....Nel Cristo Dio fatto uomo , troviamo il sostegno per la nostra debolezza e le risorse per raggiungere la perfezione. L'umanità di Cristo ci rimette in piedi , la sua condiscendenza ci prende per mano , la sua divinità ci fa giungere alla méta....


S.Agostino

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martedì 1 luglio 2014

Papa Francesco fa a brandelli la riforma protestante , i protestanti si offendono

"Calvino boia spirituale"


 Da "Riforma.it
Jorge Mario Bergoglio , "offende" il protestantesimo , forse gli amici protestanti hanno dimenticato che è un gesuita e soprattutto hanno dimenticato che la "Compagnia di Gesù" naque proprio per affondare l'eresia protestante.
C'è da dire che , da molto sollievo sapere che il Santo Padre pensa questo del protestantesimo.

Una brutta sorpresa. Davvero brutta. E un’inattesa delusione. Sorpresa e delusione suscitate da alcune pagine dell’attuale pontefice sulla Riforma protestante, che purtroppo riproducono i più logori e grossolani clichés polemici usati dalla Controriforma in tempi lontani per diffamare il protestantesimo. Mai ci saremmo aspettati di vederli riproposti dal papa «venuto da lontano». Queste pagine – già segnalate su Riforma del 16 maggio scorso da una lettera di Carlo Papini, a p. 11 – riproducono una conferenza tenuta dall’allora arcivescovo Bergoglio in Argentina nel 1985, dal titolo: «Chi sono i gesuiti», pubblicata ora in italiano, insieme ad altri due saggi, in un volumetto uscito nel maggio di quest’anno e preceduto da una introduzione di Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica (la nota rivista dei gesuiti), già autore di un’ampia e istruttiva intervista all’attuale pontefice1.
Ora secondo p. Spadaro, «i due casi concreti» esaminati da Bergoglio nella conferenza ora citata, cioè la Riforma protestante e la missione latino-americana, «sono due ricchissimi affreschi» (p. 13), i quali «illuminano il lettore sul modo di procedere di Bergoglio come pontefice» (p. 11) – modo di procedere che, sempre secondo il direttore di Civiltà Cattolica è «fondato su due pilastri: la realtà e il discernimento» (p. 14). Ora io non so bene che cosa il p. Spadaro e, con lui, papa Francesco intendano per «realtà».
Sono però certo che la «realtà» della Riforma, per quel poco che la conosco, è completamente diversa da quella «affrescata» da Jorge M. Bergoglio. È vero che le sue pagine risalgono a quasi 30 anni fa. Ma sono state pubblicate tali e quali 30 anni dopo, in italiano, nel maggio di quest’anno, senza la minima modifica o nota esplicativa, e anzi presentate come un «ricchissimo affresco».
Sentite quello che il papa, quand’era ancora arcivescovo, diceva (speriamo che ora non lo dica né lo pensi più) di Calvino, che, secondo lui, è molto peggiore di Lutero. Lutero era eretico, e l’eresia è «un’idea buona impazzita» (p. 22)2. Ma Calvino, oltre che eretico, è stato anche scismatico, e lo è stato in tre diverse aree: l’uomo, la società, la chiesa. Nell’uomo, Calvino provoca addirittura due scismi. Il primo è quello «tra la ragione e il cuore», da cui nasce «lo squallore calvinista» (p. 23). Il secondo avviene all’interno della stessa ragione, «tra la conoscenza positiva e la conoscenza speculativa», con danni irreparabili a « tutta la tradizione umanistica» (p. 23).
Nella società, Calvino provoca lo scisma tra le classi borghesi, che egli privilegia «come apportatrici di salvezza» (p. 25), e le corporazioni dei mestieri che rappresentano «la nobiltà del lavoro». Calvino sarebbe promotore di «un’internazionale della borghesia» e, come tale, «il vero padre del liberalismo» (p. 26). Nella chiesa, infine, Calvino provoca lo scisma peggiore: «la comunità ecclesiale viene ridotta a una classe sociale» – quella borghese – e «Calvino decapita il popolo di Dio dell’unità con il Padre. Decapita tutte le confraternite dei mestieri privandole dei santi. E, sopprimendo la messa, priva il popolo della mediazione in Cristo realmente presente» (p. 32). Insomma: Calvino è un vero boia spirituale, che decapita tutto quello che può!
Stento a credere che l’attuale pontefice pensi di Calvino e della Riforma queste cose, che non stanno né in cielo né in terra e che nessuno storico cattolico – almeno tra quelli che conosco e leggo – dice più da molto tempo. E dato che i gesuiti, quando nacquero, si diedero come compito, oltre alla missione tra i pagani, anche quello di combattere con ogni mezzo il protestantesimo – come effettivamente è avvenuto – allora, se il protestantesimo che hanno combattuto è quello «affrescato» da Bergoglio, devono sapere che hanno combattuto un protestantesimo fantasma, mai esistito, un puro idolo polemico creato solo dalla loro fantasia, che poco o nulla aveva a che fare con la famosa «realtà», che pure volevano assumere come «pilastro» del loro «modo di procedere».
Ma non è tutto. Sentite quello che Bergoglio diceva (speriamo che ora non lo dica né lo pensi più) delle conseguenze della Riforma. Secondo lui «a partire dalla posizione luterana, se siamo coerenti, restano solo due possibilità fra cui scegliere nel corso della storia: o l’uomo si dissolve nella sua angoscia e non è niente (ed è la conseguenza dell’esistenzialismo ateo), o l’uomo, basandosi su quella medesima angoscia e corruzione, fa un salto nel vuoto e si auto decreta superuomo (è l’opzione di Nietzsche) …
Un simile potere [quello vagheggiato da Nietzsche], come ultima ratio, implica la morte di Dio. Si tratta di un paganesimo che, nei casi del nazismo e del marxismo, acquisterà forme organizzate» (p. 34). Tutto questo «a partire dalla posizione luterana», che evidentemente – secondo queste pagine di Bergoglio – è la causa prima, anche se remota, delle cose peggiori accadute in Occidente, compresa la secolarizzazione, la «morte di Dio», e i vari totalitarismi che hanno infestato la storia moderna dell’Europa. Insomma, è la vecchia tesi della Controriforma: la Riforma protestante vista come sorgente di tutti i mali, o meglio di tutti quelli che la chiesa di Roma considera «mali».
Mi chiedo come sia possibile avere oggi ancora (o anche 30 anni fa) una visione così deformata, distorta, travisata e sostanzialmente falsa della Riforma protestante. È una visione con la quale non solo non si può iniziare un dialogo, ma neppure una polemica: non ne vale la pena, perché è troppo lontana e difforme dalla «realtà». Una cosa è certa: a partire da una visione del genere, una celebrazione ecumenica del 500° anniversario della Riforma, nel 2017, appare letteralmente impossibile