di don Pierpaolo Petrucci
Di fronte a queste nuove dottrine, per conservare la fede, dobbiamo più che mai appoggiarci all’insegnamento tradizionale ed immutabile del magistero perenne della Chiesa.
Sul tema dell’ecumenismo e per confutare tanti gravi errori così diffusi anche nella gerarchia ecclesiastica, proponiamo la lettura di questo testo, tratto dal Catechismo della crisi nella Chiesa di don Matthias Gaudron.[2]
Si è conclusa, nella festa della Conversione di San Paolo, la Settimana per l’unità dei cristiani ed il Papa nel suo discorso conclusivo
ha ribadito dei concetti che purtroppo lasciano molto perplessi quando
li si paragona all’insegnamento costante del magistero della Chiesa.
Affermare che «Le divisioni tra cristiani sono uno scandalo (...) Le
nostre divisioni feriscono il suo corpo (della Chiesa ndr), feriscono la
testimonianza che siamo chiamati a rendergli nel mondo», lascia credere
che la Chiesa cattolica è responsabile di questo stato di cose come le
comunità che da essa si sono separate.
Ma da chi viene lo scandalo se non da
parte di coloro che hanno abbandonato la Chiesa, rigettando l’autorità
dal Papa o una parte delle verità rivelate? Per riparare questo scandalo
perché non si invita coloro che si sono separati a ritornare a
quell’unità di fede di culto e alla sottomissione ai legittimi pastori,
unità che la Chiesa cattolica non ha mai perso e che quindi non deve
ritrovare? Così facevano i pontefici prima dell’ultimo concilio come per
esempio Pio IX che in occasione del Concilio Vaticano I lanciava un
appello accorato ai cristiani dissidenti perché ritornassero nel seno
della Chiesa.[1]
Il concetto stesso di Unità pare
cambiato: «Camminare insieme fraternamente verso l’unità è già fare
unità», ha dichiarato ancora Papa Francesco. Non si tratta più quindi di
richiamare le pecorelle smarrite al solo ovile di Cristo ma di
dialogare e collaborare insieme per obiettivi comuni. In questo consiste
l’impegno ecumenico che dal concilio è diventato una caratteristica
propria del Successore di Pietro come lo fu per esempio per Giovanni
XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II: «L’opera di questi Pontefici ha
fatto sì che la dimensione del dialogo ecumenico sia diventata un
aspetto essenziale del ministero del Vescovo di Roma, tanto che oggi non
si comprenderebbe pienamente il servizio petrino senza includervi
questa apertura al dialogo con tutti i credenti in Cristo».
Il compito e la missione stessa del Papa, che dovrebbe essere quella
di trasmettere il deposito rivelato e confermare nella fede proteggendo
il gregge lui affidato dagli errori, viene rivista alla luce della nuova
dottrina sull’ecumenismo: «Il cammino ecumenico – prosegue il Papa - ha
permesso di approfondire la comprensione del ministero del Successore
di Pietro e dobbiamo avere fiducia che continuerà ad agire in tal senso
anche per il futuro».Di fronte a queste nuove dottrine, per conservare la fede, dobbiamo più che mai appoggiarci all’insegnamento tradizionale ed immutabile del magistero perenne della Chiesa.
Sul tema dell’ecumenismo e per confutare tanti gravi errori così diffusi anche nella gerarchia ecclesiastica, proponiamo la lettura di questo testo, tratto dal Catechismo della crisi nella Chiesa di don Matthias Gaudron.[2]