Niente tappeto rosso fino alla scaletta. Niente picchetto d’onore. Niente cerimoniale. Un viaggio di penitenza fino all'ultimo lembo di terra d’Europa, dove si intrecciano storie di speranza e di morte per migliaia di migranti, si poteva benissimo fare con un volo di linea. Questa l’idea di papa Francesco, che era pronto a rinunciare all'aereo di Stato pur di non derogare al principio di sobrietà con cui intende consumare la sua visita di lunedì nell'isola di Lampedusa. Infatti, gli sarebbero bastati quattro posti sul volo giornaliero dell'Alitalia, che aveva chiesto di prenotare alla sua segreteria. Senza calcolare che questo semplice gesto avrebbe creato un piccolo corto circuito diplomatico-istituzionale tra la Santa Sede e lo stato italiano.
Tutto rientrato in poche ore. L’aereo di Stato ci sarà, ma come unica concessione di cortesia nei confronti del nostro governo. Papa Francesco è questo. Lo era già da arcivescovo di Buenos Aires, quando girava la capitale argentina in autobus o in metropolitana e senza scorta. Non ci ha pensato due volte adesso, dopo aver deciso che la prima uscita ufficiale da pontefice sarebbe stata nell’isola degli sbarchi. Una visita nella quale celebrerà la liturgia della penitenza, con la stola viola e il pensiero rivolto a tutti quegli esseri umani che non ce l’hanno fatta a raggiungere Lampedusa, anche per le omissioni di chi avrebbe dovuto aiutarli.
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