vissuto della preghiera, da cui poi dipende tutto nella vita del prete, si deve
tradurre in scelte concrete e quotidiane.
- Conclusione.
Carissimi amici, oggi inizia anche per la nostra Chiesa particolare, il
cammino dell'anno sacerdotale; l’auspicio è semplice: sia fruttuoso nel Signore!
A Lui lo consegniamo con fiducia.
A tutti auguro la
gioia di vivere il dono del sacerdozio che è, innanzitutto, servizio reso a
Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote e, conseguentemente - agendo in persona di Cristo
Capo -, servizio reso ai fratelli; con la grazia dell’ordinazione, infatti,
siamo chiamati non a fare i preti ma ad
esserlo nel più intimo di noi stessi.
La Vergine Maria -
madre dell’eterno Sacerdote -, custodisca in noi e nelle nostre comunità, con
la sua intercessione materna, la grazia dell’anno sacerdotale.
Tutti benedico di
cuore