Da "gente veneta"
Anche lui era un “Papa buono”. Ben prima di Giovanni XXIII, a cui è ora associato automaticamente tale appellativo, era proprio questa la migliore sintesi della figura santa di Pio X.
A parlarne così è il card. José Saraiva Martins, nei giorni scorsi a Venezia per tenere, all’Ateneo Veneto, la prolusione su “L’itinerario di un Santo, Pio X”, nell’ambito delle iniziative promosse in occasione del centenario della morte di Giuseppe Sarto.
Portoghese, quasi 82 anni, Saraiva Martins è religioso dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, ha ricoperto importanti incarichi in ambito teologico e accademico (per più periodi è stato rettore della Pontificia Università Urbaniana e presidente del Comitato dei Rettori delle Università e Atenei Pontifici di Roma); e Prefetto emerito della Congregazione vaticana per le cause dei santi che ha guidato, per oltre un decennio, fino al 2008.
Eminenza, c’è un tratto distintivo di S. Pio X che assume particolare valore anche per la Chiesa e il mondo di oggi?
La sua caratteristica fondamentale è stata quella di essere vicino ai fedeli. Papa Sarto è stato veramente e sempre vicino alla Chiesa locale e ai fedeli e la caratteristica spirituale di questo grande santo è un modello anche oggi: se un pastore non è vicino alle pecore non è pastore. Il suo messaggio è attualissimo più che mai e, infatti, papa Francesco non si stanca di ripetere questo concetto e, possiamo dire, non fa altro che seguire le orme del grande pontefice che è stato Pio X.
Lei si è occupato per molto tempo delle cause dei santi. La santità cristiana è davvero di tutti e per tutti?
La santità è di tutti, non è un privilegio di pochi. E’ un dovere stringente di tutti i battezzati che sono tutti chiamati alla santità: preti e laici, sacerdoti e vescovi… Tutti! Giovanni Paolo II diceva che domandare a un catecumeno “tu vuoi essere battezzato?” equivale a domandare “tu vuoi essere santo?”.
Lei ha conosciuto bene Giovanni Paolo II, che sarà proclamato santo insieme a Giovanni XXIII il prossimo 27 aprile. Che ricordo ne ha?
Giovanni Paolo II è stato un santo profondamente umano e a me piace insistere molto sull’aspetto umano della santità. Concepiva la santità come deve essere davvero concepita: santità e umanità non sono realtà che si sovrappongono o si contrappongono. Sono due realtà che si richiedono vicendevolmente. E il santo è quell’uomo che vive in profondità la sua umanità.
Da teologo, docente e rettore ha dedicato molto tempo della sua vita all’ambito educativo e formativo. Che cos'è, oggi, l'“emergenza educativa”?
A me viene da pensare che oggi, purtroppo, si vadano perdendo certi valori umani e cristiani e qui rientra il tema dell’educazione dei giovani. Ma, attenzione, non dobbiamo distinguere troppo tra umano e cristiano, e così anche tra educazione umana e educazione cristiana perché, in fondo, si identificano. Se si perdono certi valori umani si perdono, allora, anche i valori cristiani e viceversa perché tutto ciò che è profondamente umano è già originariamente cristiano.
In questi giorni ha scoperto una Venezia invernale, talora immersa nella nebbia... Che sensazioni le ha dato?
Sono stato altre volte a Venezia. Quando ero giovane seminarista e poi giovane prete, andavo in vacanza dalle parti di Trieste e ne approfittavo spesso per fermarmi a Padova e Venezia. Venezia è una città unica e incantevole e mi colpisce sempre il senso cristiano della città: ci sono tante, tante chiese, e questo altro non è che l’espressione della religiosità di questa città. Perciò, giustamente, è chiamata la “terza Roma”. A Roma ci sono molte chiese, ma qui non ce ne sono di meno! L’ho potuto riscoprire proprio in queste ore, facendo un giro per la città…
Alessandro Polet
Anche lui era un “Papa buono”. Ben prima di Giovanni XXIII, a cui è ora associato automaticamente tale appellativo, era proprio questa la migliore sintesi della figura santa di Pio X.
A parlarne così è il card. José Saraiva Martins, nei giorni scorsi a Venezia per tenere, all’Ateneo Veneto, la prolusione su “L’itinerario di un Santo, Pio X”, nell’ambito delle iniziative promosse in occasione del centenario della morte di Giuseppe Sarto.
Portoghese, quasi 82 anni, Saraiva Martins è religioso dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, ha ricoperto importanti incarichi in ambito teologico e accademico (per più periodi è stato rettore della Pontificia Università Urbaniana e presidente del Comitato dei Rettori delle Università e Atenei Pontifici di Roma); e Prefetto emerito della Congregazione vaticana per le cause dei santi che ha guidato, per oltre un decennio, fino al 2008.
Eminenza, c’è un tratto distintivo di S. Pio X che assume particolare valore anche per la Chiesa e il mondo di oggi?
La sua caratteristica fondamentale è stata quella di essere vicino ai fedeli. Papa Sarto è stato veramente e sempre vicino alla Chiesa locale e ai fedeli e la caratteristica spirituale di questo grande santo è un modello anche oggi: se un pastore non è vicino alle pecore non è pastore. Il suo messaggio è attualissimo più che mai e, infatti, papa Francesco non si stanca di ripetere questo concetto e, possiamo dire, non fa altro che seguire le orme del grande pontefice che è stato Pio X.
Lei si è occupato per molto tempo delle cause dei santi. La santità cristiana è davvero di tutti e per tutti?
La santità è di tutti, non è un privilegio di pochi. E’ un dovere stringente di tutti i battezzati che sono tutti chiamati alla santità: preti e laici, sacerdoti e vescovi… Tutti! Giovanni Paolo II diceva che domandare a un catecumeno “tu vuoi essere battezzato?” equivale a domandare “tu vuoi essere santo?”.
Lei ha conosciuto bene Giovanni Paolo II, che sarà proclamato santo insieme a Giovanni XXIII il prossimo 27 aprile. Che ricordo ne ha?
Giovanni Paolo II è stato un santo profondamente umano e a me piace insistere molto sull’aspetto umano della santità. Concepiva la santità come deve essere davvero concepita: santità e umanità non sono realtà che si sovrappongono o si contrappongono. Sono due realtà che si richiedono vicendevolmente. E il santo è quell’uomo che vive in profondità la sua umanità.
Da teologo, docente e rettore ha dedicato molto tempo della sua vita all’ambito educativo e formativo. Che cos'è, oggi, l'“emergenza educativa”?
A me viene da pensare che oggi, purtroppo, si vadano perdendo certi valori umani e cristiani e qui rientra il tema dell’educazione dei giovani. Ma, attenzione, non dobbiamo distinguere troppo tra umano e cristiano, e così anche tra educazione umana e educazione cristiana perché, in fondo, si identificano. Se si perdono certi valori umani si perdono, allora, anche i valori cristiani e viceversa perché tutto ciò che è profondamente umano è già originariamente cristiano.
In questi giorni ha scoperto una Venezia invernale, talora immersa nella nebbia... Che sensazioni le ha dato?
Sono stato altre volte a Venezia. Quando ero giovane seminarista e poi giovane prete, andavo in vacanza dalle parti di Trieste e ne approfittavo spesso per fermarmi a Padova e Venezia. Venezia è una città unica e incantevole e mi colpisce sempre il senso cristiano della città: ci sono tante, tante chiese, e questo altro non è che l’espressione della religiosità di questa città. Perciò, giustamente, è chiamata la “terza Roma”. A Roma ci sono molte chiese, ma qui non ce ne sono di meno! L’ho potuto riscoprire proprio in queste ore, facendo un giro per la città…
Alessandro Polet