....Nel Cristo Dio fatto uomo , troviamo il sostegno per la nostra debolezza e le risorse per raggiungere la perfezione. L'umanità di Cristo ci rimette in piedi , la sua condiscendenza ci prende per mano , la sua divinità ci fa giungere alla méta....


S.Agostino

Cerca nel blog

mercoledì 16 novembre 2011

Missionario comboniano nelle filippine scrive lettera sul celibato ecclesiastico

La drammatica situazione del ministero ordinato nella Chiesa cattolica. Il problema e la sua soluzione. L'autore dell'appello è un religioso comboniano, missionario nelle Filippine

di Renzo Carraro




È una costatazione comune e generalizzata che la Chiesa cattolica sta passando un momento difficile. Le ragioni sono evidenti. C’è una contrazione della fede e della pratica religiosa in Europa e Nord America così da dare origine alla convinzione che siamo ormai in una società post-cristiana. Questa contrazione si nota specialmente tra i giovani. La reazione alla colonizzazione e la reviviscenza delle religioni non-cristiane si risolve spesso in persecuzione della chiesa dove è in posizione minoritaria. Per la prima volta, dopo tanti secoli, il cristianesimo è in pericolo di scomparire completamente da tutto il Vicino e Medio Oriente e specialmente (cosa tragica!) dalla Palestina, la terra di Gesù.

Il buon nome della leadership della Chiesa cattolica (vescovi, preti, religiosi) è stato in misura rilevante compromesso dallo scandalo degli abusi sessuali sui minori.

La comprensione dei diritti umani si sta estendendo nella mentalità comune e nella legislazione di molti stati a situazioni che la Chiesa cattolica non può accettare (aborto, contraccezione, pratica omosessuale fino al matrimonio omosessuale, eutanasia e suicidio assistito) in tal modo accrescendo il distacco tra le posizioni della Chiesa cattolica e quelle di larghi strati della popolazione.

Ma il problema più drammatico è la mancanza di clero diocesano (o ministri ordinati) che porta allo sbando delle masse cattoliche e minaccia la vera esistenza della Chiesa. È vitale e importante rendersi conto della drammaticità della situazione per promuovere l’unica riforma che può venire in aiuto e portare a una soluzione: cioè l'ordinazione sacerdotale di uomini sposati (viri probati) e di conseguenza l’abolizione del celibato obbligatorio del clero diocesano. Si continui a formare al sacerdozio giovani che abbraccino volontariamente il celibato: dalle loro file verranno i vescovi di domani. Ma si prepari opportunamente e si ordini uomini sposati che accettino liberamente e con gioia di diventare sacerdoti per il bene della comunità cristiana.


Una essenziale apertura


La riforma del ministero ordinato e in particolare il problema del celibato obbligatorio del clero diocesano era nell’agenda del Concilio. Ma fu tolta da papa Paolo VI. Però il Concilio, nel decreto "Presbyterorum ordinis", 16, ha codificato una essenziale apertura in tre punti, come si può notare dal testo stesso: “La perfetta e perpetua continenza in vista del regno dei cieli fu raccomandata dal Signore… È vero però che non è richiesta dal sacerdozio per la sua stessa natura. Questo è chiaro dalla pratica della chiesa primitiva (1 Timoteo 3:2-5; Tito 1:6) e la tradizione delle Chiese orientali dove, accanto a coloro che scelgono per un dono della grazia di mantenere il celibato (inclusi tutti i vescovi), ci sono anche molti eccellenti preti sposati".


Una riforma mancata


Il settore del ministero ordinato è un settore che non è stato toccato dalla riforma conciliare e la regola del celibato obbligatorio del clero diocesano è stata la remora che ha fermato la riforma. Anche nel campo della ministerialità associata si è fatto poco e in modo incerto e confuso. Negli Stati Uniti d’America ci sono migliaia di diaconi permanenti, in Europa, qualche centinaio. In Africa e in Asia sono quasi sconosciuti. I ministri straordinari dell’Eucaristia sono in alcuni posti sconosciuti, in altri sono a migliaia, talvolta solo uomini come nelle Filippine, o uomini e donne come in Inghilterra o Stati Uniti. La diversità arriva a coinvolgere perfino i chierichetti che in alcuni posti sono di entrambi i sessi o sono solo maschi. Questa diversità di situazioni non è segno di ricchezza ma di incertezza e di confusione. Quello che è vero dappertutto è che preti ce ne sono sempre di meno; che quelli che ci sono, sono sempre più vecchi e che presto non ce ne sarà più nessuno. Le conseguenze sono letali: lo sbando delle comunità cattoliche e il travaso dei fedeli cattolici nelle sette protestanti.


Cattolici allo sbando


In Europa e Nord America c’è stata la più grande diminuzione del clero diocesano. Il rimedio introdotto sono le unità pastorali dove due o tre preti vivono assieme in un posto e servono un numero indeterminato di parrocchie. Questo funziona quando le parrocchie servite sono in numero limitato e piccole di proporzione. Ma già in parecchi posti questo accorpamento di parrocchie ha raggiunto proporzioni tragiche (Cfr. "Time magazine", July 19, 2010) esempio: Don Giuseppe Kuka, prete congolese in Francia, si prende cura di 19 parrocchie nella zona di Dijon. Questa situazione è destinata a generalizzarsi data la continua diminuzione del Clero e la crescita in età dei preti. La stessa diocesi di Padova da cui provengo che è una in cui si ordinano ancora gruppetti di sacerdoti ogni anno, calcola che nei prossimi 30 anni il numero dei sacerdoti diocesani sarà ridotto di metà. La conseguenza è la chiusura di chiese, canoniche, conventi: una pacchia per gli agenti immobiliari, gli antiquari, ecc. In America del Nord, si ristrutturano le diocesi, chiudendo centinaia di parrocchie tra le violente proteste dei fedeli.


Un travaso che diventa valanga


Nelle Filippine, tutti erano battezzati cattolici fino a 50 anni fa. L’atteggiamento ecumenico della Chiesa cattolica, l’esplosione demografica e la scarsità di preti diocesani ha aperto la porta alle sette. Il risultato è devastante: su 90 milioni di Filippini, 20 milioni sono ormai passati a sette protestanti, alcune delle quali non sono nemmeno più cristiane (Iglesia ni Kristu, Mormoni, Testimoni di Jeova, Dating Daan, Seguaci di Apollo Kibuloy, e moltissime altre). Anche ora il problema è allarmante: a Manila dove c’è la concentrazione dei preti, le parrocchie più piccole non hanno meno di 25.000 cattolici, con un solo prete. Ma ci sono le parrocchie di 50.000, 70.000 fino a 150.000 con un prete solo. In provincia, la situazione è anche più drammatica. I preti sono oberati all’inverosimile dalle obbligazioni del culto: costretti a correre qua e là a celebrare messe, anche 9 in un giorno… Non c’è tempo per il ministero della confessione. Nelle Filippine, folle fanno la comunione e nessuno si confessa. La media di tempo per gli alunni delle scuole cattoliche che vengono a confessarsi è di un anno o anche due, tre anni) e per la catechesi. L’apostasia dei cattolici che passano alle sette, cominciata a stillicidio, ora arrivata a rivoli, può diventare fiume impetuoso che cambia la fisionomia religiosa della nazione come sta succedendo in America Latina: ci sono stati dell’America Centrale dove più del 50% della popolazione cattolica è passata alle sette e il motivo principale è l’assenza dei pastori che trasforma il territorio in un posto ideale per i cacciatori di frodo.


Travaso in Africa


In Africa, la situazione è drammatica specie nelle nazioni a maggioranza cattolica come il Congo, l’Uganda, il Burundi, il Rwanda… Questa è la testimonianza raccolta dal giornalista John L. Allen, Jr. dalle labbra del Prof. Andrea Riccardi: “Il neo-protestantesimo mi ha fatto una grande impressione. Penso che si è diffuso e si diffonde con una velocità incredibile. La mia impressione è che la Chiesa Cattolica si trova di fronte a una profonda sfida. La diffusione delle chiese protestanti corrisponde alla disperazione dell’Africa… È un grosso problema per l’Africa. Le sette domandano una risposta pastorale da parte della Chiesa cattolica. La Chiesa Cattolica ha strutture pesanti: c’è bisogno di più articolazione…” (NCR, 2004).

Sulla rivista “Africa” (2-2009), nel reportage sul Congo Kinshasa: “Il proliferare delle sette cristiane minaccia il tradizionale primato cattolico in Congo. Da dieci anni, la Chiesa cattolica subisce un’inarrestabile emorragia di fedeli. La febbre religiosa si manifesta specialmente nel proliferare delle nuove sette che offrono un sincretismo di bibbia, credenze animiste e vangelo del successo. I canali televisivi ne sono pieni. Il loro seguito è impressionante.”

La stessa esperienza l’ho avuta io stesso tornando in Uganda dopo quindici anni (ho lasciato l’Uganda nel 1993, dopo 23 anni di lavoro missionario in quella nazione): più di 600 sette protestanti stanno corrodendo la maggioranza cattolica in un processo inarrestabile da un clero celibatario scarso e talvolta compromesso. Che peccato vedere i nostri cattolici migliori che noi abbiamo esitato a fornire di leadership perchè sposati, tornare come reverendi protestanti, formati e istruiti e con una forte carica missionaria.


La conversione della Cina


Il neo-protestantesimo sta attaccando il ventre molle della Chiesa cattolica: le masse prive di pastori e ha già portato via, a livello mondiale, forse 200/300 milioni di fedeli. Un vero travaso che può trasformarsi in valanga. Ma sta anche avendo successo in un campo in cui la Chiesa cattolica ha investito migliaia di missionari nel passato con risultati scarsi: la Cina. Le sette protestanti stanno evangelizzando la Cina con la loro mobilità e con il sistema delle chiese nelle case: un movimento che si sta espandendo a macchia d’olio. Si parla di forse 100 milioni di cristiani protestanti in Cina a confronto con un dozzina di milioni di cattolici, indeboliti dalla divisione e con poco fervore missionario.

Verso la fine del XVIII secolo, i gesuiti che avevano seguito Matteo Ricci avevano evangelizzato e battezzato centinaia di migliaia di cinesi ed erano presenti in tutte le principali città cinesi. Poi venne la condanna dei riti cinesi e la soppressione della Compagnia di Gesù e le masse cristiane si trovarono improvvisamente senza pastori. Un pattern che sfortunatamente si sta ripetendo anche nel nostro tempo, specialmente nelle nazioni a grande maggioranza cattolica come le Filippine o in Africa e America Latina.


Mio Dio, quanti sacrilegi!


Il celibato è considerato la perla del clero cattolico: e così è se è osservato e vissuto con amore ed entusiasmo da chi ne ha la vocazione. Purtroppo al nostro tempo, lo scandalo dell’abuso sessuale di minori ha contribuito a togliere l’aureola al celibato del clero cattolico. La larghezza spaventosa del fenomeno ha contribuito alla crisi profonda, anche finanziaria, di chiese locali considerate tra le più ferventi come l’Irlanda o alcune diocesi degli USA come Boston… Il buon nome del clero cattolico è compromesso di fronte ad una larga parte dell’opinione pubblica.

Lo scandalo dell’abuso sessuale di minori ha coinvolto anche religiosi, ma non si può pensare a buona ragione che tanti colpevoli siano persone che non erano realmente chiamate al celibato, ma indotte a forza dalla presente legislazione del celibato obbligatorio del clero diocesano? E cosa pensare del fenomeno, forse anche più diffuso del concubinato del clero? Gli scandali sono all’ordine del giorno, talvolta anche di vescovi. Questa è l’opinione di un rinomato giornalista Filippino, Ramon Tulfo, stampata recentemente nel "Philippines Daily Inquirer", il quotidiano più autorevole e di tendenza cattolica: “I preti non possono dare giudizi morali perché anche i vescovi sono talvolta preda di peccati carnali. Conosco un arcivescovo dell’isola di Luzon (dove c’è la capitale, Manila), ora in pensione, che ha due figli già grandi. Un altro rese incinta la segretaria. Un altro ancora ebbe una liaison con una collaboratrice. Molti preti delle aree isolate delle Filippine hanno figli con donne delle loro parrocchie”.  L’arcivescovo lo conosco anch’io, sempre che sia lo stesso. Il giornalista non fa nomi.

Lo stesso problema era emerso pubblicamente come fenomeno macroscopico alcuni anni fa a proposito del clero africano. Poi lo scandalo degli abusi sui minori lo ha passato in secondo piano. Non si esclude che venga ripreso in forma massiccia dai media nel prossimo futuro. Il concubinato dei preti è sempre stato una piaga sin dai secoli passati. Il celibato del clero diocesano è sempre stato considerato molto conveniente in connessione col ministero eucaristico. Ma se le infrazioni sono così diffuse, non è meglio che sia il sacerdote legittimamente sposato che salga l’altare a celebrare la messa che non preti in peccato mortale per aver abusato bambini o reduci da adulterio o fornicazione? Mio Dio, quanti sacrilegi!


Servono 2 milioni di preti


Recentemente i media hanno dato spazio alla protesta/ribellione di larghi gruppi di preti cattolici in Australia, Germania, Austria e USA a causa della drammatica situazione che ho descritto, con pressione sul papa di ordinare uomini sposati e specialmente le donne (e altre domande su settori come i divorziati e gli omosessuali). È ovvio che si tratta di una strumentalizzazione di elementi cattolici estremisti. La posizione della gerarchia cattolica a proposito dell’ordinazione delle donne è ben conosciuta: i fedeli non si aspettano un cambiamento in quel settore. La protesta è un atto di ribellione che indebolisce la domanda per l’ordinazione di “viri probati”. Inoltre ordinare le donne non risolverebbe il problema. Dopo una perdita numerica di più di 200 mila membri, il numero assoluto di sacerdoti diocesani e religiosi insieme si è stabilizzato negli ultimi trenta anni sui 400 mila. C’è stato perfino un incremento del 5%. Le perdite in Europa e Nord America sono state compensate dai guadagni in Africa, Asia e America Latina. Ma, contemporaneamente, il numero dei cattolici nel mondo è cresciuto del 40%. Ordinare le donne, anche se fosse possibile, non risolve il problema. Abbiamo bisogno di uno-due milioni di preti per prenderci cura dei fedeli cattolici e rinnovare lo slancio missionario verso la massa dei non-cristiani che nel frattempo è più che raddoppiata.


P. Renzo Carraro, MCCJ

Manila, 11 novembre 2011